Disturbi del sonno tra principali cause dell’alzheimer, uno studio lo rivela

Ora più che mai dormire bene è essenziale: uno studio rivela come i disturbi del sonno siano legati allo sviluppo dell'Alzheimer.

L’Alzheimer è una malattia che spaventa la maggior parte della popolazione: dimenticare la propria vita, i propri affetti, e perdere lentamente ogni tipo di autonomia è un incubo per chiunque inizi ad affacciarsi alla vecchiaia, ma non solo.

L’Alzheimer fa paura anche perché, al momento attuale, sono ancora molte le cause di questa malattia a sfuggire agli studiosi, per cui non è dato sapere se si è a rischio o meno.

Ora però, un nuovo studio dell’Università di Torino sembrerebbe gettare nuova luce sugli sviluppi di questa malattia.

Alzheimer e disturbi del sonno: come e perché sono collegati

Lo studio in questione è stato portato avanti con successo dalla sinergia fra l’Università di Torino e il Centro di medicina del sonno dell’ospedale Molinette, all’interno della Città della salute del capoluogo piemontese.

Da tempo erano infatti noti gli effetti che l’Alzheimer può avere sul riposo notturno. Chi soffre di questa patologia, infatti, spesso confonde i periodi di sonno e veglia, passando anche il 40% delle ore notturne in stato di veglia.

L’insonnia, se associata alla demenza, può anche spingere il malato a girovagare durante la notte, con conseguenti pericoli alla sua incolumità fisica e peggiorando notevolmente la qualità di vita delle persone che se ne occupano o vivono con lui.

Tuttavia, un recente studio ha confermato alcune teorie che vedevano nella deprivazione del sonno e nella sua scarsa qualità una causa, e non soltanto una conseguenza, dell’Alzheimer.

I ricercatori torinesi, infatti, hanno preso in considerazione una colonia di topi geneticamente predisposti al deposito della proteina beta amiloide, ovvero quella che, diffondendosi e depositandosi lungo le connessioni neurali, provoca lo sviluppo dei sintomi.

I topi sono stati sottoposti ad alcuni test, nei quali i ricercatori interrompevano frequentemente il sonno degli animali, anche se soltanto per brevissimi periodi, senza cioè modificando il tempo totale del sonno.

Gli esperimenti sono andati avanti per un mese, che in proporzione corrisponde circa a tre anni di vita per un essere umano, permettendo quindi di osservare gli effetti sul lungo periodo.

Ebbene, il risultato ha confermato le ipotesi precedenti, dato che il sistema glinfatico degli animali, ovvero quello che è responsabile dell’eliminazione delle sostanze di scarto nel cervello (tra cui la proteine beta-amiloide) si è mostrato decisamente compromesso.

In questo modo, nei topi predisposti, l’accumulo della proteina responsabile dell’Alzheimer è stato direttamente collegato ad una cattiva qualità del sonno e ai suoi disturbi.

Leggi anche: Come la tecnologia può aiutare i pazienti con l’alzheimer: 10 strumenti utilissimi

Come funziona il sistema glinfatico e perché il sonno è essenziale

Che dormire bene sia necessario alla nostra salute è cosa nota, ma in pochi sanno quali sono le cause biologiche di questo legame.

Tutto il nostro corpo, infatti, utilizza il sistema linfatico (quello dei linfonodi) per espellere le sostanze di scarto presenti nel nostro organismo, ovvero le scorie del metabolismo cellulare (il processo che avviene in ogni cellula sia per produrre energia, sia per velocizzare reazioni fondamentali per la nostra sopravvivenza).

Tuttavia, il cervello non può farvi ricorso, dato che è isolato dalla barriera ematoencefalica. Anche qui, però, avvengono reazioni che provocano il rilascio di scorie, che come tali vanno eliminate.

Per fare questo, utilizza un altro sistema, quello glinfatico, che ha esattamente le stesse funzioni di quello linfatico.

Il sistema glinfatico, però, richiede una quantità di energia estremamente superiore, per cui non sarebbe possibile per il corpo attivarlo e allo stesso tempo rimanere in stato cosciente.

Ecco perché il sistema glinfatico lavora solo durante il sonno: un sonno disturbato non ne permette dunque un funzionamento ottimale, e causa l’accumulo di scorie nel cervello che, a lungo andare, possono comprometterlo seriamente.

Leggi anche: Alzheimer: la malattia di Lucia Zagaria, la moglie di Lino Banfi appena scomparsa

Margherita Cerri
Margherita Cerri
Redattrice, classe 1998. Appassionata di letteratura e di scrittura, mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sul rapporto fra Italo Calvino e il gruppo Oulipo. Dopo alcune esperienze come aiuto bibliotecaria e insegnante, ho svolto un periodo di studio a Parigi, e infine mi sono unita a Trend Online tramite uno stage curriculare. Scrivo principalmente di cinema, spettacolo, attualità e viaggi. Motto: Qualunque cosa sogni d'intraprendere
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
764FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate