Reddito di cittadinanza addio? Tutto sul futuro della misura

Reddito di cittadinanza nel mirino: nelle ultime settimane sono stati ripetuti gli attacchi all’RdC, misura di sostegno economico rivelatasi fondamentale durante l’emergenza Covid-19. Tra chi ne vuole l’immediata cancellazione e chi lo difende a spada tratta, il destino dell’RdC appare incerto. Ma cosa succederà davvero al reddito di cittadinanza?

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Reddito di cittadinanza nel mirino: nelle ultime settimane sono stati ripetuti gli attacchi all’RdC, misura di sostegno economico rivelatasi fondamentale durante l’emergenza Covid-19. 

Tra chi ne vuole l’immediata cancellazione e chi lo difende a spada tratta, il destino dell’RdC appare ancora una volta incerto. I primi timori, da parte dei beneficiari o potenziali percettori, si erano già sollevati con l’entrata in carica del Governo Draghi

Ma cosa succederà davvero al reddito di cittadinanza? L’RdC verrà definitivamente cancellato nel 2022 sotto le pressioni di Matteo Renzi che vorrebbe utilizzare i fondi riservati all’RdC per altre misure o quelle di altri partiti come Fratelli d’Italia? 

Ma, soprattutto, perché la misura voluta e difesa dal Movimento 5 Stelle è così bersagliata e quali sono i problemi che l’RdC avrebbe dovuto risolvere sin dalla sua nascita? E, ancora, qual è il destino che attende i navigator, le figure professionali che assolvono al compito di accompagnare i percettori RdC nel mercato del lavoro?

Facciamo il punto della situazione e rispondiamo alla domanda: è ora di dire addio al reddito di cittadinanza?

Reddito di cittadinanza addio: cancellare l’RdC o migliorarlo?

Che il reddito di cittadinanza sia tra le misure più bersagliate e più criticate è ormai risaputo. Tra la proposta di referendum abrogativo avanzata da Matteo Renzi nelle scorse settimane e gli attacchi continui da parte di altri esponenti politici che accusano l’RdC di aver fallito, il 2021 potrebbe essere l’anno decisivo per prendere una scelta definitiva: abrogare il reddito di cittadinanza oppure apportare le migliorie necessarie

I primi timori di una cancellazione dell’RdC si sono sollevati con l’arrivo di Draghi e del nuovo Governo. Sin da allora sembra che si parli sempre di più della misura e di eventuali interventi che vadano a cambiare totalmente le carte in tavola. 

È pur vero, comunque, che il Premier Draghi non si è mai spinto tanto oltre. Sin da quando si è formato il nuovo Governo si è sentito spesso parlare di riforma degli ammortizzatori sociali e rafforzamento delle politiche attive del lavoro: un discorso che, per forza di cose, non può non includere anche la discussione sul destino del reddito di cittadinanza. 

Il ministro del Lavoro Orlando è attualmente al lavoro sulla riforma. Tuttavia, la data prevista del 31 luglio, entro la quale la riforma degli ammortizzatori sociali avrebbe potuto vedere la luce, è stata rinviata a settembre

L’ostacolo principale è rappresentato dai costi, punto sul quale nemmeno i 1,5 miliardi recuperati con la sospensione del Cashback di Stato possono rimediare del tutto. 

In ogni caso, in attesa di settembre, alcune modifiche atte a migliorare il meccanismo dell’RdC sono già state avviate durante il 2021. 

Ma esattamente cos’è che va migliorato nel reddito di cittadinanza e perché in molti ne richiedono la cancellazione definitiva?

Reddito di cittadinanza tra misura di sostegno e politica attiva del lavoro: tutti i problemi dell’RdC

Il reddito di cittadinanza è stato istituito nel 2019 dal Governo Conte I perseguendo due obiettivi fondamentali: 

Il primo era assicurare un’integrazione del reddito per i cittadini e le famiglie in difficoltà economica; il secondo era assicurare l’accompagnamento in un percorso di ricerca e di reinserimento nel mercato del lavoro.

Non a caso, lo spot di febbraio 2019, oltre a illustrare brevemente le caratteristiche dell’RdC e informare i cittadini dell’esistenza del sito creato appositamente (redditodicittadinanza.gov.it) per presentare la propria richiesta RdC, chiudeva la comunicazione con uno slogan che ormai non accompagna più la misura:

Una rivoluzione nel mondo del lavoro

È proprio a partire da questo payoff che è possibile risalire alla radice dei problemi del reddito di cittadinanza e che lo rendono bersaglio di continue critiche. Il punto è che una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro non c’è mai stata. 

L’RdC, con il passare del tempo, si è allontanato sempre più dalla sua natura di misura di politiche attive del lavoro, per affermarsi con maggiore decisione verso la sua natura di misura atta a contrastare la povertà. 

Insomma, molte famiglie continuano a ricevere l’integrazione al reddito, ma pochi beneficiari riescono a inserirsi con maggior facilità nel mercato del lavoro. 

Se poi si dà uno sguardo ai tantissimi titoli di giornali dedicati ai cosiddetti “furbetti del reddito di cittadinanza” o alle lamentele di ristoratori e imprenditori incapaci di trovare lavoratori stagionali, appare più semplice comprendere perché chi critica la misura accusi l’RdC di rappresentare un vero e proprio disincentivo al lavoro.

D’altra parte, il reddito di cittadinanza è stato (e continua a essere) essenziale durante la pandemia, così come lo sono state altre misure di sostegno al reddito come il reddito di emergenza. Farne a meno e scegliere di abrogare il reddito di cittadinanza, quindi, significherebbe correre altri rischi, tra cui lo scoppio di una vera e propria bomba sociale.

L’intento sembra dunque essere quello di non cancellare il reddito di cittadinanza, ma indubbiamente lavorare per risolverne i problemi e le contraddizioni. Alcune modifiche sono già partite durante quest’ultimo anno. 

Reddito di cittadinanza cambiamenti e modifiche: cosa serve per migliorarlo

Per il momento, quindi, il Governo non sembra intenzionato ad abolire il reddito di cittadinanza, ma che ci sia l’esigenza di apportare cambiamenti è fuori di dubbio. 

Per prima cosa, c’è bisogno che il reddito di cittadinanza assolva anche al secondo obiettivo che era stato prefissato alla sua nascita, cioè rappresentare una misura di politica attiva del lavoro

È come se, per questi due anni, l’RdC non abbia mai concluso il suo iter: ad oggi manca ancora un reale potenziamento dei centri per l’impiego, fino a questo momento sostenuti dai navigator, incaricati di accompagnare il beneficiario di RdC verso un percorso personalizzato di ricerca del lavoro. 

In più, è necessario fare in modo che il reddito di cittadinanza non si presenti come un disincentivo al lavoro. A proposito di questo, è stato il decreto Sostegni, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 marzo 2021, a presentare una novità interessante. 

Il decreto infatti prevede una sospensione per l’RdC nel caso in cui: 

il beneficiario stipuli uno o più contratti di lavoro subordinato che aumentino il reddito familiare oltre la soglia di 10.000 euro all’anno, il reddito di cittadinanza viene sospeso (ma non decade) per tutta la durata dell’attività lavorativa, fino a 6 mesi massimo.

Per semplificare, dunque, nel caso di stipula di contratti di lavoro con un aumento del reddito oltre la soglia prevista, il reddito di cittadinanza non decade, bensì viene sospeso, con il riconoscimento automatico una volta che il rapporto di lavoro volge al termine. L’intervento ha proprio l’obiettivo di incentivare al lavoro i beneficiari del sussidio.

Reddito di cittadinanza e navigator: tutte le difficoltà riscontrate

Con il debutto del reddito di cittadinanza nacque anche la figura del navigator: figure, per lo più laureati tra i 30 e i 40 anni, che hanno l’incarico di affiancare i centri per l’impiego e creare percorsi personalizzati per chi percepisce il reddito di cittadinanza nel reinserimento lavorativo. 

Figure essenziali, sì, ma che hanno fronteggiato una vasta gamma di problematiche, in primis con l’arrivo della pandemia che non ha di certo facilitato il lavoro. 

Alle conseguenze dell’emergenza Covid-19 si aggiungono anche altri ostacoli, come la difficoltà nel trovare un collocamento ottimale per alcuni beneficiari di RdC i quali, prima di tutto, avrebbero bisogno di percorsi formativi o dell’ottenimento di titoli e qualifiche che possano facilitare la ricerca e l’inserimento in campo lavorativo. 

Nonostante le competenze acquisite e i problemi che i navigator sono riusciti a risolvere per alcuni percettori di RdC, se il destino del reddito di cittadinanza è incerto, quello dei navigator sembra essere già segnato

Il reddito di cittadinanza rimane, i navigator no: nessuna proroga di contratto nel 2022

Le parole del Ministro Orlando non hanno lasciato spazio ai dubbi: dal 2022 la figura del navigator verrà probabilmente abbandonata in via definitiva. 

Nonostante la proroga dei contratti dei navigator contenuta nel decreto Sostegni fino al mese di dicembre 2021, con lo scattare del prossimo anno queste figure andrebbero a scomparire. L’intento è infatti quello, piuttosto, di fortificare i centri per l’impiego, rendere più accessibili i Progetti Utili alla Collettività sotto responsabilità dei Comuni e il lavoro sulla formazione. 

Ma che fine faranno quindi i navigator? Dopo l’esperienza accumulata e le competenze acquisite, figure professionali come i navigator dovrebbero poter trovare spazio proprio nei centri per l’impiego, con l’obiettivo di sfruttare le capacità acquistate per la loro ricollocazione. 

Queste figure diventerebbero dunque parte integrante del processo di rafforzamento dei Cpi, trovandovi collocazione forse tramite concorso.