L’eterna polemica: il vino fa bene o male? La risposta dei medici (che sappiamo da anni)

Ecco qual è la risposta di medici e ricercatori alla domanda: il vino fa bene o male?

Negli ultimi giorni hanno fatto molto discutere alcune dichiarazioni della virologa Antonella Viola, che ha dichiarato, in modo anche piuttosto provocatorio, che “Il vino fa male alla salute. Chi beve ha un cervello più piccolo“.

Andando oltre la pioggia di polemiche di parte e non, vediamo qual è la risposta della medicina e dell’oncologia a questa eterna domanda: ma il vino, fa bene o fa male?

Il vino fa bene o fa male? Ecco la risposta all’eterna domanda

Se il vino faccia bene oppure al contrario faccia male è una domanda che ci si pone ormai da diversi anni, e che periodicamente riaffiora all’interno del dibattito pubblico.

L’ultima notizia di cronaca ad aver suscitato scalpore in tal senso viene dall’Irlanda, dove è stato deciso di inserire sulle etichette delle bottiglie di vino (ma in generale, di tutti gli alcolici) una scritta simile a quella che già si trova sui pacchetti di sigarette, in cui si comunica la pericolosità della sostanza per la salute.

Dall’Italia, il secondo produttore di vino d’Europa dietro la Francia, non si sono fatte attendere le grida di protesta, accusando di nuovo l’Europa (anche se qui, bisogna ribadirlo, si tratta di una decisione autonoma di un singolo stato) di non tutelare adeguatamente l’industria italiana, ma anche rinfacciando all’Irlanda un eccessivo allarmismo.

Il tweet di Antonella Viola nasce in questo contesto, pensato proprio per sostenere l’iniziativa irlandese e, forse, anche ad invitare l’Italia a seguirne le orme.

Al contrario, in tv e in radio si sono espressi a favore del vino esperti di vario tipo (tra cui Albano Carrisi, che a RTL si è lanciato in un’accorata difesa del vino italiano anche in quanto produttore). Del resto, non si era sempre detto che un bicchiere di rosso ai pasti aiutava la circolazione?

Certo, si è sempre detto, ma questo non significa che le cose stiano effettivamente così, come dimostrano decenni di studi e di ricerca. Al di là delle polemiche, molte delle quali piuttosto pretestuose, dirette alla persona di Antonella Viola (“accusata” di bere vino solo in ristoranti stellati), vediamo allora di capire quale sia la verità dietro le sue parole, e se le cose stiano effettivamente così.

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Vino e tumori: un legame reale?

Come hanno dimostrato decenni di ricerca, esiste una diretta correlazione fra vino (o meglio, alcol) e insorgenza di tumori. Mezzo litro di vino al giorno aumenta infatti del 50% la possibilità di ammalarsi di cancro al seno, ma non solo.

Il 12% delle nuove diagnosi di cancro nel mondo è provocato dal consumo di alcol, responsabile almeno di 60 malattie e 7 tipi di tumore, in particolare quelli legati all’apparato digerente (per cui esofago, stomaco, pancreas, fegato, intestino, ma anche colon e fegato).

Bere 4 calici al giorno raddoppia anche il rischio di sviluppare un tumore alla testa e al collo, tanto che l’alcol è responsabile del 6% di decessi a livello mondiale, 1 su 8 a causa del cancro.

La correlazione, dunque, esiste ed è ben nota, e non c’è alcuna evidenza scientifica di un vantaggio legato al consumo di alcol che possa bilanciare questo fatto.

L’alcol è inoltre estremamente calorico, per cui è anche legato a problematiche come l’obesità e il sovrappeso, e non c’è bisogno di citare alcolismo e depressione. Infine, l’alcol riduce le difese immunitarie, rendendo l’organismo più debole e soggetto ad infezioni.

Dunque, l’unico motivo legittimo per bere vino (e così ogni tipo di alcol) è il piacere. Il vino va bevuto perché piace, consapevoli di tutti i rischi che questo piacere comporta (esattamente come fumare una sigaretta o uno spinello, ma anche per determinati tipi di cibo).

Come non si è registrata una diminuzione dei fumatori con l’avvento delle confezioni del tipo “Il fumo uccide” è difficile pensare che ci sarà una diminuzione dei consumatori di vino con delle etichette simili, ma allo stesso tempo è necessario informare i cittadini dei rischi reali, combattendo fake news e una pseudo scienza popolare che ha ancora troppa voce in capitolo, soprattutto nel nostro paese.

Alla fine, come per ogni cosa, la scelta definitiva resta al singolo, al quale però le istituzioni non possono negare una corretta informazione.

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