Il WWF contro gli NFT in UK… e poi li vende Germania!

Il WWF-UK prende le distanze dalle criptovalute, preoccupato dall’impatto ambientale. Ma poi, lo stesso WWF vende NFT sullo store di Germania e Romania!

Una gaffe che viene dal Regno Unito vede protagonista il WWF, che dopo aver lanciato una campagna di raccolta fondi attraverso la vendita di una serie di Non Fungible Token (NFT) ha interrotto l’asta dopo solo 48 ore a seguito della protesta ambientalista, secondo cui tutto ciò che ha a che fare con criptovalute e Blockchain “inquina”.

La collezione riguardava 13 specie animali in via di estinzione ed era chiamata Token For Nature, ma dopo la messa in vendita degli NFT il WWF è stato invaso d a una serie di commenti negativi sui social network.

Così, con un comunicato sul sito web, il WWF UK annuncia il dietrofront, ma anche che non rinuncia comunque in prospettiva al mondo crittografico, solo entrerà a farne parte una volta risolto il problema dell’impatto ambientale.

Se non bastasse, interrotta la vendita le critiche non sono terminate, perché piovono adesso quelle provenienti dal mondo della comunità crittografica per il mancato ingresso del WWF-UK nel mondo dei Non Fungible Token.

Ora, se gli ambientalisti del Regno Unito non ci stanno e il WWF inglese fa dietrofront e si schiera contro gli NFT, la stessa associazione in Germania ha invece lanciato un’altra collezione di NFT, chiamata NFA (Non Fungible Animals), sempre dedicati agli animali e con cui ha già accumulato più di 250.000 euro di fondi.

Dunque, per il WWF gli NFT inquinano solo nel Regno Unito, a quanto pare, e solo finché gli ambientalisti non glielo fanno notare!

Il WWF-UK ritira gli NFT in commercio e fa dietrofront, perché le criptovalute non sono sostenibili!

In ogni caso, in queste intense 48 ore in cui il WWF-UK è stato in grado di inimicarsi sia gli ambientalisti che il mondo crittografico, l’associazione e comunque riuscita a vendere ben 174 degli NFT della collezione tokens for nature, accumulando un totale di circa 46.000 dollari.

Il WWF-UK ha offerto anche un rimborso a quanti hanno acquistato gli NFT sui canali ufficiali, mentre chi vuole conservare i pezzi avrà comunque diritto a farlo e a godere dei vantaggi associati all’acquisto, come la partecipazione agli eventi dell’associazione.

Il mondo crittografico ha reagito male a tutto questo, e a giusta ragione, perché i progetti lanciati e subito falliti ledono l’intera comunità crittografica e certo nessuno si sarebbe aspettato che un’azione simile venisse proprio da un’associazione che gode di credibilità come il WWF.

D’altronde, l’impatto e il dibattito sulla questione della sostenibilità ambientale in relazione alle criptovalute e alla tecnologia Blockchain è al centro ormai delle vite quotidiane e presente ogni giorno sulle principali testate giornalistiche, cosa che rende ancora più difficile pensare a come il WWF abbia potuto sottovalutare tutto questo.

Il WWF in Germania lancia la sua collezione di Non Fungible Tokens! Gli NFT inquinano solo nel Regno Unito!

Ma la follia non finisce qui perché se il mondo ambientalista insorge contro il WWF-UK, costringendolo di fatto a prendere posizione contro gli NFT e il mondo crittografico, il sito assolutamente ufficiale della stessa associazione (https://www.wwf-nfa.com), ma che fa capo alla sede tedesca del WWF, ha appena lanciato una sua collezione di NFT, sempre dedicati agli animali, in cui invece sottolinea come i suoi Non Fungible Token sono assolutamente green. La collezione è tutt’ora in vendita e si chiama Non Fungible Animals (NFA). 

A parte la schizofrenia dell’associazione che sulla questione della sostenibilità ambientale, che dovrebbe esserle piuttosto cara, non sembra avere una posizione unitaria è una visione globale, in realtà il fatto che gli NFT del WWF lanciati dalla Germania, poiché operano tramite la Blockchain di Polygon, non inquinano è una affermazione assolutamente falsa! Diciamo che gli NFT del WWF non inquinano fino a quando qualcuno non gli fa notare che lo fanno!me co qui sotto il video YouTube che presenta la collezione di NFT, i Non Fungible Animals, realizzata da WWF-Deutschland:

  

Anche in Romania il WWF è impegnato in prima linea nella produzione di Non Fungible Token (NFT)

Se l’ambiguità rispetto al mondo crittografico è poca cosa, il WWF non è nuovo a scheletri nell’armadio alcuni dei quali sono saltati fuori negli ultimi anni e che addirittura riguardano possibili finanziamenti ad organizzazioni paramilitari.

Ma, restando in materia dell’ambiguità rispetto alla posizione del WWF in merito a NFT e criptovalute, l’associazione ci riserva ancora qualche sorpresa, che dimostra come al WWF manchi una posizione unitaria e globale e come la sostenibilità ambientale sia anche lei soggetta ad enormi speculazioni ai giorni nostri.

Cambiamo area geografica e spostiamoci nel progetto Panda Labs del WWF – Romania che partecipa ad ArkaProject e con cui è impegnata nella produzione e nella vendita, allo scopo di raccogliere i fondi, proprio di NFT, sempre a tema animale.

Anche qui si insiste sulla incredibile sostenibilità di Polygon, anche se lo store è collegato ad OpenSea dove la gran parte delle collezioni in NFT sono coniate e vendute con Ethereum.

Peraltro, il tutto viene pubblicizzato proprio come una grande iniziativa ecologica, che non combacia con quanto accaduto qualche giorno fa nel Regno Unito, dove la vendita di NFT è stata interrotta, proprio perché il WWF affermava di non avere ancora una posizione in merito al problema legato a mondo crittografico e alla sostenibilità ambientale.

Ecco perché i Non Fungible Token (NFT), anche quelli del WWF, non sono sostenibili al 100%

L’affermazione che gli NFT del WWF siano 100% sostenibili parte dal presupposto che essendo gli stessi coniati su Polygon, questa Blockchain usa un protocollo, proof-to-stake (PoS), diverso da quello dei Bitcoin, il proof-to-work (PoW), che inquina molto meno.

Partendo invece dal vero presupposto che anche il proof-to-stake inquina, Polygon è comunque ancora legata ad Ethereum per il funzionamento, che a sua volta ancora non è migrata al PoS e per adesso usa ancora lo stesso prof-to-work dei Bitcoin.

In parole povere, Polygon è una sidechain comunque collegata ad Ethereum, quindi che sia 100% sostenibile è escluso.

In ogni caso, il problema non è se Polygon inquini meno, perché questa rappresenta comunque un valido progetto crittograficamente parlando, ma perché la posizione del WWF in merito agli NFT differisca nei vari paesi e in modo piuttosto strumentale.

Perché gli NFT su Polygon non sono così eco-friendly come il WWF vuole far credere

Un articolo sul Digiconomist analizza proprio, con dati alla mano, l’emissione di CO2 di Polygon partendo dal presupposto del WWF che questa sia quasi completamente sostenibile.

Le affermazioni del WWF partono dall’errato presupposto che Polygon possa operare in modo autonomo ed indipendente rispetto ad Ethereum, cosa che non è! 

Polygon semplicemente gestisce una serie di contratti che si trovano però sulla rete Ethereum e che di solito non vengono contagiati quando si calcolano l’emissione di carbonio di Polygon. 

Stando ai dati raccolti Digiconomist il 3 febbraio 2022 i contratti “Matic Token”, “Bridge”, “Plasma Bridge” e “Root Chain Proxy” utilizzavano un ammontare complessivo di 1,1 miliardi di gas. Sempre il 3 febbraio la rete Ethereum nel complesso utilizzava 99,2 miliardi complessivi di gas.

In parole povere, l’1,1% dell’impiego complessivo di gas della rete Ethereum viene proprio a causa di Polygon, il quale risulta eco-friendly anche perché nel calcolo delle emissioni di CO2 non si tiene conto di questo 1,1% e si dimentica che Polygon non esiste senza l’infrastruttura Ethereum.

Risulta difficile credere che gli sviluppatori degli NFT del WWF, così come qualsiasi esperto crittografico, ignorassero tutto questo. 

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
778FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate