Mercoledì nero per i conti correnti: come evitare la rovina?

Il secondo trimestre del 2021 è in scadenza, e con lui è in arrivo anche l’imposta di bollo sul conto corrente per le giacenze superiori a 5 mila Euro. Si tratta di 8,55 Euro, ma sono comunque soldi che ci vengono sottratti senza la nostra autorizzazione. Esistono alcune strategie legali per evitare l’imposta, o comunque di attenuarne la sua forza. In ogni caso, per risparmiatori e aziende, i conti correnti non sono più i luoghi sicuri di una volta. Alcune alternative però esistono.

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Fra pochi giorni terminerà il secondo trimestre 2021, e su tutti i conti correnti e conti titoli sarà effettuato a cura dello Stato il prelievo forzoso relativo all’imposta di bollo.

In realtà, nonostante tutti i titoli allarmistici letti sulle web news in questi giorni, si tratta di importi ben lontani da poterli considerare salassi o terribili batoste. Una persona fisica, con una rendicontazione trimestrale, il prossimo mercoledì 30 giugno andrà a pagare un quarto dell’imposta di bollo annuale sul proprio conto corrente, ovvero 8,55 Euro.

La rovina di cui si fa riferimento nel titolo è piuttosto riferita all’adesione passiva e incondizionata dei risparmiatori alle aspettative degli istituti bancari. Ma andiamo per ordine: perché si paga l’imposta di bollo sui conti correnti?

Perché si paga l’imposta di bollo sul conto corrente

Il prossimo anno l’imposta di bollo sui conti correnti compie 50 anni. Introdotta dal Dpr n. 642 del 1972, prevede che i titolari di conto correnti e di conti deposito e titoli subiscano annualmente un prelievo forzoso sul proprio patrimonio in giacenza e investito, motivato dalla sola ragione di essere titolari dei rapporti bancari.

Per le persone fisiche l’imposta di bollo sui conti correnti è pari a 34,20 Euro all’anno, mentre per le aziende l’imposta annuale sale a 100 Euro. Tali importi saranno addebitati il 31 dicembre di ogni anno se la rendicontazione è annuale. Se la rendicontazione prescelta è invece trimestrale gli importi saranno ridotti a un quarto, rispettivamente a 8,55 e 25 Euro, e addebitati alla scadenza di ogni trimestre. Mercoledì 30 giugno sarà appunto il termine del secondo trimestre 2021.

Sui conti titoli e sui conti deposito invece, l’importo prelevato forzosamente è variabile e pari allo 0,2% del valore dei titoli in portafoglio e delle giacenze depositate, calcolati a fine giugno. In questi casi, più il patrimonio è importante e più l’imposta di bollo sarà di importo elevato.

Sul canale YouTube di Leonardo Pinna puoi trovare informazioni sul mondo degli investimenti, del business e della finanza personale. In questo video ti spiega nei dettagli come non pagare, legalmente, l’imposta di bollo sul conto corrente.

 

Come non pagare l’imposta di bollo sul conto corrente

Non sempre il prelievo forzoso sui nostri risparmi da parte dello Stato è inevitabile. La legge prevede alcune condizioni patrimoniali e reddituali che consentono di evitare questa imposizione che a tutti gli effetti si configura come una patrimoniale, perché effettuata sui risparmi dei correntisti a prescindere dalla loro autorizzazione.

Un Isee inferiore a 7.500 Euro consente di non pagare l’imposta di bollo sul conto corrente.

Analogo esito lo si può ottenere mantenendo una giacenza media sul conto corrente inferiore a 5.000 Euro. A questo proposito è interessante approfondire il tema della rendicontazione. In genere le banche assegnano per ogni conto corrente, in maniera predefinita, una rendicontazione trimestrale. In tutti questi casi la soglia dei 5.000 Euro di giacenza media è riferito ai tre mesi appena trascorsi, pertanto una volta superata ci toccherà il prelievo forzoso di 8,55 Euro, e cosi per ogni trimestre dell’anno.

Se invece abbiamo attiva una rendicontazione annuale, che tiene conto esclusivamente della giacenza media annuale, potremmo avere una giacenza media anche superiore ai 5.000 Euro per brevi periodi di tempo, ma inferiore a questa soglia al momento del 31 dicembre. In questi casi pertanto non ci verrà addebitata l’imposta di bollo di 34,20 Euro.

Alla luce di questa considerazione, la rendicontazione annuale è sempre la migliore soluzione per il nostro conto corrente, da richiedere anche semplicemente via email, allo sportello, o tramite i servizi di Homebanking.

E ancora, l’imposta di bollo non è addebitata sui conti corrente base, ovvero sui rapporti finanziari studiati per agevolare l’inclusione finanziaria e contenere l’uso del contante. Risparmiatori con Isee inferiore a 11.600 Euro e pensionati con Isee inferiore a 18.000 Euro possono richiederne l’apertura presso qualsiasi istituto di credito senza vedersi addebitata annualmente o trimestralmente l’imposta di bollo.

Ma anche i conti correnti la cui giacenza media è in negativo, oppure aperti a seguito di provvedimenti dell’autorità giudiziaria non sono soggetti a imposta di bollo. Infine, avere due conti correnti operativi presso la stessa banca e con giacenze inferiori alla soglia che conosciamo, non ci salverà dall’imposta di bollo: farà fede la somma delle giacenze medie riferite ai due rapporti.

Insomma, alcune soluzioni efficaci per evitare o mitigare l’imposta di bollo sul conto corrente, esistono e si possono applicare abbastanza facilmente.

I titoli allarmistici di questi giorni fanno riferimento, almeno per la quota trimestrale, a un importo relativamente basso, che sul bilancio familiare va a incidere in maniera appena percettibile. Ma questo, va ricordato, è la quota che lo Stato ci richiede. Dall’altra parte ci sono gli stessi istituti di credito che pretendono la loro parte sotto forma di costi di tenuta conto, servizi e tassi negativi. Questo è forse l’aspetto più inquietante della questione per i risparmiatori.

Chiudono bancomat e filiali

Ha fatto molto scalpore in queste settimane la corposa riduzione delle postazioni ATM (63) e delle filiali ING, che sul territorio nazionale sono passate da 30 a 23.

Ora, prescindiamo un momento dal fatto che forse il disagio per i risparmiatori non sarà così importante come è stato dipinto dai giornali. Al di fuori delle grandi città, i clienti del conto corrente Arancio, non hanno mai potuto contare su una diffusione capillare di filiali e Atm, e le future riduzioni numeriche, molto probabilmente non comporteranno abitudini molto diverse per i titolari dei conti correnti che devono prelevare contanti.

Faranno invece la differenza, invece, i nuovi termini di utilizzo dei terminali Bancomat, che per ogni transazione effettuata prevedono l'addebito delle commissioni prestabilite dall’istituto di credito proprietario dello sportello ATM presso cui opereremo.

Ma a ben guardare, nemmeno questo farà la differenza per i risparmiatori, perché anche qui si tratta di pochi Euro a prelievo, che con una gestione mensile del bilancio familiare si potrebbero anche ridimensionare.

Ciò che dovrebbe preoccupare invece il risparmiatore è lo scenario complessivo, che con l’azione congiunta di Stato e Istituti di credito mostra un utilizzo del denaro contante sempre più difficoltoso e vincolato alla sempre più rigida normativa votata alla lotta all’evasione fiscale

Le contraddizioni sul conto corrente fra tassi negativi e servizi

Se da una parte il risparmiatore è allettato da servizi e tecnologie di pagamento sempre più all’avanguardia, dall’altra si ritrova alle prese con rapporti finanziari che giocano nettamente a suo sfavore.

Il caso ING visto poco fa è soltanto uno dei tanti, che si allinea alla corrente ormai predominante. Le famose modifiche unilaterali del contratto ormai stanno diventando la linea di condotta di questo grande cambiamento che opera silenziosamente ai danni dei correntisti.

Banca Fineco da settimane ha annunciato che le giacenze inattive sopra i 100 mila Euro saranno chiuse qualora i correntisti non optino per soluzioni di investimento alternative.

La stessa ING, poche settimane fa, ha comunicato a tutti i propri clienti che il tasso base di Conto Arancio, a partire dal 30 giugno 2021, subirà una diminuzione dallo 0,02% allo 0,001%  (avete letto bene: 0,001%!).

Unicredit, per fare fronte alle politiche iperespansive della Bce, ha deciso di scaricare le conseguenze dei tassi negativi sui costi da addebitare ai correntisti. Il canone mensile di My Genius, un semplice conto corrente, passa da 1,78 Euro a 3,03 Euro, e così via per tutte le altre tipologie di conti correnti Unicredit

Ma questo è soltanto ciò che sta accadendo in Italia, fra canoni annuali che nel periodo 2019-2020 (dati Banca d’Italia) sono incrementati di 88,50 Euro, e sportelli bancari che soltanto nel 2020 sono diminuiti di 831 unità (sempre dati Bankitalia). Nel resto d’Europa la situazione non sembra molto differente.

La principale banca danese, la Danske Bank ha abbassato la soglia di applicazione dei tassi negativi a giacenze inattive superiori a 100 mila Corone (13.500 Euro circa), mentre la quinta cassa di risparmio tedesca, la Sparkasse di Monaco ha abbassato la soglia ai tassi negativi a 100 mila Euro.

Gli esempi di sempre nuovi provvedimenti potrebbero continuare. Ciò che qui inquieta è la frattura venutasi a creare fra istituto di credito e titolare di conto corrente. La banca non è più percepita come un istituzione rassicurante a protezione dei risparmi, bensì come un’azienda sempre pronta a difendere i propri interessi e a mettere in dubbio la titolarità dei risparmi affidatele

Da dove derivano i nuovi provvedimenti sui conti correnti

In realtà la strada era già stata pianificata. Da tempo si percepivano silenziosi movimenti in tal senso. Ma anche qui, la pandemia ha fatto del proprio meglio e ha costretto la Banca Centrale Europea ad adottare provvedimenti atti a ridare ossigeno a un’economia ormai asfittica.

I tassi di interesse sono stati portati in territorio negativo al fine di ridare slancio ai finanziamenti per famiglie e imprese. La condizione necessaria al mantenimento di questa politica di sostegno è stata il deposito nelle casse della stessa BCE di Francoforte delle giacenze inattive depositate nelle banche, al tasso negativo di mezzo punto percentuale.

A queste condizioni, definite molto accomodanti, della politica monetaria della BCE, gli istituti di credito si trovano continuamente a un passo dal perdere soldi. Queste mancate opportunità di guadagno vengono allora compensate scaricandole sui costi addebitati ai correntisti.

In prima linea le giacenze inattive, incrementate a dismisura durante l’emergenza sanitaria, sono allora viste come esclusive voci di spesa per le banche anziché occasioni di profitto.

Cosa fare con il proprio conto corrente?

In rete si trovano decine di consigli su come utilizzare al meglio il proprio conto corrente, riducendone i costi e ottimizzando l’operatività.

La realtà è che i conti correnti sono antichi strumenti finanziari vestiti dell’ultima tecnologia in vigore, ma non più in grado di svolgere i compiti per cui sono nati.

La politica che gli istituti di credito perseguono è fondamentalmente legata al conseguimento dei propri profitti, a scapito del risparmiatore che deposita il denaro.

Le banche si aspettano che noi apriamo e manteniamo conti correnti. Ce li presentano nel migliore dei modi possibili, allettanti e convenienti. Ma dall’altra parte leggiamo notizie sconfortanti su costi e svantaggi, sia dai giornali che dalle modifiche unilaterali dei contratti.

Lo Stato, dal canto suo, non fa nulla per mitigare questa contraddizione, anzi, con la politica anti evasione fiscale e di controllo sulla circolazione del contante, non fa altro che confermare questa insindacabile necessità di un conto corrente per ogni nucleo familiare o impresa

Stipendi, pensioni, pagamenti, domiciliazione, ecc., ogni movimentazione dovrebbe passare da un rapporto bancario aperto dopo una severa istruttoria volta a verificare la credibilità del risparmiatore e dell’azienda. Il tutto a costi talvolta anche elevatissimi, e a fronte di una galassia di servizi molto spesso inutilizzati.

Esiste allora un’alternativa al conto corrente?

Carte prepagate e contanti in casa: l’alternativa al conto corrente

L’alternativa qui proposta è rivolta chiaramente al piccolo-medio risparmiatore che non intente dedicare tempo e denaro agli investimenti finanziari, sia a scopo prudenziale che per scarsa conoscenza degli stessi strumenti finanziari. Non dimentichiamo, inoltre, che alcune occasioni rendono davvero inevitabile l’apertura di un conto corrente, come ad es. l’accensione di un finanziamento per l’acquisto di una casa.

Una qualsiasi carta prepagata dotata di codice Iban è in grado di ricoprire quasi integralmente il fabbisogno di servizi bancari di un nucleo familiare. Ultimamente vengono proposte anche prepagate studiate per le aziende.

È possibile accreditare stipendi, pensioni, domiciliare utenze domestiche, effettuare e ricevere bonifici, pagare bollettini postali, fare ricariche telefoniche, prelevare contante da sportelli automatici, farsi accreditare bonus e sostegni al reddito statali, partecipare al programma di Cashback, acquistare online e nei negozi fisici anche con tecnologia Contactless, e molte altre opzioni specifiche per ogni emittente.

In ultima analisi, come ricorda il sito QuiFinanza.it, nel caso avessimo bisogno di emettere un assegno, a fronte di un versamento di contanti potremmo richiedere un assegno circolare presso qualunque istituto di credito.

La PostePay Evolution, ad es., pur essendo la prepagata dotata di Iban sicuramente più diffusa, è forse anche fra le meno vantaggiose economicamente. In ogni caso, con un canone annuo di 12 Euro e un’imposta di bollo pari a zero per giacenze inferiori a 5.000 Euro, presenta un’indubbia convenienza rispetto anche al più economico dei conti correnti bancari

Le prepagate sono comunque soggette ai controlli dell’Agenzia delle Entrate al pari di un qualunque conto corrente. Spostare la liquidità su una prepagata non elude sicuramente il controllo dei nostri movimenti in entrata e uscita.

Associare un carta prepagata alla conservazione del contante in casa (o comunque in un luogo sicuro) è senza dubbio una valida alternativa al conto corrente.

Tenere il denaro in casa, ricordiamo, non è un reato. Può diventarlo l’utilizzo dello stesso denaronon in linea con la normativa vigente e le soglie di scambio definite.

L’obiezione relativa all’usura del potere di acquisto del denaro custodito in casa, può essere facilmente respinta ricordando come nessun conto corrente, anche il più remunerativo, è in grado di reggere il passo dell’inflazione. Se poi consideriamo i sempre più frequenti tassi negativi, la questione non si pone nemmeno.

Il denaro conservato in casa e una giacenza minima su una carta prepagata ci mettono inoltre al riparo da pignoramenti, patrimoniali e prelievi forzosi. Tutte azioni che sicuramente potrebbero venire messe in atto senza la nostra autorizzazione su un conto corrente.