5 trend strutturali post pandemia nel risparmio gestito!

I gestori patrimoniali hanno superato gli shock del 2020. Ora devono affrontare cinque tendenze strutturali che rimodelleranno il risparmio gestito europeo. Per vedere quali siano ci facciamo aiutare da McKinsey, la nota società di consulenza, che ha recentemente fotografato la situazione nel loro usuale report sull'asset management continentale.

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I gestori patrimoniali hanno superato gli shock del 2020. Ora devono affrontare cinque tendenze strutturali che rimodelleranno il loro ambiente operativo.

Per vedere quali siano ci facciamo aiutare da McKinsey, la nota società di consulenza, che ha recentemente fotografato la situazione nel canonico report sull'asset management continentale.

Questo report è molto utile perché fotografa bene quali siano i trend strutturali dell'industria del risparmio gestito, che in fin dei conti tiene nelle proprie mani il risparmio italiano ed europeo.

Sapere cosa pensano, come lo pensano, ed a cosa portino questi pensieri per gli strategist del risparmio serve a capire dove va il mondo o, almeno, a vedere come gli indirizzi di quest'ultimo veicolino le scelte dei professionisti del risparmio.

La depressione economica da pandemia

Nel 2020, la tragedia umana della pandemia COVID-19 ha innescato una flessione economica globale che è stata più acuta - all'inizio - della Grande Depressione, ma ha rapidamente toccato il fondo. Anche i mercati finanziari globali hanno fatto un giro sulle montagne russe.

Per l'industria europea della gestione patrimoniale, l'anno ha portato improvvisi shock e sfide che hanno accelerato ampie ondate di cambiamento nei mercati, nei clienti e nelle operazioni.

Anno difficile per l'economia globale nel 2020; l'industria del risparmio gestito ha comunque mostrato ampie capacità di recupero nello stesso periodo.

Verso la fine di marzo 2020 si è assistito al picco di volatilità ed incertezza, con perdite parecchio sostenute ovunque.

Nell'arco di poche settimane, gli investitori hanno spostato enormi quantità  di denaro dalle attività maggiormente a rischio a quelle comunque definite "safe asset", quindi più sicure; il riscatto di denaro degli investitori europei è stato pari a più di 100 miliardi di euro nel Q1 2020.

Per fortuna, i mercati europei hanno dimostrato un'insolita capacità di rapida ripresa. Nella rimanenza dell'anno, i flussi di denaro al netto verso le attività a lungo termine si sono ripresi in modo importante; ogni trimestre è stato superiore al medesimo periodo dell'anno precedente.

L'economia ha faticato a riprendersi mentre i mercati finanziari rimbalzavano

La pandemia ha pesato sull'attività economica, causando recessioni e alta disoccupazione in tutto il mondo.

La flessione economica dell'Europa è stata mitigata da un sostegno governativo senza precedenti per ampi piani di ripresa e resilienza, ma il blocco europeo è scivolato di nuovo in recessione nel maggio 2021, ampliando il divario tra mercati finanziari lungimiranti e un'economia reale stagnante.

Al contrario, i mercati azionari si sono ripresi rapidamente dai minimi di marzo 2020, e alcuni hanno raggiunto nuovi massimi.

Le successive ondate della pandemia in Europa hanno aumentato la volatilità del mercato, ma il sentimento degli investitori è stato sostenuto dal basso livello dei tassi di interesse, dagli stimoli fiscali e monetari in corso e dal numero crescente di vaccinazioni, quindi le valutazioni rimangono alte. Tuttavia, la dispersione tra settori e industrie sta complicando la gestione attiva del portafoglio.

Più volatilità del mercato, più cambiamenti nel mix di prodotti e nelle asset class

Le strategie attive hanno rappresentato l'80% degli AUM del settore europeo l'anno scorso, pari al 32% dei flussi netti.

Tuttavia, a differenza delle crisi precedenti, in cui gli investitori hanno sproporzionatamente tirato fuori la liquidità dalle azioni, il momentum dei flussi questa volta si è spostato in direzione sia del mercato monetario che dei prodotti azionari attivi, rappresentando il 37% dei nuovi flussi netti totali, in aumento rispetto al 16% dell'anno precedente, cioè il 2019.

La domanda di fondi azionari nel corso dell'anno, rafforzata dalla prolungata politica monetaria di sostegno in Europa e dallo slancio dei mercati in crescita, ha più che compensato i deflussi azionari del primo trimestre.

Allo stesso tempo, ciò che normalmente è considerato come una classe rifugio, come il reddito fisso attivo, ha visto meno denaro rispetto al 2019, in larga parte il risultato dei deflussi realizzati nel primo trimestre.

Sul lato passivo, l'AUM ha chiuso l'anno circa il 10% in più, con una crescita del flusso netto dell'8%, il secondo aumento più grande tra tutte le asset class.

Complessivamente, il 2020 ha visto per la terza volta di fila crescita a due cifre di quanto denaro sia stato spostato verso i prodotti passivi. Ciò li ha resi circa il 15% degli AUM totali, terzi tra le classi di attività più importanti (ovviamente dopo il reddito fisso gestito in maniera attiva e l'azionario della stessa categoria).

Nonostante la volatilità e le opportunità offerte dai mercati finanziari nel 2020, i gestori attivi non hanno potuto sfruttare appieno la loro forza: nel reddito fisso, la gestione attiva ha avuto la meglio su quella passiva solo nel reddito fisso statunitense, mentre sono rimasti indietro nel reddito fisso globale ed in quello europeo.

Quadro misto presente anche sul versante azionario. Si è avuta una sovraperformance dei gestori attivi nelle small cap azionarie americane e in Asia-Pacifico, escluso il Giappone. Gli stessi hanno sottoperformato nelle large cap azionarie statunitensi e nelle large cap mondiali.

A nostro avviso, il contesto per gli asset manager europei è ora caratterizzato da cinque tendenze strutturali. Alcune di queste tendenze sono di vecchia data, mentre altre sono emerse di recente; tutte stanno accelerando o avendo un impatto maggiore a causa della pandemia, comunque.

Politica monetaria allentata

La politica accomodante delle banche centrali ha prevalso sin dalla crisi finanziaria, ed è stata ulteriormente allentata nel Q1 2020, quando è esplosa la COVID-19.

Tuttavia, l'impatto incrementale di questa politica è stato limitato, dato il livello già basso dei tassi. Inoltre, le risposte fiscali in Europa fino ad oggi sono state insufficienti a prevenire una recessione, e i partecipanti ai recenti sondaggi di McKinsey sull'impatto della COVID-19 non si aspettano una vera ripresa in Europa prima del 2023.

L'opinione condivisa dagli esperti economici è che la BCE vorrà vedere le prove di una ripresa sostenuta prima di prendere in considerazione un inasprimento della politica monetaria, e quindi è probabile che i tassi di interesse bassi durino per un futuro prevedibile.

Un periodo prolungato di politica monetaria facile continuerà probabilmente a sostenere i mercati azionari mentre sopprimerà i rendimenti del reddito fisso, in particolare in vista dei programmi di acquisto di asset della BCE. Come conseguenza, le società di gestione patrimoniale probabilmente vedranno un ulteriore calo di interesse per il reddito fisso tra investitori al dettaglio.

Intervento del governo

Nella crisi finanziaria della fine degli anni '10 di questo secolo, le banche centrali sono state i primi promotori della ripresa finanziaria, ma durante la crisi da COVID-19, i ministeri delle finanze dei paesi hanno fornito ulteriori stimoli fiscali.

Si prevede che i deficit pubblici cresceranno nell'Unione Europea fino al 95% del PIL entro la fine del 2021, un aumento a due cifre dall'inizio della pandemia COVID-19.

In parte, questa spesa è stata necessaria per garantire la liquidità a breve termine per aiutare le imprese e persino interi settori a sopravvivere.

Poiché le regole fiscali del Patto di stabilità e crescita dell'UE sono state temporaneamente sospese, l'intervento pubblico dovrebbe rimanere ad un livello elevato e dovrebbe diventare una forza chiave dietro la ripresa.

Gli stimoli fiscali in corso per mitigare l'impatto economico plasmeranno il futuro ciclo economico, a seconda del grado di diffusione del virus e dell'intensità delle chiusure, delle preesistenti misure di sostegno sociale e aziendale già in atto e della struttura dell'economia.

I gestori patrimoniali devono conseguentemente valutare le potenziali conseguenze, compresi i possibili aumenti del controllo statale delle aziende, quando sviluppano le strategie di portafoglio.

Un focus sull'ESG

Governi e aziende in Europa si sono sempre più concentrati sugli investimenti sostenibili; questo per rispondere agli investitori in merito all'ottimizzazione di rischio e rendimento, e ad una società sempre più preoccupata degli aspetti ambientali e sociali degli obiettivi di investimento.

L'Europa presenta parecchi più prodotti considerati "sostenibili" di qualunque altro settore di risparmio gestito nel mondo; il volume delle obbligazioni ESG in Europa è il doppio di quello dell'America e dell'Asia uniti.

Tuttavia, pensiamo che la ricostruzione economica necessaria - una volta che la pandemia finirà - fornirà un momento particolare, ovverosia gestori patrimoniali che potranno mostrare la loro capacità di guidare l'Europa verso un percorso ancora più green ed una sempre migliore e maggiore sostenibilità.

A supporto di questo discorso giova ricordare la significativa quota di investimenti verdi e digitali nei PNRR degli stati membri dell'Unione Europea.

Una maggiore attenzione all'ambiente, alla responsabilità sociale e alla sostenibilità generale aggiungerà una nuova dimensione alle valutazioni degli investitori sui loro profili di rischio/rendimento e sui loro obiettivi, offrendo ai gestori patrimoniali opportunità per nuovi prodotti e soluzioni.

Questo sviluppo accelererà ulteriormente una volta che l'intervento governativo previsto avrà avuto un impatto economico favorevole.

Passaggio al digitale

L'ambiente attuale sta spingendo all'innovazione dei modelli operativi delle aziende. Il passaggio al lavoro a distanza e altri cambiamenti nelle pratiche di lavoro potrebbero essere solo l'inizio di una disruption tecnologica su vasta scala.

Alcune tecnologie - le videoconferenze, per esempio - si sono diffuse durante la pandemia. Le tecnologie erano disponibili prima della COVID-19, ma hanno preso piede perché il distanziamento fisico e altre misure di salute pubblica hanno fornito una dimostrazione convincente delle necessità e dei benefici di tali tecnologie.

Tuttavia, mentre gli asset manager hanno rapidamente abbracciato le tecniche a distanza come necessità, alcune aziende leader hanno iniziato a richiamare i loro dipendenti in ufficio, lasciando il futuro del lavoro a distanza in sospeso.

La pandemia ha anche innescato un cambio di passo nell'atteggiamento dei clienti verso le piattaforme digitali. In Europa, l'adozione digitale di tutti i prodotti bancari è balzata dal 55 al 77% durante la COVID-19, secondo secondo un sondaggio di McKinsey sul sentimento digitale.

Le aziende di tutti i settori dovranno adattarsi a questi accelerazione dei cambiamenti di comportamento.

Mentre i canali digitali non sono nuovi, la COVID-19 ha aumentato il comfort di consumatori e dipendenti con gli strumenti e il lavoro a distanza a un punto tale che ha il potenziale di sconvolgere l'economia globale.

A sua volta, il passaggio al digitale può aumentare l'incertezza nei mercati azionari attraverso una dispersione settoriale accelerata in cui le aziende tecnologiche estendono i loro vantaggi e le industrie con bassi tassi di adozione digitale rimangono indietro, richiedendo ai gestori patrimoniali di regolare le loro partecipazioni di portafoglio in favore delle aziende più dinamiche.

Regionalizzazione dell'economia

Dopo decenni di continua salita, globalizzazione ed espansione commerciale sembrano aver raggiunto un picco. Il commercio interregionale è aumentato del 6% nei quattro anni dal 2008 al 2012, ma da allora è diminuito del 4%.

Questo cambiamento ad U è stato incoraggiato da un aumento delle istanze di nuove barriere al commercio. La pandemia ha rinforzato l'aumento di queste tendenze, proprio come fece la Grande Recessione.

Le misure per combattere la COVID-19, in combinazione con le restrizioni al commercio, hanno portato a un forte calo dei flussi commerciali globali, e ad un aumento dell'utilizzo di approvvigionamenti e risorse locali, questo per ripristinare la resilienza degli approvvigionamenti stessi e garantire la continuità dell'operato economico.

In linea con quanto appena esplicitato, cioè la riduzione dei flussi del commercio, questa improvvisa regionalizzazione può imporre effetti secondari sui flussi finanziari.

I gestori patrimoniali dell'Europa occidentale possono aspettarsi sfide crescenti nelle iniziative interregionali, derivanti dalla regolamentazione specifica del paese e della regione.

Inoltre, le diverse evoluzioni demografiche e le aspettative degli aspettative degli investitori, insieme ai requisiti specifici del paese, aumenteranno la pressione sui gestori per offrire prodotti più localizzati e mirati.