Il colore della fiamma del gas ai fornelli rivela se c’è spreco di gas

La fiamma del gas metano è azzurra ma cosa significa invece se diventa gialla o vira all'arancione? Sicuramente c'è qualcosa che non va.

North Stream altri aggiornamenti sul fronte della fornitura di gas, non fanno altro che alimentare una sorta di terrorismo psicologico, che ovviamente diventa terreno fertile per notizie di ogni genere.

Come quella che riguarda il colore delle fiamme dei fornelli, quelli che quotidianamente utilizziamo nelle cucine delle nostre case.

Il contenuto dei post che stanno impazzando sul web -sui principali social network- spiega la differenza tra una fiamma blu e una gialla. In sostanza, mettendo in guardia dal fatto che la fiamma di colore giallo o arancione cela qualcosa che non va, ovviamente a tutto discapito del consumatore che ci rimette in termini economici e di servizio erogato.

Ma di cosa si tratta precisamente? Qual è la spiegazione corretta da tenere in considerazione, per essere certi di non sprecare soldi né materia prima in “sospette” fiamme di colore giallo?

Ecco le informazioni corrette.

Spreco di gas: se la fiamma ai fornelli è gialla vuol dire che non è metano

Questa è la notizia che in queste ore sta letteralmente spopolando sul web, tra l’altro attirando l’attenzione della maggior parte dei lettori e dei frequentatori di social network, portati a pensare che tutto ciò che circola in questi mesi -relativamente al gas- sia legato alla guerra.

L’informazione veicolata online è quella che pretende di spiegare la differenza tra il tipico colore azzurro della fiamma da gas metano e quello giallo-arancione.

Ebbene, il differente colore della fiamma starebbe a indicare “gas impuro”.

In sostanza, una fiamma azzurra indicherebbe gas puro al 100%, la cui temperatura si aggira intorno ai 1550-1700 gradi celsius per bruciare.

La fiamma che invece vira verso l’arancione e il rosso starebbe ad indicare un gas impuro ovvero miscelato con maggiori quantità di ossigeno, che invece raggiunge una minore temperatura della fiamma intorno a 900-1200 gradi celsius.

Risultato? Per portare ad ebollizione l’acqua o cuocere i cibi occorre una maggiore quantità di gas e di conseguenza i consumi in bolletta arrivano alle stelle!

Ebbene, non è assolutamente così. È una fake news. La dimostrazione scientifica di tali informazioni false proviene dalle leggi della fisica. Noi forniamo quella che è la spiegazione corretta di tale fenomeno.

Cosa significa se la fiamma del fornello è arancione e non blu: c’è spreco di gas?

Ovviamente la miscela di gas metano con improprie quantità di ossigeno, è vietata dalla legge.

Certo, ciò non basterebbe a fermare i truffatori ma c’è da aggiungere che il gioco non varrebbe la candela, in questo caso.

Infatti, le principali compagnie di gas non hanno interesse nell’immettere ossigeno nelle condutture del gas, innanzitutto perché i costi di manutenzione dei compressori sarebbero più elevati.

Senza considerare il pericolo imminente di trasformare ogni condotto in una bomba esplosiva!

Questa notizia del gas miscelato in realtà non è recente, quindi legata alle vicende della guerra tra Russia e Ucraina.

Infatti, ai tempi dei nostri avi, quando il gas non arrivava direttamente nelle case, si vendeva la cosiddetta aria propanata ovvero una miscela di aria e propano che “annacquava” il prodotto, come ad esempio il vino delle cantine più malfamate.

Se dunque la fiamma del fornello è di colore arancione o tendente al rosso, il motivo ovviamente c’è ma è di tutt’altra natura.

Si tratta semplicemente di una non accurata pulizia e cattiva manutenzione degli ugelli.

Nel momento in cui il gas arriva al fornello, c’è un tubicino che ha proprio il compito di dare un po’ di ossigeno, per facilitare la combustione. Ecco dunque che se ci sono impurità in questo percorso, la fiamma cambia colore.

Lo stesso vale appunto per gli ugelli, magari ostruiti da residui di cibo o detergenti che non sono stati risciacquati a dovere.

Ovviamente una fiamma che non brucia a dovere diminuisce la sua efficienza e porta a consumare di più.

A questo proposito però, vale la pena ricordare che il gas metano utilizzato per la preparazione dei pasti incide all’incirca per il 20% sul costo totale addebitato in bolletta. È bene dunque prestare attenzione ed evitare lo spreco di gas.

Cosa consuma più gas in casa

Il consumo di gas che, per costo e quantità di impiego, più incide in fattura a fine mese è senza dubbio quello legato al riscaldamento dell’abitazione.

Segue quello per la produzione di acqua calda sanitaria e, solo all’ultimo posto, si colloca il gas utilizzato per la preparazione dei pasti.

Specificato questo, è chiaro che cercare di risparmiare facendo cuocere la pasta nell’acqua calda a gas spento o altri escamotage di questo genere è non solo irrisorio, dal punto di vista della spesa, bensì rischia di diventare anche ridicolo.

Ciò su cui invece è bene lavorare, per evitare spreco di gas e aumentare il risparmio in bolletta, riguarda sicuramente il consumo di metano per riscaldare la casa.

In questo caso, avere le giuste informazioni a portata di mano significa davvero fare la differenza.

Ad esempio, è bene sapere che ogni grado in più di temperatura impostata per la temperatura interna incide per il 6% sulla bolletta finale.

Questo inverno dunque il consiglio è di non superare i 19°C durante il giorno, anche meno per la notte.

In secondo luogo, scegliere di installare una caldaia a compensazione significa risparmiare circa il 30% sui consumi.

Anche infissi e porte nuove possono celare spifferi, come ad esempio la porta d’ingresso. Nel dubbio, è sempre bene posizionare un paraspifferi sul pavimento.

I termosifoni non devono risultare coperti ed è consigliabile inserire dei pannelli isolanti, se il muro, su cui sono posizionati, dà verso l’esterno.

Ecco un approfondimento su come dimezzare le bollette, riducendo i consumi per il riscaldamento dell’abitazione.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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