Sanità in Italia, liste di attesa shock e allarme pediatri. E non è la più malata di tutte

Sanità malata in Italia, è allarme pediatri su tutto il territorio e le liste di attesa sono scioccanti. Ma per l'OCSE c'è di peggio. Classifica.

La puntata di Numeri di SkyTg24 del 29 marzo rappresenta un’amara constatazione di quanto la sanità pubblica italiana sia malata e di quelle che sono le liste di attesa nel nostro Paese.

Si tratta di tempi di attesa lunghissimi, in primis per quanto riguarda esami medici e operazioni.

È l’Ocse che ha proceduto con un confronto, a livello internazionale, tra le sanità di vari Paesi, prendendo come esempi di riferimento alcune tipologie di interventi e operazioni.

Eppure, nella classifica Ocse, la sanità italiana non è tra quelle più “malate” di tutte. C’è perfino chi sta peggio.

Incredibile ma vero? Ecco perché.

Liste di attesa sanità: è allarme pediatri

Chi vive in Italia lo sa. Oramai avere una prestazione medica erogata dal servizio sanitario nazionale è diventata un’utopia. Tempi di attesa infiniti e, tra l’altro, con la prescrizione che ha validità di sei mesi, spesso si deve tornare a casa senza nulla di fatto, perché comunque non è possibile prenotare oltre questo lasso di tempo.

Carenza di pediatri, a oggi i dati parlano di 1.400 pediatri di base di libera scelta mancanti. E si tratta purtroppo di dati destinati a salire, dal momento che si prevede, entro il 2025, che la carenza sarà di circa 3.300 pediatri, considerando che ogni medico non può accettare più di 880 pazienti (+120 neonati).

In molte regioni e aree urbane, la difficoltà è ormai tangibile, tanto è che si è provveduto a innalzare il numero di assistiti, arrivando ben oltre quello previsto e sfiorando i 1.300-1.400 bambini per ogni pediatra.

Si possono ben immaginare quali che siano le ripercussioni a livello di viste, appuntamenti e prestazioni, soprattutto considerando che si tratta di piccoli pazienti che spesso hanno bisogno in urgenza di una soluzione per il proprio problema di salute.

Ma c’è di più. La carenza si fa sentire in particolare in alcune regioni italiane e, a livello metropolitano, nelle zone più periferiche e decentrate, creando di fatto una discriminazione, a livello assistenziale, sulla base del territorio di residenza.

Grazie ad alcune “finestre” agevolate per la pensione, sono tanti i pediatri che hanno deciso di lasciare la professione appena possibile. A questo si aggiungono politiche non precise né corrette riguardanti l’assunzione di nuovo personale e a oggi la carenza di specializzandi in pediatria è tangibile.

Addirittura, su base volontaria, oggigiorno il medico pediatra può decidere di continuare a lavorare fino a 72 anni, posticipando quindi la soglia per l’età pensionabile.

L’altro problema agghiacciante è che i medici pediatrici, a livello ospedaliero, decidono sempre più spesso di lasciare il posto pubblico rassegnando le dimissioni, per esercitare nel privato.

Questo accade perché non vogliono più sottostare a turni massacranti di lavoro, nonché continue aggressioni nei pronto soccorso e, non per ultima, una retribuzione che non è paragonabile né soddisfacente come quella che ottengono esercitando la professione privatamente.

Una situazione aberrante dunque, che non solo nega il diritto alla salute ai più piccoli ma va a tutelare solo quelli che vivono in nuclei familiari economicamente benestanti.

Liste di attesa sanità in Italia: come funziona

Eppure -e in questo caso si aggiunge il danno alla beffa- secondo la classifica stilata dall’Ocse, la sanità italiana non è tra quelle peggiori.

Anzi, per alcuni tipi di intervento, come ad esempio la sostituzione dell’anca oppure un’operazione alla cataratta, l’Italia risulta essere in classifica tra i Paesi che prevedono meno giorni di attesa.

È il motivo che sta alla base di questa statistica, che fa saltare dalla sedia. Nella media Ocse infatti rientrano anche tutte le prestazioni sanitarie a pagamento.

Un’anomalia scandalosa, che infatti è subito confermata da un altro dato, che abbiamo preso in considerazione, vale a dire quello che emerge dal grafico relativo alle cure mancate.

In pratica, osservando le informazioni relative alle persone che non si sono potute curare a causa delle lunghe liste di attesa (e che non avevano i soldi per rivolgersi a professionisti privati) l’Italia è tra i peggiori Paesi in elenco, che si conclude con la Grecia e, all’ultimo posto, l’Estonia.

Spiccano invece, per maggiori possibilità di cure mediche, Paesi come l’Austria (al primo posto), Germania, Francia, Spagna.

I dati dell’indagine OCSE sulle liste d’attesa della sanità in Italia

In Italia, tra i pazienti che non hanno potuto ricevere cure mediche nonostante malati, il 20% della causa è relativo proprio all’impossibilità di prenotare in tempo una visita. L’80% delle ragioni per la mancata cura è legata invece al fatto che le prestazioni private sono comunque troppo costose.

Per quanto dunque il paziente fosse disposto a pagare, non riusciva nell’80% dei casi a permettersi di andare da uno specialista privato, per l’eccessivo costo della visita.

Prima del Covid-19, nel 2019 la percentuale di pazienti che ha dovuto rinunciare a qualsiasi tipo di cura si attestava intorno al 6,3%. Con lo scoppio della pandemia, queste percentuali sono aumentate, superando l’11% nel 2021, e assestandosi nuovamente intorno al 7% nel 2022.

Prendendo come riferimento dati del 2021, ecco qual è la ripartizione della spesa sanitaria in Italia:

  • il 75.6% resta a carico della spesa pubblica

  • il 21,8% è a carico delle famiglie

  • il 2,6% invece proviene da fondi sanitari e assicurazioni.

Insomma, un quadro desolante quanto drammatico, che resta in attesa di soluzioni urgenti.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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