Russia rischia bancarotta: i pericoli per i nostri risparmi!

Russia rischia bancarotta: i pericoli per i nostri risparmi! Evitato, al momento, default di Mosca. Nel caso, però, i risparmi degli italiani rischiano poco.

Dallo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina e dalle successive sanzioni comminate al Paese governato da Putin, ci si interroga in merito alle possibilità che si verifichi un default del debito russo. Che cosa significa questa parola?

Prendiamo a prestito la definizione che riporta il sito wallstreetitalia.com, ovvero:

“In materia di economia e finanza per default (trad. insolvenza) si intende una situazione per la quale chi ha ricevuto un prestito non è più in grado di assolvere e rispettare scadenze e clausole contrattuali che regolamentano il finanziamento stesso”.

La prima scadenza utile, in tal senso, era quella del 16 marzo quando Mosca si è trovata a dover pagare circa 117 milioni di dollari di interessi relativi a due prestiti obbligazionari scadenti nei prossimi due anni.

Quindi, nel caso specifico, se la Russia non fosse stata in grado di onorare i propri impegni finanziari, sarebbe stata immediatamente considerata insolvente?

Tecnicamente no, come ci ricorda il sito avvenire.it del 10 marzo, ricordandoci come:

“Se il governo russo non pagherà i creditori si aprirà il periodo di grazia, 30 giorni di tempo per provvedere al saldo. Passata anche questa scadenza, in assenza di pagamento, scatta l’insolvenza formale”.

Ciò che molti davano per scontato, all’atto pratico, non si è però verificato, almeno per il momento.

Russia rischia bancarotta? Per ora no!

Nonostante una certa alea di mistero, pare proprio che Mosca abbia perfezionato il pagamento di quanto previsto e lo abbia fatto in dollari, come riporta il titolo di un articolo pubblicato su ilsole24ore.com in data 17 marzo:

“La Russia ha rimborsato le cedole da 117 milioni di dollari sui bond. Default scongiurato. I 117 milioni sono stati versati sul conto in divisa estera acceso presso una banca Usa”.

Quindi, nonostante le principali agenzie di rating ritenessero come probabile la data del 16 aprile quella tecnica per la dichiarazione del default del debito russo (ovvero 30 giorni successivi alla scadenza delle cedole del 16 marzo), per il momento, il tutto, si è concluso in un nulla di fatto. Anzi.

Paradossalmente, da questa operazione, chi può uscirne rafforzata è la Russia che ha onorato i propri impegni e lo ha fatto in dollari. Semmai il problema si è posto a valle, perchè i creditori non hanno ricevuto immediatamente quanto di loro spettanza. Non per colpe imputabili a Mosca, in questo caso.

Pericolo scampato definitivamente? Presto per dirlo, anche perchè, prossimamente, ci saranno altre scadenze da onorare e, si spera, a conflitto terminato con un accordo pacifico.

Russia rischia bancarotta: a chi nuocciono le sanzioni?

Quale potrebbe essere il prezzo da pagare per l’eventuale default della Russia? Ovvero, quali pericoli corrono i nostri risparmi? E una ulteriore domanda: senza default, i nostri risparmi, i nostri soldi sono al sicuro e non corriamo nessun pericolo?

Le sanzioni che sono state comminate ed imposte a Mosca, stanno facendo solo danni in terra russa oppure si stanno rivelando dei pericolosi boomerang anche nei confronti dell’Europa e, nel caso specifico, stanno depauperando le nostre tasche? A chi nuoce tutto ciò?

Traiamo una interessante osservazione in merito a quanto accaduto col pagamento nella tranche di cedole scadute il 16 marzo con Mosca che ha bonificato in dollari alla banca americana JP Morgan, dal sito money.it:

“Se infatti Citygroup avesse pagato quanto ricevuto a livello di fondi processati da JP Morgan, il mondo intero avrebbe avuto la prova provata dell’inutilità concreta e sostanziale del regime di sanzioni e dell’estromissione da SWIFT. E, cosa ben più grave. vedrebbe sotto una luce molto più forte e disturbante il lato negativo di quanto posto in essere dai governi in ambito Nato. Ovvero, i costi a livello di contro-sanzioni. In primis quelli energetici ma anche il ricasco industriale e agro-alimentare del bando russo sull’export di commodities chiave”.

Russia rischia bancarotta: stiamo pagando il conto?

Se ragioniamo tre secondi, possiamo immediatamente capire come, ad oggi, le sanzioni imposte alla Russia, al Paese di Putin stiano facendo praticamente il solletico. Ovvero, chi paga il conto salato è sempre chi meno ha responsabilità. Quindi, alla fine, è il popolo russo, nella sua componente meno abbiente a pagare il prezzo.

Così come in Europa, e in Italia, per parlare della realtà che viviamo, è il cittadino comune che vede erodere le proprie disponibilità da quanto sta accadendo a chilometri di distanza. In realtà, quindi, le sanzioni, si stanno rivelando un costoso boomerang.

La Russia infatti, ha il coltello dalla parte del manico per ciò che concerne energia e commodities, anche in virtù di una politica di diversificazione energetica che, nel nostro come in altri paesi europei, è rimasta dormiente per troppi anni. E, di certo, non si può rimediare in pochi mesi al lassismo di decenni.

Quotidianamente abbiamo la percezione (e non solo quella) che le cose volgano al peggio rispetto al giorno precedente. Come se non fossero bastati due anni di pandemia a mettere in ginocchio una economia, quella italiana, afflitta da problemi strutturali e caratteriali.

Russia rischia bancarotta: la speculazione peggio del default?

Se al momento il default (scongiurato) della Russia non pare turbare troppo il sonno degli italiani, ciò che invece preoccupa (e molto) il quotidiano di ognuno di noi, è il caro vita che sta raggiungendo livelli oltre la soglia di allerta.

Facile dare la colpa di tutto al conflitto tra Russia e Ucraina: la benzina aumenta? Colpa della guerra. Aumenta il prezzo del grano? E beh, la guerra. Aumenta il prezzo del gas? La guerra.

Ora, se dal punto di vista energetico, il fatto di dipendere dalla Russia ci mette in una condizione di svantaggio in questo periodo, è anche vero che, una buona parte di ciò che sta accadendo a livello di prezzi è dovuto alla speculazione.

Le corse agli approvvigionamenti, le razzie nei supermercati, sono totalmente ingiustificati e sono causati principalmente dalla speculazione di pochi che, fiutando la possibilità di lauti guadagni, seminano terrore e false notizie. 

Certo che i nostri risparmi vengono erosi: basta guardare quanto costa il pieno di carburante, a quanto ammonta la bolletta della luce o del gas, o all’aumento sproporzionato che hanno avuto alcune materie prime e, di conseguenza i beni di prima necessità. Altrochè default.

Russia rischia bancarotta: il settore turistico

C’è un settore che risentirà (e parecchio) delle sanzioni imposte alla Russia e delle restrizioni imposte ai suoi esponenti: il settore turistico. I primi effetti li stiamo già vedendo ora.

Intanto occorre ricordare come, i russi e, gli oligarchi russi in particolare, amino molto la nostra terra. Diversi gli acquisti di immobili nelle nostre città, diverse le opportunità di lavoro per yacht e barche ormeggiate nei nostri porti, diverse le possibilità di profitto offerte ai nostri hotel per soggiorni nella nostra penisola.

I russi, si sa, amano spendere e non badano agli spiccioli quando vengono in Italia. Ecco perchè, con le sanzioni imposte loro in seguito al conflitto con l’Ucraina, il settore turistico italiano, già bastonato da due anni di pandemia, rischia di incorrere in un’altra stagione drammatica.

Dalla Sardegna alla Toscana, dalle città d’arte alla Liguria, dal mare alle montagne, passando per i laghi, come evidenzia il sito tag43.it:

“Prima della crisi Covid, come riferito da Assoturismo Confesercenti, il turismo russo generava nel nostro Paese 1,7 miliardi di arrivi e 5,8 milioni di presenza. Un turismo tra l’altro dilatato nel tempo. Già dalla Pasqua ortodossa (che nel 2022 cade il 24 aprile) erano attesi i primi arrivi – solitamente 175 mila di pernottamenti e quasi 20 milioni di ricavi – che proseguivano fino ad autunno inoltrato”.

Altre famiglie italiane in difficoltà, altre persone che dovranno ricorrere ai propri risparmi ed intaccare le proprie capacità di spesa.

Russia rischia bancarotta: i nostri risparmi

In caso di bancarotta della Russia, quali ripercussioni potrebbero esserci per i nostri risparmi?

In realtà, ad oggi, le conseguenze dirette sarebbero abbastanza limitate. A meno che non si detengano direttamente obbligazioni o titoli del debito russo, diciamo che si possono dormire sonni sufficientemente tranquilli, sotto questo punto di vista.

Certo, un eventuale default di Mosca potrebbe avere conseguenze indirette, ovvero colpire il nostro portafoglio finanziario trasversalmente, sia in ambito obbligazionario che azionario. Questo, almeno, nel breve periodo, perchè, nel medio e lungo periodo, le ripercussioni sarebbero comunque nulle (come i mercati insegnano).

Potremmo quindi avere ripercussioni dovute alla perdita di valore dei fondi di investimento, dei titoli, dei prodotti che, direttamente o indirettamente hanno a che fare con il Paese di Putin.

Potrebbero subire contraccolpi momentanei ulteriori le Società italiane quotate in borsa che hanno legami più o meno forti con la Russia in ambito di investimenti. In aprte, però, questa evenienza, è già stata scontata dal mercato nelle ultime settimane.

Quindi, diciamo che non ci si deve far assalire dall’ansia.

Russia rischia bancarotta: come difendersi

Rimane una domanda alla quale rispondere: come difendersi da un eventuale default della Russia? E, in generale, come difendersi da questa situazione che potrebbe trascinarsi avanti anche per mesi?

Intanto occorre sedersi ad un tavolino e rivalutare la composizione del proprio portafoglio finanziario nell’ottica della programmazione e degli obiettivi da raggiungere. Occorre valutare se la diversificazione in precedenza scelta sia ancora quella più adatta allo scopo oppure se, può essere il caso di vagliare ulteriori ipotesi di suddivisione dei propri investimenti.

Eventualmente, valutare la possibilità di dirottare una parte dei propri risparmi su titoli che investano sui settori dell’energia e delle materie prime, oppure nei cosiddetti beni rifugio (quali oro, dollaro, franco svizzero) potrebbe essere una buona idea.

Il tutto, sempre in modo coerente con il proprio profilo di rischio. Perchè lasciarsi trascinare dalle emozioni, in ambito finanziario, non è mai cosa buona.

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