Immaginate di scegliere fra le seguenti alternative di portafoglio (prima esaminate entrambe le decisioni, poi scegliete l’opzione preferita).
Decisione 1. Scegliere fra le seguenti:
a. Un guadagno sicuro di 240 $
b. 25% di probabilità di guadagnare 1000$ e 75% di probabilità di guadagnare nulla
Decisione 2. Scegliere fra le seguenti:
c. Una perdita certa di 750$
d. 75% di probabilità di perdere 1000$ e 25% di probabilità di perdere nulla
Dalla ricerca dell’israeliano premio Nobel dell’economia Daniel Kahneman e Amos Tversky (1986, da cui è tratto l’esempio qui sopra) emerge che, nel primo caso, la maggioranza fa una scelta di avversione al rischio a fronte di un guadagno minore ma certo (nella decisione 1, l’84% ha scelto il portafoglio A e il 16% l’opzione B). Nel secondo caso, invece, la maggioranza fa una scelta di rischio, piuttosto che aver la certezza di una perdita (nella decisione 2, l’87% ha scelto il portafoglio D e il 13% il portafoglio C).
Il portafoglio preferito, fanno notare i due autori della ricerca, è dominato da quello scartato.
Che peso avrà l’attitudine psicologica sopra descritta nella scelta fra il rendimento sicuro del 2.5% a scadenza ora offerto dai Titoli di Stato USA a 2 anni e l’incertezza dei rendimenti del mercato azionario americano? Alla chiusura di venerdì, l’indice S&P500 è a -0.38% da inizio anno, dopo un percorso abbastanza avventuroso: i mal di pancia del -11.84% in 7 giorni tra gennaio e febbraio. Il recupero in ottovolante del 10.62% tra il minimo del 9 febbraio e il massimo del 13 marzo. Il colpo di nausea dopo la frenata da -8.85% dal massimo del 13 marzo al minimo del 2 aprile. Il sollievo illusorio del +6.4% dal minimo del 2 aprile al massimo del 18 aprile. La successiva scivolata da -4.5% dal 18 aprile al 3 maggio, giovedì scorso, minimo da cui è iniziato un nuovo tentativo di recupero.