Mangiare il pesce crudo è pericoloso per la salute? Ecco i rischi e i sintomi da anisakis

Il pesce crudo è una vera prelibatezza ma bisogna stare molto attenti. Il suo consumo, infatti, potrebbe essere molto rischioso per la salute perché virus, batteri e parassiti sono in agguato. Ecco tutto ciò che dovete sapere su sintomi e cure se il pesce è contaminato.

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Nelle uscite con gli amici, o nella pausa pranzo di lavoro, a volte capita di andare in ristoranti che offrono il pesce crudo. È certamente un alimento accattivante, spesso presente nei menu dei locali giapponesi e a prezzi talvolta contenuti con le formule all you can eat.

Tuttavia, la domanda sorge quasi spontanea: mangiare pesce crudo è pericoloso per la salute? Ci sono davvero dei rischi? Quali sono i sintomi di un’eventuale intossicazione dopo aver ingerito pesce crudo? Occorre fare molta attenzione, infatti, alla parassitosi da anisakis (che, sostanzialmente, è un verme lungo circa 1-3 centimetri in grado di annidarsi nello stomaco): ecco tutto quello che dovete sapere assolutamente prima di ordinare pesce crudo.

Il pesce crudo fa male?

Carpacci di tonno, di pesce spada, di salmone oppure di orata, ostriche, aragoste, gamberi, e scampi, alici marinate. Tutto il pesce, se mangiato crudo, è uno degli alimenti più rischiosi che ci siano per la salute. Perché?

Questo alimento se non viene adeguatamente sottoposto ad abbattimento potrebbe contenere parassiti dannosissimi, ma anche microorganismi poco simpatici come virus e batteri, dalla Salmonella all’Escherichia Coli. Non è affatto un caso se con la moda del sushi siano aumentate a dismisura le parassitosi da anisakis, che causa sintomi gastrointestinali ma anche pericolose reazioni allergiche.

Anisakidosi: sintomi e rischi

Se avete mangiato pesce crudo e vi sentite poco bene, è ragionevole prestare massima attenzione a tutti i segnali inviati dal vostro corpo qualche ora dopo il pasto. I sintomi causati dall’anisakis sono fondamentalmente di natura gastrointestinale: dolori addominali, nausea e vomito, ma anche sangue e muco nelle feci, diarrea, febbricola.

Dopo un paio di settimane dall’infezione, se non tempestivamente individuata, potrebbero inoltre insorgere malesseri simili a quelli del morbo di Crohn. Nei casi più gravi potrebbe addirittura perforarsi l’intestino, con necessità di un intervento medico più che rapido.

Per i più fortunati, invece, l’anisakis viene letteralmente buttato fuori poco tempo dopo averlo ingerito attraverso la tosse oppure il vomito.

Un altro problema tutt’altro che rilevante causato dei vermi di anisakis è una reazione allergica acuta con orticaria, o addirittura shock anafilattico (oltre ai sintomi gastrointestinali), dermatite, asma e congiuntivite.

La cura per l’anisakidosi

Una delle poche strade possibili per combattere e togliere definitivamente il parassita dal corpo è quella di fare una gastroscopia. In questo modo il medico potrà levare l’ospite indesiderato con l'aiuto dell’endoscopio. In alcuni casi più gravi è necessario addirittura ricorrere all’intervento chirurgico, mentre sembra funzionare anche un approccio non chirurgico con l’albendazolo, un farmaco antiparassitario.

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Come mangiare pesce crudo sicuro

Dunque, quali sono le precauzioni da adottare per mangiare pesce crudo senza incorrere in parassitosi potenzialmente pericolose? Se proprio non potete rinunciare al pesce crudo, assicuratevi che la materia prima venga “abbattuta”, ovvero congelato a determinate temperature in tempi piccolissimi. Questa operazione, per legge, deve essere fatta da tutti i ristoranti: l’alimento deve solidificarsi a -35 °C e poi venire conservato alla stessa temperatura per 15 ore, oppure a -20° per 24 ore. In alternativa, deve rimanere alla temperatura di -20 °C per 7 giorni.

Il freezer di casa, tuttavia, non raggiunge queste temperature e vi chiederete se ci sia un modo per preparare pesce crudo a casa senza correre rischi. La risposta è sì: tenete il pesce crudo in freezer ad almeno 15 °C sotto lo zero per non meno di 96 ore, se considerate che ci vuole qualche ora prima che il prodotto raggiunga quella temperatura. Un’ultima alternativa è la più semplice: cucinate il pesce (e anche i molluschi) per bene e assicuratevi che all’interno arrivino almeno 63 °C.