Ai mondiali scatta il caso sulla fascia arcobaleno, attenzione alla squalifica

I mondiali sono appena partiti e le polemiche continuano a montare. Attenzione alla possibile squalifica per la fascia arcobaleno.

Iniziano i mondiali 2022 in Qatar, ma non si fermano le polemiche nonostante il pallone inizi a rotolare. Adesso tiene banco il caso relativo alla fascia arcobaleno, che se indossata potrebbe portare a una squalifica.

La fascia arcobaleno

La fascia arcobaleno al braccio del capitano di una squadra di calcio è il simbolo del rispetto dei diritti, ai quali le federazioni, i calciatori e gran parte dei tifosi tengono e non poco.

Da diversi anni è diventato un modo per essere più vicini ai temi extracalcistici, ma è anche un qualcosa che agita aspre polemiche in seno alle persone, alle volte persino dentro gli stessi club. Ora può comportare una squalifica ai mondiali.

La squalifica a causa della fascia

Come suddetto, l’indossare la fascia arcobaleno ai mondiali in Qatar 2022 può provocare una squalifica ai danni del capitano che lo fa. Al momento pare sembra possa esserci solo una multa da parte della FIFA.

Se, tuttavia, la cosa dovesse essere reiterata, ecco che il massimo organo calcistico internazionale potrebbe arrivare all’esclusione di uno o più giocatori dalla competizione, per un numero ignoto di partite.

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La risposta della FIFA

La FIFA ha deliberato nella giornata di ieri che non si potrà usare la fascia arcobaleno ai mondiali in Qatar 2022. Questo perché secondo il numero uno Gianni Infantino, appena confermato per altri 4 anni, il calcio deve restare fuori dalla politica.

La risposta da parte del massimo organo calcistico internazionale, tuttavia, non è andata proprio giù ad alcune federazioni, le quali si aspettavano un responso diverso e soprattutto molto più articolato a favore o a sfavore della fascia.

Le federazioni che vogliono la fascia

Su tutte le federazioni, ci sono quella tedesca e quella l’inglese che vogliono la fascia arcobaleno, detta anche One Love. Infatti, proprio queste due organizzazioni hanno chiesto alla FIFA lumi riguardanti la questione, diventata presto di rilevanza mondiale.

Come suddetto, la risposta non ha soddisfatto le due federazioni, che si “arrogano” il diritto di fare come più gli piace, dando la possibilità ai propri capitani la possibilità di indossare la fascia. A queste potrebbero unirsi quelle del Galles e dell’Olanda.

Le posizioni di Kane e Neur

Nella giornata di ieri Harry Kane, capitano dell’Inghilterra per i mondiali 2022 in Qatar, ha parlato nella conferenza stampa precedente al primo impegno nella competizione, dicendo che a lui non frega della possibile multa, indosserà la fascia.

Inutile dire, che ha fatto il pieno di complimenti, così come già li aveva fatti Manuel Neur, portierone tedesco che già si era espresso favorevolmente alla One Love, indipendentemente dalla possibile multa o addirittura squalifica.

Il caso Van Dijk

Uno dei casi che più sta montando ultimamente, sempre legato alla fascia arcobaleno al braccio dei capitani, è quello relativo a Van Dijk. Il giocatore dell’Olanda ha parlato ieri in conferenza stampa.

Secondo lui, non è normale prendersi un cartellino giallo per aver indossato la One Love, e quindi in questo caso bisognerebbe parlare e discutere a pieno, affinché si possa arrivare a una scelta condivisa tra i capitani e la FIFA. In caso di giallo, dunque, Van Dijk non è disposto a indossare la fascia.

Il silenzio degli altri

Ad alimentare la polemica, ci pensa anche il silenzio. Infatti, la maggior parte delle federazioni degli altri paesi ha pensato bene di non far sentire il proprio sdegno nei confronti della decisione della FIFA.

Anzi, ci si aspettava qualcosa in più dai campioni in carica della Francia, la quale massima organizzazione calcistica nazionale, tuttavia, è d’accordo con il capitano Lloris, non bisogna indossare la One Love per rispetto del Qatar.

Ci si sarebbe aspettato qualcosa anche da Brasile, Argentina e Portogallo, lì dove militano Neymar, Messi e Cristiano Ronaldo. Vedremo se i tre daranno voce al rispetto dei diritti oppure se rimarranno in silenzio come le loro federazioni.

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