Stop al cashback di stato: un flop annunciato!

Il cashback di stato è un'iniziativa del precedente governo Conte per invogliare gli italiani all'acquisto presso i negozi fisici, e per limitare la circolazione del denaro contante. Con le ultime novità sul Recovery Plan, sappiamo che il cashback terminerà questa estate, non sono stanziati fondi per un rinnovo con il governo Draghi.

Image

Il cashback di stato si sta rivelando un flop: potrebbe essere messo in pausa a luglio. Questo perché, secondo l'ultimo Recovery Plan, nulla fa presupporre che venga rinnovato ulteriormente. Per chi non lo conoscesse, il cashback di stato ha l'obiettivo di ridurre in qualche modo l'utilizzo del denaro contante in circolazione.

L’obiettivo dello stato è quello di limitare l'uso del contante per rendere i pagamenti tracciabili, attraverso metodi di tipo elettronico. Il cashback di stato, inserito in una più alta ampia lotta all'evasione fiscale, è stato un incentivo agli acquisti anche per tutto il periodo segnato dell'emergenza sanitaria.

Eppure non verrà rinnovato, secondo le ultime disposizioni del Recovery Plan del governo. Si parla di flop, perché la fine è prevista per luglio 2021. Il cashback di stato ha permesso a molti italiani di effettuare spese, purché tracciabili, e di ottenere un piccolo rimborso del 10%. Ricordiamo anche che l’iniziativa dà accesso ad un montepremi finale di 1.500 euro.

Flop cashback di stato: il pensiero dei cittadini

Per applicare il cashback di stato, che è stato introdotto dal governo Conte nel 2020, si prevedeva comunque un investimento di almeno 4,75 miliardi di euro, la cui copertura era ipotizzata cn il Recovery Fund dall'Europa, o in qualche modo dalle casse dello stato.

Nonostante la grande pubblicità con cui questo cashback è stato promosso, sembra che fra gli italiani non abbia sortito l'effetto sperato. Basta pensare che sono stati pochissimi effettivamente i cittadini ad utilizzarlo per i propri acquisti, da Natale 2020 ad oggi.

Ricordiamo che la partecipazione o da parte del cittadino ha una reale prospettiva di guadagno nel rientro delle spese, del 10%, con un minimo di 50 operazioni. Una sorta di rimborso sulle spese effettuate. Calcolando che non tutti riescono a raggiungere tale soglia per accedere alla riduzione, soprattutto in un periodo di crisi economica come quello attuale, va anche considerato che si tratta di una quota davvero minima.

Gli italiani non hanno apprezzato questo genere di misura, che il governo ha preso principalmente per la lotta all'evasione fiscale. Oltre a questa misura ricordiamo che l'anno scorso è stata introdotta in tal senso anche la lotteria degli scontrini.

Flop cashback di stato: nessun acquisto online

In ogni caso, il cashback è stato promosso non solamente per evitare l'evasione fiscale, incentivando gli acquisti tramite pagamento tracciabile, ma è stato introdotto anche per promuovere gli acquisti presso negozi fisici. Una limitazione particolare di questa misura infatti prevede proprio che le 50 transazioni vengano raggiunte unicamente tramite il pagamento di prodotti o servizi comprati sul posto, in negozi fisici.

Sono stati del tutto esclusi quindi dall'iniziativa i negozi virtuali, gli e-commerce e le vendite on-line, nonostante siano andate per la maggiore dallo scoppio della pandemia. I cittadini italiani infatti hanno dovuto adeguarsi alle limitazioni agli spostamenti, anche nelle scelte di acquisto, optando per siti online con elevata frequenza.

Acquistare on-line è diventata un'abitudine sempre più frequente, un po' per la crescente digitalizzazione dei sistemi, un po' per venire incontro alle nuove esigenze in periodo di emergenza sanitaria. Risulta evidente a questo punto come i cittadini abbiano ritenuto per la maggior parte dei casi limitante non poter acquistare tramite cashback anche on-line.

Cashback di stato: l'opinione degli esercenti

Uno dei motivi che sta dietro al flop totale del cashback di stato è legato strettamente all’erogazione dei beni e dei servizi da parte dei commercianti. I venditori hanno preferito scegliere di non aderire, soprattutto perché questo avrebbe comportato una spesa in più per il negozio o l'attività coinvolta.

I cittadini hanno scelto in maggioranza di non aderire all’iniziativa, in larga misura, per motivi di complessità delle procedure di registrazione e per le limitazioni stesse dell'iniziativa. Ma è anche vero che spesso gli italiani si sono trovati in situazioni in cui i pagamenti non erano tracciabili dall'applicazione utilizzata.

Il motivo è semplice: quando il cittadino acquista da un negozio a un esercente che non aderisce al cashback, perde completamente la possibilità di registrare il pagamento nell'applicazione dell'iniziativa.

Ricordiamo che per partecipare al cashback di stato, ormai considerato dai più un flop, era necessario inizialmente scaricare l'applicazione “IO”, registrandosi attraverso dati di identità elettronica, e utilizzare un codice SPID fornito da enti convenzionati come le poste.

Per chiedere il rimborso è obbligatorio inoltre registrare i propri dati e tutti gli estremi con cui svolgono i pagamenti elettronici. Un’organizzazione parecchio complessa per molti, che hanno preferito non aderire all’iniziativa.

Il cashback di stato è un flop: la rabbia dei commercianti

L’iniziativa del governo precedente è stata un flop, almeno da quello che emerge negli ultimi mesi, e le attuali disposizioni emerse con il Recovery Plan del governo Dragh, dimostrano che non c'è la volontà di continuare nella direzione di questa iniziativa.

Da un lato va anche considerata la rabbia degli esercenti e dei commercianti che, per tutto il periodo dallo scoppio della pandemia ad oggi, non hanno potuto ricevere le stesse entrate economiche degli anni precedenti, a causa delle limitazioni agli spostamenti, le chiusure e la conseguente crisi economica.

I commercianti hanno espresso più volte disappunto verso le iniziative dello stato per la lotta all'evasione fiscale, come il cashback o la lotteria degli scontrini. Ma va ricordato che moltissime attività hanno deciso di ignorare anche le sanzioni previste in caso di mancato aggiornamento dei sistemi di cassa per erogare questi servizi dello Stato.

Questo perché la rabbia accumulata dai commercianti è stata veramente troppa. Dover pagare una tassa in più per poter aggiornare i sistemi di cassa per queste iniziative è stato visto come un ulteriore danno verso questi settori.

Flop cashback di stato: le iniziative per la lotta all’evasione fiscale

Attualmente uno dei primi punti importanti che il governo vuole perseguire è quello di lottare contro l'evasione fiscale, sempre più elevata nel nostro paese. Anche le iniziative come la lotteria degli scontrini e il cashback di stato hanno seguito questa direzione, con maggiore importanza per le transazioni elettroniche per i pagamenti, e una limitazione nell'uso del denaro contante in circolazione.

L'iniziativa non ha dato i risultati sperati, proprio perché moltissimi cittadini hanno deciso di non aderire e i commercianti hanno evitato di partecipare aggiornando le proprie casse. Possiamo riassumere, tra i motivi del flop, che l'iniziativa per i commercianti è stata ritenuta impopolare, mentre per i cittadini il guadagno era veramente basso.

Con il Recovery Plan comunque ci sarà una vera e propria riforma fiscale, che a quanto sappiamo inizierà dal cambiamento della tassa sui redditi da lavoro, l'IRPEF. Sappiamo che con le recenti disposizioni si cercherà comunque di limitare l'evasione fiscale, ma si preferisce eliminare le misure come il cashback nei mesi a venire.

Guerra al contante e cashback di stato

L'evasione fiscale in Italia è alle stelle, negli ultimi anni più di prima. Di fatto si preannuncia una vera e propria guerra al contante, ma le polemiche non mancano. Soprattutto attorno alla tutela della privacy, verso i dati che i cittadini hanno ceduto e potrebbero cedere iscrivendosi alle iniziative come quelle promosse dallo stato.

C'è chi critica Infatti questo modo di controllare i dati dei cittadini per combattere l'evasione fiscale, ma nonostante questo comunque, autorizzare la cessione delle proprie informazioni ai fini fiscali può garantire l'accesso ad alcune agevolazioni o ai ristori.

Non è mancata anche l'ironia sulla questione, e c'è chi ha definito l'Italia come una repubblica fondata sul cashback di stato. Di fatto si può dire che sono pochissime le persone che realmente hanno trovato utile o remunerativo prendere parte all’iniziativa per ricevere delle percentuali di sconto sulle proprie spese.

Il Recovery Plan abolisce il cashback: è definitivo

In ogni caso il cashback di stato non è ben visto dall’attuale governo, e con il Recovery Plan non è stato chiesto il finanziamento all'iniziativa. Ricordiamo che la misura ha avuto un picco durante le vacanze di Natale, coprendo gli acquisti e le spese per le festività natalizie.

Con il Recovery Plan il governo ha richiesto dei fondi all’Europa per la ripresa dell'economia italiana, e nel testo non ci sono chiari riferimenti al rinnovo dell’iniziativa.

Il cashback sta andando verso il termine, a meno che non vengono stanziati fondi statali per recuperare i mancati introiti con il Recovery Plan. La conseguenza comunque di questa scelta sarebbe una dispersione delle risorse non condivisa dai più. E gli italiani si chiedono cosa aspettarsi per il futuro per quanto riguarda la nuova lotta all'evasione fiscale.