Recovery Plan: così l'Italia finanzia la green economy

La Missione 2 del Recovery plan italiano è tutta orientata alla green economy. Dall'idrogeno verde alla mobilità sostenibile, passando per l'incentivazione della raccolta differenziata e la stimolazione dell'economia circolare. L'obiettivo è centrare il traguardo del 2050, anno in cui l'Europa si è prefissata di raggiungere la neutralità climatica e la completa decarbonizzazione.

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La rivoluzione verde è già partita e l’Italia, con il Pnrr presentato in Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan, punta tutto sulla green economy con finanziamenti fino a 59,3 miliardi di euro a cui se ne aggiungono poi 9,3 provenienti dallo scostamento pluriennale di bilancio che il Consiglio dei Ministri ha approvato.

Si tratta quindi di oltre 68 miliardi che il nostro Paese ha a disposizione per poter completare nel più breve tempo possibile la transizione ecologica a cui l’Esecutivo a guida Mario Draghi ha anche riservato un ministero. Obiettivo da centrare: il 2050. È entro quella data, infatti, che l’Europa tutta punta a completare l’ambizioso piano del Green Deal europeo.

Green economy nel Recovery Plan: l’Italia guarda al Green Deal europeo

La parte dedicata alla green economy del Recovery Plan italiano strizza inevitabilmente l’occhio al Green Deal europeo, la tabella di marcia che ha come traguardo il 2050 e a cui tutti gli stati dell’Unione devono adeguarsi. L’obiettivo è quello di raggiungere la neutralità climatica e per farlo l’UE fonda il suo ambizioso progetto su tre principi cardine: zero emissioni di gas e effetto serra entro i prossimi 30 anni con un primo check nel 2030, dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse e non lasciare indietro luoghi o persone.

L’Italia, nel testo del Pnrr presentato in Commissione, richiama le scadenze del 2030 e del 2050 rappresentandole come un’opportunità unica per il Paese per tre importanti motivi. In primis: lo Stivale ha un patrimonio importante da proteggere, quello rappresentato dall’ecosistema naturale e dalla biodiversità, insieme elementi fondamentali per la costruzione della storia identitaria e culturale italiana. Poi, rispetto agli altri Paesi del continente sarebbe maggiormente esposta, secondo i tecnici chiamati a scrivere il Piano, ai rischi climatici a causa della sua configurazione climatica e degli abusi ecologici che ha subito nel tempo. Infine, forse il dato più importante: l’Italia, rispetto ai Paesi del Nord Europa, dispone di poche risorse tradizionali come petrolio e gas e di abbondanti risorse rinnovabili (soprattutto al Sud dove sono maggiori tra il 30 e il 40% rispetto alla media europea).

La Missione 2 del Pnrr, quella appunto intitolata Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, si pone quattro priorità: economia circolare e agricoltura sostenibile; energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile; efficienza energetica e riqualificazione degli edifici e tutela del territorio e della risorsa idrica.

Green economy nel Recovery Plan: sostenibilità ambientale prima di tutto

Al primo punto della Missione 2 del Recovery Plan sono riservati 5,27 miliardi di euro che verranno utilizzati per finanziare l’economia circolare e un’agricoltura sostenibile. Per quanto riguarda il primo punto, il Pnrr si ripropone di incentivare quanto più possibile la raccolta differenziata in modo da migliorare la gestione dei rifiuti: lo scopo è quello di assottigliare al minimo il divario tra Nord e Sud. La strategia prevede l’ammodernamento delle strutture, in modo che i rifiuti possano essere trattati nelle regioni in cui vengono prodotti e non spostarsi da un territorio all’altro come invece avviene adesso. Entro il 2035 l’Italia conta di riciclare il 60% dei rifiuti urbani e di limitare il loro smaltimento in discarica al 10% del totale.

Nel campo dell’agricoltura sostenibile, invece, si punta ad aziende agricole più competitive attraverso lo sviluppo di una filiera agroalimentare ecosostenibile. La strategia prende il nome “Dal produttore al consumatore” e si propone come obiettivi primari quelli di rafforzare le strutture logistiche in modo da facilitare i trasporti del settore della pesca, dell’agricoltura, della silvicoltura e dell’agroalimentare, ridurre il più possibile l’emissione di gas serra e finanziare l’ammodernamento dei macchinari e la sperimentazione dell’agricoltura di precisione.

Green economy nel Recovery Plan: creare isole verdi e comunità rurali sostenibili

Alle piccole isole è stato dedicato, nel Recovery Plan italiano, un capitolo a parte perché il loro essere isolate rispetto al resto del territorio peninsulare può rappresentare un’avvincente sfida per la creazione di isole verdi.

Saranno 19 le isole che parteciperanno alla sperimentazione per la messa a punto di modelli green e, soprattutto, autosufficienti. Cosa prevede questo laboratorio verde? Interventi sul ciclo di produzione di energia elettrica, in modo da incentivare l’utilizzo di risorse rinnovabili; sistemi di monitoraggio dei consumi; creazione di piste ciclabili e infrastrutture che favoriscano la mobilità sostenibile.

Per quanto riguarda le zone rurali e di montagna del territorio nazionale, verrà stimolata la creazione di green communities in cui si riuniranno tutte le comunità locali che vorranno avviare rapporti di sinergia con le comunità urbane e metropolitane.  Il tutto, finalizzato a uno sviluppo sostenibile sotto tutti i punti di vista.

Green economy nel Recovery Plan: mobilità sostenibile e più risorse per l’idrogeno verde

Al punto due della seconda Missione del Recovery Plan firmato Mario Draghi sono stati riservati 23,78 miliardi con lo scopo di contrastare i cambiamenti climatici e raggiungere la decarbonizzazione il prima possibile. Nonostante l’Italia sia stata uno dei primi Paesi ad adottare politiche volte a raggiungere questi obiettivi, ancora molto si può fare e il Pnrr mette nero su bianco tutti i campi in cui intervenire per rendere possibile il raggiungimento del traguardo.

In primis, investire sull’incremento delle energie rinnovabili anche attraverso il finanziamento di impianti integrati e offshore e il rafforzamento dello sviluppo del biometano. Inoltre, per consentire a tutto il Paese di accedervi, le infrastrutture di rete devono essere digitalizzate. 

Un altro obiettivo di questo punto è quello di modernizzare il sistema del trasporto pubblico locale con mezzi sostenibili, piste ciclabili e installazione di una capillare rete di colonnine di ricarica per auto elettriche. La sostituzione di autobus e treni obsoleti con mezzi di trasporto più green era in origine finanziata con 5,3 miliardi, salvo poi essere drasticamente tagliati a poco più di 3 miliardi e mezzo.

In tutto questo grande progetto, un ruolo fondamentale sarà giocato dall’idrogeno verde, quello cioè prodotto da energie rinnovabili. L’Italia, in questo, può essere grande protagonista con una strategia a lungo termine già definita. Giocano infatti a suo favore la posizione geografica e la già consolidata rete di trasposto gas, riutilizzabile per quello dell’idrogeno. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, la produzione interna potrebbe essere supportata anche dall’importazione ed è in questo contesto che la posizione geografica dell’Italia può diventare strategica perché la Penisola diventerebbe un hub di smistamento per l’idrogeno in tutta Europa.

Per un ulteriore approfondimento su come si produce l'idrogeno e su come viene utilizzato per produrre energia, può essere utile guardare il prossimo video del canale YouTube Caffè Bohr.

Green economy nel Recovery Plan: le città si coloreranno di verde

Per la voce “efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, l’Esecutivo ha stanziato 15,22 miliardi nel testo definitivo rispetto agli 11,5 inizialmente previsti nella bozza. Questa tranche di denaro dovrà essere spesa per aumentare il più possibile l’efficientamento energetico degli immobili sia pubblici che privati e per creare posti di lavoro stimolando gli investimenti locali.

Intervenire sulla sostenibilità del patrimonio immobiliare, infatti, è quanto mai urgente perché, secondo le stime dei tecnici che si sono occupati della scrittura del Recovery Plan, più di un terzo dei consumi energetici dell’intero Paese è rappresentato proprio dagli immobili. Questo perché gran parte del patrimonio immobiliare italiano è storico o comunque realizzato prima che venissero adottate tutte le recenti misure in difesa dell’ambiente.

Le misure adottate in questo senso, quindi, sono volte a migliorare l’efficienza energetica di edifici pubblici come scuole o palazzi di giustizia. Ingenti risorse sono poi riservate agli sgravi fiscali di cui i privati potranno usufruire per poter rendere migliorare gli immobili sotto l’aspetto del risparmio energetico e del rischio sismico. Infine, un grosso potenziale è rappresentato dal teleriscaldamento, a cui il Pnrr riserva 0,20 miliardi per il finanziamento della costruzione di nuove reti o dell’ampliamento di quelle già esistenti.

Green economy nel Recovery Plan: tutela del territorio e risorsa idrica

Sono 15,06 miliardi di euro i fondi per la green economy destinati all’ultimo punto della Missione 2, il cui scopo è quello di salvaguardare la biodiversità del territorio, la tutela dei suoli e delle risorse idriche e prevenire le conseguenze dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto idrogeologico.

Per permettere tutto questo, il Recovery Plan mette in campo risorse per fornire il Paese di sistemi di monitoraggio che possano prevedere con largo anticipo fenomeni che mettano a rischio l’ecosistema. Parliamo quindi di terremoti o alluvioni, a cui l’Italia è purtroppo molto sensibile.

Inoltre, si mira a tutelare al massimo tutto il patrimonio naturale: dal mare alle foreste, passando per il suolo e la qualità dell’aria, in modo da garantire alla popolazione benessere e alti standard di qualità della vita. Infine, poi, resta prioritaria la gestione sostenibile delle risorse idriche attraverso una continua manutenzione degli impianti esistenti e il completamento di quelli ancora incompiuti.

Per fare tutto questo e lanciare definitivamente l’Italia nella corsa alla green economy, lo scrive anche il ministero dell’Economia nel testo del Recovery plan: è fondamentale intervenire il prima possibile sulla semplificazione delle procedure in modo da rendere più rapide le tempistiche e più snella tutta la parte burocratica. Tagliare il traguardo del 2050 è obbligatorio. Non solo perché lo chiede l’Europa, ma perché lo chiedono il pianeta Terra e le generazioni future.