Doping e tumori, la morte di Vialli riapre il dibattito: esiste una correlazione?

Le parole di Dino Baggio sulla morte di Vialli hanno riaperto un dibatto sulla relazione fra calcio, tumori e doping. Ecco il parere degli esperti.

La morte di Gianluca Vialli è stata sicuramente un duro colpo per tutto il mondo dello sport, e per il calcio in particolare. Della sua scomparsa è tornato a parlare il calciatore Dino Baggio, che ha prospettato uno scenario decisamente inquietante, che ha riaperto il dibattito sui legami fra calcio, doping e tumori.

Vediamo allora qual è la posizione della medicina al riguardo, e perché anche Baggio adesso teme per la propria salute.

Calcio, tumori e doping: le rivelazioni di Dino Baggio

Dino Baggio non ha mai nascosto i numerosi timori per la sua salute che lo attanagliano da quando ha smesso di giocare, ed è tornato a parlarne, in un’intervista al Corriere del Veneto, in occasione della morte dell’ex compagno Gianluca Vialli, anche lui ex calciatore, morto recentemente di tumore.

Baggio ha infatti rivelato che, durante la sua attività di calciatore, i medici erano soliti prescriverli numerosi integratori, anche se tutti leciti e che non hanno mai causato alcun problema con l’anti doping, e che ora Baggio sembra collegare ai numerosi tumori nel mondo del calcio.

Tuttavia, i dubbi del calciatore restano, dato che non si sarebbe trattato di sostanze naturali, il cui effetto a lungo termine non è ancora stato studiato. Inoltre, un altro aspetto che ha inquietato per anni il calciatore, sono i diserbanti e gli altri prodotti utilizzati per l’erba dei campi da gioco che, secondo quanto dichiarato da Baggio, avrebbe avuto un “odore strano”.

Baggio ha poi aggiunto:

Non sto accusando nessuno ma ho il terrore di stare male e di fare la fine di alcuni colleghi. Penso alle morti per tumore e leucemia di Gianluca (Vialli, ndr) o di Sinisa (Mihajlovic, ndr) ma non solo. Ci sono stati giocatori uccisi dalla Sla come Borgonovo o Signorimni. Come mai queste malattie colpiscono tanti ex atleti?

I dubbi di Baggio, che ha mostrato quindi di avere una grande paura dopo la morte di Vialli, hanno riaperto un dibattito di lunga data sui legami fra calcio, doping e tumori, a cui la medicina a cercato di dare una risposta.

Doping e tumore: la risposta dei medici

Sebbene non ci siano al momento prove scientifiche del legame diretto fra l’insorgenza di cancro e l’uso di doping, è innegabile che le sostanze dopanti, e in particolare quelle usata in passato, possano aumentare il rischio di sviluppare un tumore.

In particolare, l’assunzione di testosterone, ormoni della crescita (GH) e sostanze analoghe come anabolizzanti, hanno una correlazione con il cancro alla prostata e ai testicoli.

Meno netta è invece l’associazione con il tumore al fegato. Il grande problema di questi studi è soprattutto il fatto che questo tipo di effetti collaterali non si sviluppa nell’immediato, ma insorge nel lungo periodo, talvolta anche nell’ordine dei vent’anni.

Detto questo, bisogna anche ricordare i dati emersi dal primo processo per doping in Italia, conclusosi nel 2007 e che decretò che la Juventus aveva perpetrato una vera e propria frode sportiva.

Analizzando le cartelle mediche di 24 mila calciatori di Serie A, B, e C in attività fra il 1960 e il 1996, nel 2005 emerse infatti che di 350 calciatori morti per malattia, 9 morirono di tumore al pancreas (contro i 5 attesi a livello statistico); 9 furono anche i morti per carcinoma al fegato (contro i 4,8 attesi) e sempre 9 per leucemia (contri i 5,08 attesi).

Sempre nel 2005, l’incidenza dei morti per Sla fra i calciatori era 12 volte superiore alla media nazionale, e nel 2018 la possibilità di morire per Sla fra i calciatori è stata dichiarata doppia rispetto alla popolazione in generale.

Sembra quindi giunto il momento di operare un’indagine su vasta scala, che coinvolga in profondità il mondo del calcio e delle istituzioni, per intervenire su una piaga che ormai non è più possibile ignorare.

Leggi anche: Allarme dei medici: in aumento le diagnosi di tumore. Ma alcuni si possono prevenire

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