Caso Juventus: cosa sono le plusvalenze nel calcio

Il caso Juventus sta scuotendo il panorama calcistico italiano: sguardo a cosa sono le plusvalenze nel mondo del calcio.

Nei giorni in cui si sta entrando nel vivo dei Mondiali di Qatar 2022 con la formazione dei primissimi ottavi di finale del torneo, a prendersi le prime pagine di tutti i giornali italiani e non solo è inevitabilmente quanto successo alla Juventus, con il CdA juventino che si è dimesso in blocco, presidente Agnelli compreso. A incidere su una decisione piombata come un fulmine a ciel sereno anche i noti problemi relativi al caso plusvalenze. Vediamo qui nello specifico cosa sono.

Cosa sono le plusvalenze nel calcio

Colpita ormai da tempo dallo scandalo relativo alle plusvalenze, il CdA della Juventus ha optato per la soluzione a sorpresa, ovvero quella delle dimissioni in blocco. Una mossa, quella di dimettersi e di affidare i ruoli di Presidente della società e di Direttore Generale rispettivamente a Gianluca Ferrero e a Scanavino, che è stata presa dagli ormai vecchi vertici bianconeri allo scopo di salvaguardare il futuro della Vecchia Signora.

A causa delle enormi difficoltà nella chiusura del bilancio del 2022, l’Assemblea degli Azionisti è stata rinviata al 18 gennaio 2023, e ora resta inoltre da capire cosa rischia il club, finito coinvolto nell’Indagine Prisma aperta dalla procura di Torino per le accuse di falso in bilancio. L’inchiesta relativa ai conti dei bianconeri, che potrebbe portare a conseguenze gravi dal punto di vista penale e sportivo, ha riportato sotto la luce dei riflettori l’annoso e spinoso argomento relativo alle plusvalenze all’interno del mondo del calcio.

Una prima doverosa precisazione da fare al riguardo consiste nel fatto che una plusvalenza non costituisce di per sé un illecito. Di base si tratta infatti semplicemente della somma che una società può arrivare a incassare quando riesce a vendere un proprio calciatore. Una vera e propria fonte di guadagno oltre che risorsa soprattutto per i club della nostra Serie A, che non possono ovviamente competere con le più ricche proprietà straniere.

Quando viene acquistato un giocatore, il valore del cartellino concordato viene messo a bilancio e ridistribuito successivamente nell’arco temporale corrispondente alla durata del contratto firmato, che può arrivare ad un massimo di cinque anni. Tramite il procedimento dell’ammortamento, il prezzo pagato per il cartellino di un calciatore viene spalmato a bilancio per la durata del contratto fatto sottoscrivere all’atleta. Più quest’ultimo si avvicina alla scadenza naturale del proprio contratto, più il suo valore patrimoniale sarà vicino allo zero.

Il fenomeno della plusvalenza si verifica in tutti quei casi in cui una società riesce a vendere un proprio tesserato ad una cifra maggiore rispetto a quella fatta registrare in bilancio. Un qualcosa che si verifica in realtà con grande facilità: basti pensare ad esempio ad un giovane che viene acquistato ad un prezzo ovviamente contenuto per poi essere rivenduto qualche anno dopo ad un prezzo elevato dopo alcune stagioni di alto livello.

Il caso plusvalenze e la diffusione del fenomeno

Negli ultimi anni questo fenomeno si è sviluppato sempre di più tra le nostre società, spesso con dinamiche sospette e non tanto chiare. Tante società hanno infatti individuato in esse una sorta di scorciatoia per poter riuscire a sanare i propri bilanci, dando così vita spesso e volentieri a plusvalenze gonfiate e false. Molti club hanno dunque iniziato a scambiarsi tra di loro giocatori a prezzi lontani dal loro reale valore.

Operazione tra le più sospette è in particolare quella definita a specchio: senza alcuno scambio di denaro, due società si scambiano tra di loro soltanto due calciatori, con le valutazioni di questi ultimi gonfiate per portare benefici in termini di bilancio. Una mossa che permette ai club di mettere a bilancio valori patrimoniali più alti pur senza aver incassato denaro liquido. Una soluzione adottata tantissime volte soprattutto per i trasferimenti di giocatori della Primavera e delle giovanili, ma che riguarda ormai con sempre maggiore frequenza anche quei giocatori delle prime squadre non propriamente di prima fascia.

In sintesi, le plusvalenze non apportano in realtà alcun beneficio concreto, ma permettono comunque a tantissime società di nascondere i propri problemi e di apparire dall’esterno come proprietà in salute dal punto di vista finanziario. Negli ultimi anni sono nate intorno a queste operazioni sempre più indagini e inchieste, rese però complicate molte volte dal fattore della soggettività: in molti casi non è infatti possibile stabilire in maniera oggettiva il valore di un giocatore, con i club coinvolti nelle trattative che hanno la possibilità di decidere liberamente il costo per i trasferimenti.

Una componente, quella della soggettività, che ha portato ad un nulla di fatto nell’ambito delle indagini tenutesi nel 2008 in merito alle plusvalenze false di Inter, Milan e Genoa. Unico caso per ora sanzionato in Italia quello del 2018, con le plusvalenze fittizie tra Chievo e Cesena che costarono al club veronese 3 punti di penalizzazione e una sanzione di 200mila euro.

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