Rincaro bollette: arriva la stangata, ma Draghi ha un piano!

Il governo Draghi sta lavorando a delle misure funzionali a ridurre le bollette che saranno soggette all’importante rincaro delle materie prime. Ecco a cosa sta pensando per alleggerire gli oneri. Presentati gli studi che mostrano le opportunità per i cittadini di ridurre la tassa sui rifiuti.

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Il Governo Draghi lavora alle riforme in ambito degli oneri generali con l’obiettivo di ridurre i costi dell’energia e conseguentemente delle bollette ad esso connesse nel medio-lungo periodo. E’ infatti allo studio una riforma dei cosiddetti oneri generali che nel corso degli ultimi 5 anni hanno raggiunto un livello di circa 15 miliardi annui finendo per rappresentare una contribuzione alla spesa totale per gli utenti finali di circa un quarto della spesa totale.

Attualmente però il Governo ha un altro obiettivo da realizzare: evitare la stangata sulle bollette che si verificherà nel periodo autunnale, come effetto del rincaro dei prezzi delle materie prime a seguito della ripresa economica globale. E’ infatti al vaglio una manovra da parte dell’esecutivo guidato da Mario Draghi che avrà come obiettivo la difesa del portafoglio dei consumatori dalle impennate dei costi descritti in modo da non gravarli eccessivamente a livello economico.

Circa le modalità su cui l’esecutivo si sta concentrando, secondo "Il Sole 24 Ore", ci sarebbe il ricorso ad una delega per quanto riguarda il lavoro di revisione degli oneri che potrebbero essere fatti rientrare in una più ampia riforma della materia che consentirebbe di trasferire la fiscalità nell’ambito di transizione verso le energie rinnovabili. 

Rincaro bollette: la leva della fiscalità

Secondo l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera) che ha presentato l’ultima relazione al Parlamento e al Governo, gli oneri di cui sopra rappresentano il 70% dei circa 15 miliardi di oneri del 2020.

La bozza allo studio, su cui è in atto un confronto politico, valuterebbe la possibilità di far gravare selettivamente gli oneri sui combustibili fossili nel riscaldamento e nei trasporti con meccanismi di gradualità.

Al riguardo il ministero di transizione tecnologica guidato da Roberto Cingolani, richiede che venga attuata una ampia e compiuta riforma della materia, cosi come già disposto nella proposta di piano per la transizione ecologica approvato a luglio e che avrà tra i suoi obiettivi una profonda riforma del sistema fiscale connesso alle problematiche ambientali. Un percorso già ben individuato con una valutazione in corso circa le possibili soluzioni da intraprendere.

L’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente ha provato a portare avanti in più occasioni delle proposte ai rappresentanti politici e all’esecutivo in merito al tema della razionalizzazione e una maggiore trasparenza dei costi del mercato dell’energia suggerendo di eliminare gli oneri non direttamente connessi agli obiettivi di sviluppo ambientalmente sostenibili e finalizzati al contrasto della povertà energetica.  

Nella bozza del ddl è anche presente la previsione che entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, l’authority per l’energia (Arera) dovrà definire le procedure con le quali si potranno espletare le selezioni necessarie a poter individuare i fornitori su base nazionale del servizio di tutele graduali per i clienti domestici e le microimprese. Le procedure saranno bandite e concluse dall’Acquirente Unico.

Siamo ancora in ambito macro che deve richiedere una declinazione sui dettagli delle misure da intraprendere che però, come detto, richiede un intervento governativo nel breve periodo funzionale ad alleviare il peso dei rincari annunciati sulle prossime bollette del trimestre autunnale.

Rincaro bollette: importante il contributo delle Aste per C02 e gas

In attesa di una soluzione strutturale di lungo periodo, come detto, l’esecutivo si sta adoperando a ricercare una soluzione funzionale a sgravare dei pesanti rincari le bollette nel breve periodo.  

Un contributo molto importante potrebbe venire dalle aste del mercato europeo che sono connesse ai permessi di emissione di C02. Infatti, le suddette aste stanno facendo registrare sensibili rialzi, cosi come si evidenzia dai proventi stimati nel solo secondo trimestre che ammonterebbero a 719 mln come risulta dai dati riportati nella pubblicazione del Gse che è responsabile del collocamento delle delle quote di emissione italiane sulla piattaforma della unione europea.

Un contributo che potrebbe essere utile ad una manovra i cui numeri sono ancora tutti da definire in merito alla variazione tariffaria delle bollette ma intanto il governo grazie ai proventi delle aste per il C02 può coprire i costi delle tariffe d’energia. Il governo guidato da Draghi infatti potrebbe chiedere la delega al parlamento con l’obiettivo di agire successivamente mediante decreti legislativi con i quali poter influire anche su servizi pubblici locali, su concessioni idroelettriche, sul commercio ambulante, sulla vigilanza dei mercati e sulla conformità dei prodotti.

Altre materie inerenti alla sanità e ai temi di mobilità elettrica dovrebbero entrare nel decreto senza fare ricorso alla delega salvo che non ci siano diverse decisioni in merito al modo di operare su questi temi.

Per accelerare le gare della distribuzione del gas è stata predisposta una bozza del Ddl concorrenza che impone al gestore uscente di fornire all’ente locale tutte le informazioni necessarie per la predisposizione del bando di gara. Per favorire il processo sono stati posti vincoli stringenti sui tempi e penalità di mora per i ritardi o informazioni fuorvianti. 

Rincaro bollette: ecco come ridurre la tassa sui rifiuti 

Relativamente al tema dei rifiuti la difesa dell’ambiente è piu efficiente li dove sono presenti impianti e dove è presente l’integrazione tra diversi segmenti di attività. In proposito le grandi aziende che si occupano del settore stanno ampliando il loro raggio di azione passando dalla sola fase di raccolta, gestione e trattamento dei rifiuti a quella correlata che utilizza il riciclo per la produzione di beni.

Sono già presenti diversi casi in ambito della plastica o l’integrazione di alcune realtà per il mercato dell’industria cartaria.

Il fenomeno dell’economia circolare sta prendendo sempre più piede nell’ambito della transizione ecologica che dovrà consentire al paese di avere maggiori risparmi e minori sprechi. In proposito uno studio presentato al forum Ambrosetti ha mostrato una maggiore efficienza da parte di quelle aziende di servizi ambientali che presentano una dotazione ampia in termini di impianti che vanno dai termovalorizzatori agli impianti per trattare rifiuti organici (residui alimentari e biologici che formano la frazione organica).

Rincaro bollette: conseguenze e opportunità per i cittadini 

Come si evince da recenti ricerche recentemente pubblicate la dotazione di termovalorizzatori e impianti nell’area di residenza comporta un risparmio importante sulle tasse dei rifiuti (la TARI, acronimo di Tassa sui Rifiuti subentrata alla TARES come imposta destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti). Viceversa le zone meno virtuose in termini di strutture (ad esempio Roma, Napoli e Palermo) comporteranno ai cittadini un costo molto alto per il servizio.

Il primato sugli investimenti economici verso nuovi impianti di trattamento ce l’ha il Nord Est che riserva il 60% della spesa, mentre il Mezzogiorno è fermo al 7,6%. Le conseguenze sono tutte nei costi che gli utenti pagano. 

A riportare parte di queste evidenze è un recente studio del Cesis che mostra che la media della tassa sui rifiuti in Italia nel 2019 sia stata di 335,8 euro per ogni tonnellata di rifiuti, ma con evidente difformità sul territorio nazionale. 

Le regioni del nord est e dell’Emilia-Romagna hanno infatti offerto un servizio di qualità ad un prezzo decisamente piu basso rispetto alla media dei costi del Paese (presentano costi in bolletta di 267 e 241 euro), mentre realtà del centro sud come Palermo, Roma e Napoli, hanno tariffe rispettivamente da 550, 406 e 430 euro ed evidenziano la mancanza di investimenti effettuati sulle strutture al pari delle aree del nord Italia.

Lo studio sostiene che esista una "relazione significativa tra ricorso alla discarica e aumento del costo medio per tonnellata di rifiuti urbani". Mentre il trattamento in termovalorizzatori e il co-incenerimento è correlato con la diminuzione del costo della bolletta.

Questi dati sono giustificati dalla necessità di utilizzo intensivo delle discariche da parte di alcune realtà che aumenta considerevolmente il costo medio per tonnellata di rifiuti urbani, il cui trattamento, invece, all’interno degli impianti di termovalorizzazione e di incenerimento vedrebbe decisamente abbattuto il costo. 

Quindi la discarica rappresenta una soluzione non ideale al problema rifiuti sia dal punto di vista economico, sia per quanto riguarda l’ambito  ecologico: lo conferma un dossier del Sole 24 Ore in cui oltre ad affermare dei maggiori costi per la gestione di una discarica si evidenzia soprattutto che «i polmoni sono più attossicati dove ci sono le discariche».

Rincaro bollette e i possibili scenari

In proposito il programma ambientale europeo che impone al 2035 un ricorso al riciclo per il 65% e l’utilizzo limitato delle discariche (10%) porta il nostro paese a dover rivalutare l’attuale gestione dei rifiuti che attualmente su 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti vede sotterrare il 20,9% - fonte Sole 24 Ore -,  e di conseguenza porterebbe a dover chiudere discariche per 4,5 milioni di tonnellate oltreché a chiudere oltre a chiudere sistemi come i Tmb di Roma o gli Stir di Napoli che sono funzionali a stoccare e gestire attraverso trattamento meccanico biologico funzionale solo ad esportare i rifiuti all’estero per un totale di 4,9 milioni di tonnellate.Secondo lo studio A2A - Ambrosetti invece il nostro paese dovrebbe dotarsi di almeno 6 o 7 termovalorizzatori come quelli presenti nel Nord Ovest (Brescia e Milano) che con il calore prodotto riscaldano le città permettendo lo spegnimento delle vecchie caldaia alimentate a gasolio che contribuivano all’inquinamento delle città e possono sensibilmente contribuire al miglioramento della qualità dell’aria.

Lo studio ricorda però che a paralizzare la costruzione di nuovi impianti (26 termovalorizzatori, 18 impianti di compostaggio e 13 per il trattamento di rifiuti urbani speciali, 8 impianti per il trattamento per il trattamento dei rifiuti speciali) sono i comitati del no.