Nonostante la pandemia e anzi forse proprio per questo il 2021 è stato un anno record anche per le start-up e per i venture capitalist. Lo scorso anno sono stati infatti investiti a livello globale 675 miliardi di dollari nei finanziamenti in start-up, il doppio rispetto al precedente record del 2020. Secondo i dati di Dealroom e London & Partners, citati dalla Cnbc, quasi la metà del totale è andato a società Usa (328,8 miliardi di dollari per la precisione). Invece le start-up cinesi hanno incassato 39,9 miliardi di dollari nel 2021, 39,8 miliardi quelle britanniche. Che oggi di fatto rappresentano la tecnologia in Europa.
Da record anche le start-up. Nel 2021 investiti 675 miliardi
Anche se il Vecchio Continente cresce percentualmente più delle altre regioni del mondo, continua a sentirsi la mancanza di un colosso tecnologico paragonabile a Microsoft o Apple. L’unica Big Tech del Vecchio Continente è Asml, il produttore olandese di macchinari per la manifattura di semiconduttori (considerato un benchmark per il settore dei chip) che capitalizza meno di 300 miliardi di dollari al Nasdaq, quando ormai le Big Tech, quelle “vere”, superano i 1.000 miliardi, i 2.000 miliardi (è il caso di Microsoft) o addirittura i 3.000 miliardi (soglia sfiorata nelle ultime settimane da Apple).
L’Europa cresce più di Usa e Asia ma resta indietro nella tecnologia
Da non dimenticare, poi, che le aziende di Usa e Asia spesso, anzi quasi sempre, vengono a fare shopping in Europa. Gli esempi più lampanti sono la britannica Arm, pioniere dei processori per smartphone, che per anni è stata controllata dalla giapponese SoftBank Group e attualmente è oggetto di un complesso tentativo di acquisizione da parte di Nvidia. Un altro esempio è DeepMind Technologies, anch’essa britannica e una delle realtà più importanti nell’intelligenza artificiale, che dal 2014 è finita sotto il controllo di Google (oggi Alphabet).
Europa non rilevante nelle start-up. Prevale ancora scetticismo
Per Nazim Salur, fondatore di Getir (app per la consegna della spesa), in Europa prevale ancora lo scetticismo sia da parte degli investitori che dalla politica. Fondata a Istanbul nel 2015, Getir quando deciderà di debuttare in Borsa verosimilmente lo farà a Wall Street. Intanto secondo Bloomberg sta chiudendo una tornata d’investimenti che la valuterà 12 miliardi di dollari. Salur, intervistato in dicembre dalla Cnbc, aveva sottolineato come l’Europa abbia “un’economia nel complesso molto forte” e sia un player molto rilevante nell’auto, nel pharma, nella moda e non solo. Eppure non è così rilevante quando si parla di start-up.
Metà degli unicorni in Usa, il 35% dei venture in Europa a Londra
“Ci sono molte buone start-up ma quando si guarda agli unicorni, per esempio, circa 800 aziende, metà provengono dagli Usa e un terzo dalla Cina. L’Europa purtroppo non è rappresentata come dovrebbe”, ammette Salur. Anche i dati del 2021 confermano questa realtà: nella sola Bay Area di San Francisco (sostanzialmente la Silicon Valley) 133 start-up sono diventate unicorni lo scorso anno, hanno cioè superato il miliardo di dollari di valutazione. A New York sono state 69 contro le 21 dell’area di Greater Boston (che ospita i poli universitari di Harvard e Mit), 15 a Berlino e 20 a Londra. E la Gran Bretagna è oggi di fatto l’Europa visto che dei 9,9 miliardi di dollari di fondi raccolti dai venture nel 2021 il 35% fa capo proprio a Londra. Londra che ha visto le sue start-up incassare 25,5 miliardi nel 2021 (contro gli 11,2 miliardi del 2020) e il numero di unicorni salire a 75. (Raffaele Rovati)