Smart working, Ue verso il diritto alla disconnessione

Sempre connessi e con il telefono in mano: nella società digitale non è possibile disconnettersi mai, nemmeno al termine dell'orario di lavoro. Per questo motivo si è reso necessario l'intervento del Parlamento europeo: con una risoluzione, è stato approvato il diritto alla disconnessione anche per i lavoratori in smart working. Ecco cos'è e come funziona nel concreto.

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Lo smart working sta diventando una realtà per moltissime aziende, non soltanto italiane, ma anche europee e mondiali. La pandemia di coronavirus, infatti, ha costretto moltissimi lavoratori ad adattarsi per la prima volta a modalità di lavoro agile. Per questo motivo il Governo italiano aveva pensato di regolamentare questo tipo di lavoro e garantire maggiori tutele e agevolazioni anche ai lavoratori da remoto. 

Era spuntata l’ipotesi di un bonus smart working per fornire buoni pasto e calcolare gli straordinari anche ai lavoratori dipendenti che hanno dovuto trasferire il lor ufficio in casa. Ma ancora nulla è stato fatto in questa direzione: l’ipotesi era quella di ridurre i costi per i lavoratori agili, costi connessi al consumo di elettricità, oltre alla connessione ad Internet e al riscaldamento necessario per mantenere un ambiente di lavoro caldo e accogliente.

L’ultima frontiera dello smart working è il diritto alla disconnessione, ovvero la possibilità per tutti i lavoratori da remoto, di staccare dal proprio telefonino e dai propri impegni nel momento in cui termina l’orario di lavoro. Non andando in ufficio, infatti, è difficile stabilire il perimetro di inizio e fine del turno lavorativo, ma è importante garantire un minimo di riposo giornaliero per tutti i lavoratori.

Smart Working e diritto alla disconnessione: cos’è?

La digitalizzazione progressiva degli ultimi anni e la pandemia di coronavirus dello scorso anno hanno accelerato i processi aziendali di transizione tecnologica. Moltissime realtà italiane sono passate allo smart working, ovvero alle modalità di lavoro a distanza. Ciò ha reso necessaria l’introduzione del concetto di diritto alla disconnessione, ovvero quel diritto – di cui dovrebbero godere tutti i lavoratori che operano da remoto – a disconnettersi ed essere irreperibili al di fuori del proprio orario di lavoro.

La tecnologia attuale, compresa di pc, tablet e smartphone, ci ha resi sempre connessi, ma la possibilità di staccare da Internet e godersi un momento di relax e riposo insieme alla propria famiglia è altrettanto importante per la propria salute mentale e psicologica.

I vari stati europei – compresa l’Italia – non hanno mai puntato l’attenzione su questo diritto alla disconnessione, ma oggi più che mai si accendono i riflettori su tutti quei lavoratori che da casa continuano a svolgere ininterrottamente la propria mansione senza vedersi pagato nemmeno uno straordinario. Si è resa necessaria una regolamentazione dello smart working.

Diritto alla disconnessione: perché è importante?

Potersi allontanare dal proprio impiego e staccare qualsiasi dispositivo da Internet è ormai un’azione che in pochi compiono. Infatti, una volta terminato il turno di lavoro – oppure nel corso della pausa pranzo – molti impiegati, dirigenti o professionisti vivono il pranzo o il momento di pausa attaccati al loro smartphone nel caso in cui dovessero sorgere problemi in azienda. 

Il fatto di non riuscire a staccare l’attenzione e l’impegno dal proprio lavoro è stato evidenziato dall’avvento dello smart working: portando in casa il lavoro è difficile creare un perimetro che limita l’orario di occupazione lavorativa da quello extra-lavorativo. Come risolvere, dunque, i numerosi casi di depressione o di burnout che ne derivano?

Il Parlamento europeo si è espresso a tale riguardo e con forza ha espresso la necessitò di introdurre il cosiddetto “diritto alla disconnessione”. Ecco che cosa è stato deciso e proposto dai vertici europei.

Parlamento UE: necessario il diritto alla disconnessione

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri dell’Unione Europea a riflettere sull’opportunità di introdurre il diritto alla disconnessione, ovvero a staccare i propri apparecchi tecnologici da Internet senza essere giudicati o mal visti dal proprio capo. Anche i lavoratori, al termine del loro turno di lavoro, hanno tutto il diritto di non essere reperibili e di accantonare il telefono almeno per qualche ora.

Di recente, invece, assistiamo a messaggi che arrivano di continuo su WhatsApp, e-mail che vengono inviate durante l’ora di pranzo (nella quale si consuma un pasto al volo per poi rimettersi davanti al pc) e continue chiamate a qualsiasi ora del giorno o della notte.

Il parlamentare europeo che ha avanzato l’iniziativa del diritto alla disconnessione è Agius Saliba, che proprio nel corso del periodo pandemico ha sottolineato l’importanza di definizione di una linea di confine tra il lavoro e il non-lavoro. Tutto questo a sostegno della salute mentale, psicologica e fisica dei lavoratori stessi: al di là di tutti i bonus e le agevolazioni possibili, è bene pensare anche alla tutela della salute del lavoratore che non si trova più nel suo ufficio, ma che a causa del coronavirus è costretto a svolgere le sue mansioni a distanza.

La normativa UE sul diritto alla disconnessione

Cosa dice la normativa UE sul diritto alla disconnessione? Ebbene, concede al lavoratore la possibilità di disconnettersi una volta terminato il suo turno di lavoro senza essere additato da colleghi o dal datore di lavoro come “fannullone”. Non significa, infatti, che staccare al termine del proprio turno sia una mancanza di rispetto nei confronti dei colleghi: anzi, si tratta di rispetto verso sé stessi e verso il contratto di lavoro che è stato stipulato e firmato con l’azienda.

La risoluzione del Parlamento UE era già stata proposta a inizio 2020, prima dello scoppio della pandemia, per mettere fine alle numerose richieste che i datori di lavoro avanzano ai lavoratori anche al di fuori del loro turno di lavoro. Ad oggi, però, è stata approvata con 472 voti a favore, 126 contrari e 83 astenuti. Ora la palla passa alla Commissione UE.

“Questa risoluzione definisce per la prima volta il diritto a disconnettersi – ha annunciato il promotore dell’iniziativa, il parlamentare Agius Saliba –. Non c’è nessuna legislazione a livello europeo al momento. Abbiamo alcune leggi in alcuni Stati, come la Francia, ma questo è un diritto che deve avere chiunque”.

Diritto alla disconnessione: quali tutele per il lavoratore?

Nel concreto il diritto alla disconnessione si esplica in una serie di tutele volte a garantire al lavoratore lo svolgimento dell’effettiva giornata lavorativa, senza la necessità di dover essere connesso tutto il giorno e tutta la notte per le eventuali chiamate di lavoro impreviste e fuori orario.

Il diritto alla disconnessione, quindi, comprenderebbe una serie di misure come la registrazione del tempo effettivo di lavoro svolto in modalità agile (il cosiddetto smart working), oltre a riconoscere al singolo lavoratore il diritto a un compenso adeguato alle condizioni lavorative e un meccanismo che rafforzi e protegga i lavoratori vittime dei loro capi.

Smart Working, burnout e salute mentale

Secondo alcune ricerche molto recenti, l’aumento dello smart working nelle aziende corrisponde a un aumento dei casi in cui i lavoratori rimangono vittime dei propri datori oppure si verificano casi di burnout (che potremmo tradurre come esaurimento), di pressione e di solitudine.

Nell’ultimo anno – per esempio – il 40% dei lavoratori si sono visti costretti ad adottare modalità di lavoro agile per la prima volta nella loro vita, con tutte le difficoltà legate alla connessione e all’organizzazione dei processi produttivi a distanza. Inoltre, il 38% degli smart workers ha dichiarato di lavorare anche durante il proprio tempo libero (secondo l’agenzia europea Eurofound), mentre tra coloro che lavorano anche in ufficio la percentuale di coloro che proseguono l’attività lavorativa anche nel tempo libero è pari al 5%. 

L’evoluzione del lavoro tra smart working e ufficio

Guardando al futuro, possiamo ipotizzare come lo smart working possa diventare la nuova prospettiva di crescita per le aziende: con tutti i suoi lati positivi e negativi, infatti, lo smart working potrebbe presto diventare un carattere essenziale per diverse aziende non soltanto nei periodi di crisi, ma anche in un contesto normale.

Per questo motivo, si rende ancor più necessaria la tutela della salute dei lavoratori a distanza e del loro benessere psicologico e mentale. Secondo il parlamentare che ha promosso l’introduzione del diritto alla disconnessione, ci sono ancora parecchi interventi da attuare, ma di tempo ne abbiamo e la strada è abbastanza lunga.

Anzitutto, sarebbe opportuno fornire ai lavoratori tutto l’occorrente per poter lavorare da casa: l’arredo da ufficio, l’elettricità e la connessione Internet. Infatti, nel momento in cui non accogli in ufficio il tuo dipendente, egli deve essere in grado di garantire le medesime prestazioni d’ufficio anche a casa e necessita pertanto degli strumenti adeguati a tal fine. Per esempio, in Italia si sta pensando al bonus smart working, ma ancora nulla è stato fatto per regolamentare questa modalità di lavoro del tutto nuova per il nostro Paese.

Un altro punto su cui riflettere secondo il parlamentare europeo, inoltre, è il fatto che lo smart working non può essere imposto, ma deve avvenire su base volontaria. Imporre a un lavoratore di restare chiuso in casa per svolgere la sua attività potrebbe avere delle importanti ripercussioni sulla salute mentale del lavoratore stesso e portare a episodi di solitudine o di depressione.

Quali prospettive per lo smart working del futuro?

Parlando, infine, delle possibili prospettive future nell’ambito dello smart working è necessario riflettere su tutte le potenzialità, ma anche i limiti che offre questo nuovo strumento di lavoro.

“Il cambiamento è stato molto veloce, non abbiamo avuto l’opportunità di avere una transizione – ha detto Agius Saliba –. Oggi sappiamo quale sarà la direzione del mondo del lavoro ed è importante essere preparati. Tanti datori di lavoro hanno dato flessibilità ai loro dipendenti per la prima volta e hanno visto che non solo funziona, ma rende il dipendente più produttivo perché ha più fiducia”, ha concluso infine il parlamentare europeo.

Anche sul piano della normativa e della tutela dei diritti del lavoratore è necessario un intervento istituzionale nella direzione di regolamentazione dello smart working.