Prezzo e sostenibilità incidono sulla spesa degli italiani

Prezzo, sostenibilità e scelte salutistiche sono alla base delle opzioni di acquisto dei consumatori al momento di fare la spesa. Ma sono davvero così importanti? Quanto incidono nel modello di acquisto della platea degli italiani in ambito alimentare? Quando sono altre le condizioni che ci fanno compiere determinate scelte nella spesa? Scopriamolo insieme in questa indagine svolta sulla base dei dati di acquisto della popolazione europea.

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Prezzo, sostenibilità e scelte salutistiche sono alla base delle opzioni di acquisto dei consumatori al momento di fare la spesa. Ma sono davvero così importanti? Quanto incidono nel modello di acquisto della platea degli italiani in ambito alimentare? Quando sono altre le condizioni che ci fanno compiere determinate scelte nella spesa? Scopriamolo insieme in questa indagine svolta sulla base dei dati di acquisto della popolazione europea.

Quando ci rechiamo a fare la spesa a cosa facciamo caso? Quali sono le leve che ci spingono di fronte ad uno stesso prodotto alimentare a scegliere un brand piuttosto che un altro?

Dopo la pandemia sono cambiate le nostre abitudini alimentari? Cosa ci convince a compiere un acquisto alimentare, il prezzo del prodotto, il senso di salute che ci infonde? Se il prezzo è basso lo prendiamo, se alto lo scartiamo? Oppure, valutiamo coscientemente senza altri parametri che un prezzo alto sia un parametro di qualità a prescindere?

Sappiamo che tutto è abbastanza soggettivo. Potremmo semplificare e dire che dipende banalmente dalla nostra percezione del benessere, dal nostro stato di salute, dalla nostra disponibilità economica. Certamente sono tre fattori che possono incidere, ma è davvero così basica la risposta?

Secondo Adnkronos, qualcuno ci ha provato a dare dei risultati convincenti:

Salute e sostenibilità costituiscono driver sempre più determinanti nelle scelte di acquisto di prodotti alimentari da parte dei consumatori italiani ed europei, con la rilevanza di questi fattori che è aumentata dall’inizio della pandemia. È questo il quadro fornito dal nuovo report di Deloitte The Conscious Consumer, analisi che raccoglie il parere di oltre 17.000 consumatori in 15 Paesi europei: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e UK.”

Secondo il nuovo report di Deloitte The Conscious Consumer che potete leggere in inglese a questo link, l’attuale sistema alimentare a seguito della pandemia sta cambiando i suoi valori.

Ci si concentra nel range di studio degli ultimi 12 mesi dell’anno e se ne trae come conclusione che l’aspetto della salute e della sostenibilità rivestono un ruolo prioritario nel cambio di rotta sulla scelta degli acquisti alimentari.

Ma vediamo il report che indicazioni utili ci fornisce.

Salute e sostenibilità termini di valore nella scelta della spesa alimentare

Una vita sedentaria, dettata dal lockdown e dalle nuove soluzioni di lavoro in smart working sta facendo diminuire l’attività fisica e lo sport praticato dagli italiani

Non praticando sport il girovita aumenta, la giornata si appesantisce, la lucidità diminuisce. Non serve un medico per ricordarci l’importanza dell’attività fisica. 

Ma per correre ai ripari della sedentarietà obbligata in cui spesso ci ritroviamo il beneficio è apportato dalla scelta di una dieta alimentare il cui apporto maggiore è dato dall’incidenza di frutta e verdura nel proprio piatto.

Il sistema alimentare si trova davanti ad una nuova era, dove il consumatore non è più in balia dei brand e del prodotto in sè, vuole sapere come è fatto, quanto è ricco di calorie, se contiene carboidrati, proteine, zuccheri, se proviene da allevamenti biologici, se è coltivato su terreni privi di trattamenti, se è allevato in spazi aperti e non in allevamenti intensivi. Se insomma quello che mette nel proprio piatto può indurre o no a influenzare il proprio stato di benessere. 

Quanto influenza il cibo sulla nostra salute? Molto, anzi moltissimo e gli intervistati del sondaggio sembra lo abbiano capito. 

Il 64% ha indicato che negli ultimi 12 mesi, sono diventati più interessati a imparare di più su quanto il cibo influenza la loro salute.

Un interesse superiore alla media è stato particolarmente evidente tra le donne, i giovani, le persone con un livello di istruzione superiore e/o con un reddito più elevato. 

Anche le famiglie con bambini hanno mostrato un interesse superiore alla media in termini di conoscenza su cibo e salute.

In particolar modo gli intervistati residenti in aree urbane e suburbane si sono dimostrati più interessati all'influenza che il cibo ha sulla loro salute rispetto agli intervistati delle aree rurali.

Il 79% ha cercato e cerca informazioni su come condurre una vita sana

Secondo il trend europeo il 64% mangia più verdura, il 51% afferma di avere ridotto il consumo di carne.

A tal proposito quanto è diminuito il consumo di alcol e carne? 

Il 45% dei consumatori mangia davvero meno carne. Tra i paesi intervistati quelli tra cui la percentuale di intervistati riporta chi mangia meno carne vede il Belgio, l’Italia e il Portogallo con il 51%, in testa seguiti da Francia e Pesi Bassi con il 50%, Svezia col 40%, Danimarca e la Finlandia col 38% e Norvegia con il 33%.

Stessa storia per l'alcol. Il 48% degli intervistati ha dichiarato di aver bevuto meno alcol negli ultimi 12 mesi. Questo cambiamento è certamente guidato dalle misure generate durante la pandemia e dalla ridotta interazione sociale.

È stata notevole la riduzione del consumo di alcol soprattutto in: Polonia 59%, Irlanda e Spagna 55%, Portogallo 54%, Regno Unito 53%, Danimarca e Germania 41%, Svizzera 38%.

Tornando al cibo, il 64% afferma di prediligere la scelta di prodotti locali e il 54% per mantenersi in salute ha scelto di orientarsi verso la preparazione casalinga dei pasti recandosi di meno al ristorante.

Il 47% ha anche scelto di mangiare a casa per ridurre il consumo di packaging come ad esempio quello utilizzato per i delivery.

Complessivamente le famiglie italiane ed europee dimostrano che la salute incide per l’86% nella scelta dei prodotti alimentari e la sostenibilità per il 70%, e che l’orientamento anche in futuro sarà la scelta di alimenti salutari, provenienti dal territorio e preparati in casa, con una certa attenzione a ridurre gli sprechi.

In un certo qual modo passate le mode, si torna alla formula che adottavano i nostri nonni, certamente con un bel risparmio anche per il portafogli.

Il prezzo nei consumi alimentari, quanto incide nella voce di spesa?

E arriviamo a parlare proprio del prezzo. Una famiglia di 4 persone, spende per i prodotti alimentari e le bevande alcoliche il 18% delle spese complessive.

E’ quanto riportato dal sito proiezionidiborsa.it

“I consumi di una famiglia di 4 persone per l’acquisto di prodotti alimentari e bevande analcoliche rappresentano il 18% delle spese complessive. Volendo tradurre in moneta sonante questa quota si può ben dire che in media un nucleo familiare spende poco meno di 470 euro.”

Il prezzo resta un fattore importantissimo nella scelta del prodotto di acquisto alimentare.

Quando gli intervistati guardano il prezzo separatamente dalla salute e dalla sostenibilità, il prezzo è il fattore più importante preso in considerazione. 

Se però viene chiesto loro di fare un confronto tra salute e prezzo, la salute acquisisce maggiore rilevanza, su 10 intervistati 6 scelgono la salute.

Nella top list dei paesi, chi sceglie tra salute e prezzo, in termini di salute sono Spagna 81%, Italia 80% e Polonia 79%. 

In paesi come Svezia 42%, Norvegia 46% e Danimarca 47%, la percentuale è molto inferiore, e l'accessibilità è persino considerata più importante quando si acquista il cibo.

Nel confronto invece tra prezzo e sostenibilità, quest’ultima è meno importante della salute e dell’accessibilità economica, in 7 su 10 scelgono l'accessibilità. 

Solo gli intervistati con un maggiore reddito e, in misura inferiore, quelli con un livello di istruzione superiore sono più propensi a scegliere la sostenibilità piuttosto che convenienza quando si acquista il cibo. 

Sebbene la sostenibilità sia al di sotto della salute rispetto all'accessibilità, un numero considerevole di persone, almeno il 5% è ancora disposto a pagare in più per il cibo di provenienza sostenibile.

E se gli viene chiesto per quali tipi di cibo sono disposti a pagare un extra, rispondono per il cibo che viene prodotto localmente il 74%. 

Il 72% sono anche disposti a pagare di più per alimenti di provenienza sostenibile e alimenti equosolidali se questi fossero disponibili nel loro negozio vicino a casa.

Sono anche molto attenti e disposti a pagare di più per i prodotti alimentari che sono privi di OGM.

Il 14% sarebbe addirittura preparato a pagare più del 10% in più per il cibo sostenibile, l’argomento è di gran moda tra i giovani tra i 18 e i 29 anni. Tra i paesi disposti a questa scelta spiccano il Portogallo 82%, l’Irlanda 79%, l’Italia 78% e la Germania 77%. 

Dove i consumatori reperiscono le informazioni per compiere le proprie scelte di spesa

I rivenditori dovrebbero avere un ruolo attivo nell’informazione? Certamente è questa la risposta dei consumatori Europei tra cui quelli italiani.

Il 79% degli intervistati cerca informazioni sulla salute e il 53% vorrebbe che il proprio esercente li istruisse sulle alternative più sane.

Dove i consumatori cercano informazioni su un corretto stile di vita sana?

Internet, i siti e i motori di ricerca sono la più importante fonte di informazioni, coprono il 41% delle ricerche.

I social media seguono con il 35% e sono la seconda fonte. Solo il 17% considera i negozi alimentari una

fonte di informazione per una vita sana.

Ma di chi si fidano di più nei consigli per una vita sana e per una scelta alimentare corretta?

I medici sono percepiti come i più affidabili nel fornire consigli, lo pensano il 38% degli intervistati.

Anche gli esperti di cibo sono considerati relativamente affidabili per il 36%. 

Nonostante il fatto che il 41 % usi internet per cercare informazioni, di questi solo l'11% lo ritiene una fonte attendibile. 

Infine sono proprio i supermercati, i droghieri, i nostri esercenti di fiducia, quelli di cui abbiamo meno fiducia, confidiamo in loro nel darci informazioni su una corretta alimentazione solo per il 4% e solo il 7% li considera affidabili ma nel Regno Unito.

Eppure se ci pensiamo sono proprio loro che dovrebbero svolgere il ruolo più attivo nel guidare le scelte dei consumatori in modo salutare, economico e sostenibile. Come?

Magari escludendo dall’assortimento i prodotti che non fanno bene alla salute, riportando le informazioni sull’insalubrità chiaramente sulle confezioni, diminuendo i packaging superflui, e tante, molte azioni che potrebbero migliorare la scelta di acquisto dei consumatori.  

Lo stesso vale anche per le Istituzioni, i consumatori si attendono e chiedono una maggiore attenzione e azioni concrete, non deludiamoli, in fondo sono loro che svolgono il ruolo principale nella catena economica, non dimentichiamolo.