Hai mai sentito parlare del Reddito di Libertà? Sai che è cumulabile con il Reddito di Cittadinanza? Sapevi che non richiede la presentazione del modello Isee?
L’Inps (Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale) dal 2020 garantisce un assegno mensile dal valore di 400,00 euro, per un anno intero, senza richiedere limiti di Isee familiare.
Si tratta di un Bonus finanziato dal Governo a sostegno delle donne vittime di violenza.
Vediamo i dettagli del Reddito di Libertà (RdL), di cosa si tratta, a chi è rivolto e come inoltrare la domanda.
Reddito di Libertà: in cosa consiste?
Con il Decreto legge del 17 Dicembre 2020, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha stanziato 3.000.000 di euro per la formazione del Fondo per il Reddito di Libertà.
Il Reddito di Libertà (RdL) consiste in un assegno mensile erogato dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, ovvero l’Inps, a sostegno delle donne vittime di violenza.
L’obiettivo del Reddito di Libertà è quello di favorire l’emancipazione, l’autonomia e l’indipendenza economica delle donne che sono state vittime di una qualche violenza e che versano in condizioni di crisi socio-economica.
Con la comparsa del nuovo virus Covid-19 e con l’avvio della Pandemia nazionale e mondiale, l’esigenza di garantire un sussidio alle donne vittime di violenza è inevitabilmente diventata una priorità che il Governo Italiano ha riadattato con il Decreto Rilancio del 2020.
Infatti, la misura del Reddito di Libertà era stata già sperimentata nel 2018, ma non su scala nazionale, bensì solamente in alcune Regioni Italiane, come in Sardegna o nel Lazio per esempio.
Ogni Regione aveva definito regole e modalità di attuazione differenti.
Con il Decreto del 17 Dicembre del 2020, pubblicato successivamente in Gazzetta Ufficiale il 20 Luglio scorso, è stato definito il nuovo Reddito di Libertà, che si attua a livello nazionale.
E’ stato istituito il Fondo per il Reddito di Libertà, per le donne vittime di violenza, in cui le Regioni erogano le risorse, in base al proprio numero di residenti di sesso femminile.
L’assegno beneficiato mensilmente ammonta a 400,00 euro e viene erogato dall’Inps per un intero anno.
Reddito di Libertà: a chi è rivolto?
Come abbiamo già anticipato, il Reddito di Libertà è rivolto alle donne che si trovano in una condizione di povertà e che sono vittime di violenza.
La misura è stata messa a punto dal Governo per garantire un sussidio mensile e favorire l’emancipazione e l’autonomia delle donne vittime di violenza, che si trovano in difficoltà economiche.
Vediamo adesso, quali requisiti servono per poter beneficiare del Reddito di Libertà:
Per prima cosa, beneficiano al diritto dell’assegno mensile esclusivamente le donne, indipendentemente dal fatto che siano mamme o che vivano da sole.
Le donne che possono richiedere il Reddito di Libertà devono aver subito una qualche forma di violenza, indipendentemente dal genere di violenza subita.
Non è specificato, infatti, dalla legge il genere di violenza che la donna deve aver subito.
Per rientrare nella platea delle donne che beneficiano del Reddito di Libertà non importa, quindi, se si tratta di violenza fisica o psicologica, violenze in ambito familiare o sessuale, stalking o maltrattamenti.
Il contributo di sostegno economico è rivolto alle donne con residenza in Italia oppure che hanno regolare permesso di soggiorno o possiedono lo status di protezione o lo status di rifugiate politiche.
Un altro requisito necessario, ai fini della percezione del Reddito di Libertà, consiste nel dimostrare, al momento della presentazione della domanda, una condizione di povertà e vulnerabilità economica.
Inoltre, vengono considerate le domande presentate esclusivamente da donne vittime di violenza seguite da centri anti-violenza regionali o dai Servizi Sociali.
Reddito di Libertà: centri anti-violenza e servizi dedicati
In Italia, esistono in media sedici centri anti-violenza in ogni Regione, per un totale complessivo di 338 in tutto il territorio nazionale, tra centri e servizi a sostegno delle donne vittime di violenza.
Come riporta il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), nel nostro Paese la media è di 1,2 centri per ogni 100 mila donne, dai quattordici anni in poi.
Le Regioni con più centri e servizi per uscire dalla violenza sono Abruzzo, Bolzano, Molise e Campania.
La Sicilia, insieme alla Basilicata e al Lazio, il numero dei centri anti-violenza risulta, invece, essere inferiore rispetto alla media, e vede 1 centro o servizio specializzato ogni 100 mila donne.
Molteplici i servizi offerti dai centri che accolgono le donne vittime di violenza.
Nel dettaglio i centri anti-violenza inseriscono le vittime negli ambiti sociali e lavorativi, mettendo in sicurezza le donne in case “segrete” e garantendo un appoggio psicologico e legale.
In Italia le donne vittime di violenza sono tantissime: si registrano 2 milioni e 435 mila donne vittime di violenze fisiche o sessuali, tra i 16 ed i 70 anni, nei soli ultimi cinque anni.
Reddito di Libertà: come funziona?
Ma come funziona il Reddito di Libertà? Vediamo nel dettaglio a quanto ammonta l’assegno mensile e come può essere utilizzato.
Le Regioni e le Provincie autonome hanno in gestione i fondi stanziati dalla Stato per garantire il Fondo risorse, per le vittime di violenza in Italia.
Il Fondo è stato finanziato per un totale di 3 milioni di euro, da ripartire tra le Regioni e le Province autonome, a seconda del numero di donne residenti con una fascia di età compresa tra i 18 ed i 67 anni.
Esiste la possibilità che ogni ente regionale possa aggiungere un extra a favore dell’iniziativa, per incrementare i fondi messi a disposizione.
La Regione con la cifra più alta, al momento, è quella del Lazio con ben 277.928 euro, seguita subito dopo dalla Sicilia con 274.320 euro a disposizione.
L’assegno corrisposto dall’Inps ammonta a 400,00 euro per ogni donna beneficiaria, erogato ogni mese, per un massimo di tempo di dodici mesi (un anno).
L’obiettivo del sostegno economico, riconosciuto alla donna vittima di violenza, è quello di garantire un autonomia abitativa e ritrovare un autonomia della persona.
Inoltre, si tengono in considerazione tutte le spese a fronte dei minori a carico della donna, incluso il percorso formativo e scolastico dei figli.
Non è previsto alcun vincolo di spesa, per cui la donna beneficiaria dell’assegno potrà ripartire come meglio crede il denaro ricevuto tramite il Reddito di Liberà, ovvero tra le spese per la casa, per la gestione dei figli e per se stessa.
L’assegno di sostegno per le donne vittime di violenza ha scadenza dopo dodici mesi di precezione del beneficio.
Reddito di Libertà: cumulabile con altre forme di sostegno? Sì!
Il Reddito di Libertà è compatibile e cumulabile con altre forme di sostegno economico, come per esempio il Reddito di cittadinanza.
Quindi, il Reddito di Libertà non impedisce a chi ne beneficia di richiedere e di fruire di altri Bonus economici e sussidi messi a disposizione dallo Stato.
Con la circolare emessa dall’Inps nel mese di Novembre, n°166, l’ente conferma che la misura del Reddito di Libertà è compatibile con altre misure di sostegno economico.
Per esempio l’assegno mensile di 400,00 euro in favore delle donne vittime di violenza, ovvero il Reddito di Libertà è cumulabile con il Reddito di Cittadinanza, il Reddito di Emergenza, la NASpI, la Cassa Integrazione o altri sussidi economici.
Reddito di Libertà: come richiederlo?
Come si avanza domanda per ottenere il Reddito di Libertà?
Per ricevere ogni mese l’assegno di sussidio economico e beneficiare, quindi, del Reddito di Libertà è necessario inoltrare domanda all’ente competente, ovvero l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps).
L’Inps ha messo a disposizione una sezione dedicata in cui i Comuni possono inoltrare le domande presentate dalle donne richiedenti.
La domanda inoltrata all’Inps deve includere un autocertificazione personale, contenente tutti i dati necessari al fine di attestare la dichiarazione del centro di anti-violenza che ha preso in carico la donna vittima di violenza.
Il legale che rappresenta la vittima deve firmare la dichiarazione di percorso avviato di emancipazione ed autonomia personale.
Insieme ai dati personali della donna vittima di violenze, della certificazione del centro di anti-violenza, è necessario allegare la certificazione da parte dei servizi sociali del Comune di residenza, ove si attesta uno status economico di povertà e vulnerabilità economica.
Va specificata la condizione di urgenza e di bisogno della donna vittima di violenza, certificata dallo stesso servizio sociale che si sta occupando della richiedente.
La domanda per il Redditto di Libertà si può inoltrare una sola volta per ogni donna vittima di violenza e nel momento in cui questa viene accettata ha la durata di un anno, non di più.
I controlli alle domande presentate verranno effettuati da parte dell’Inps, che provvederanno alle verifiche necessarie dei requisiti della donna vittima di violenza che ha inoltrato la domanda.
Nel momento in cui i requisiti non soddisfano quelli previsti per legge, la domanda potrà esser rifiutata oppure potrà esser sospeso il contributo nel caso in cui questo sia stato già assegnato.
Se, per esempio, la donna abbandona il percorso intrapreso presso il centro anti-violenza, il diritto al sussidio economico mensile verrà perso.
Reddito di Libertà: come avvengono i pagamenti?
Il versamento del sussidio economico verrà predisposto dall’Inps a seconda della modalità di pagamento scelta dalla richiedente, in fase di inoltro della domanda.
E’ possibile scegliere, come modalità di pagamento per il Reddito di Libertà, tra: bonifico postale o bancario, conto corrente, carte prepagate con Iban abilitato oppure attraverso Libretto di risparmio.
L’Inps ha stabilito che: Il 31 Dicembre 2021 tutte le richieste, presentate per beneficiare del Reddito di Libertà che non saranno state accolte durante il corso di quest’anno, a causa dell’esaurimento delle risorse regionali, verranno cestinate definitivamente.