Nel 2022 una tempesta perfetta potrebbe abbattersi sul tech

Pandemia, inflazione e antitrust: è la tempesta perfetta che per l'ex chief executive di Cisco John Chambers potrebbe abbattersi sul tech nel corso del 2022.

Se il 2021 ha visto ancora l’onda lunga della pandemia di coronavirus sostenere il business del settore tecnologico (e in parte anche la performance delle società tech a Wall Street), nel 2022 la musica sta cambiando e se n’è già avuto un assaggio in queste due prime settimane dell’anno, in cui il settore più colpito sul listino è stato proprio quello tecnologico, da molti ritenuto il più vulnerabile all’imminente cambio di politica monetaria da parte della Federal Reserve (Fed). E John Chambers, dal 1995 al 2015 chief executive di Cisco Systems, vede una tempesta perfetta abbattersi sul tech nel 2022.

L’ex Cisco Chambers vede nel 2022 una tempesta perfetta sul tech

Il mostro a tre teste lo definisce Chambers, oggi venture capitalist (MarketWatch lo definisce leggenda della Silicon Valley), di elevata inflazione, Covid-19 e antitrust. Sono questi i tre temi che se non si combineranno davvero in una tempesta perfetta saranno comunque dominanti nelle riunioni dei board delle società tech, sostiene Chambers, che però continua a ritenere che il settore possa rappresentare un’opportunità primaria d’investimento grazie al continuo emergere di nuove rivoluzionarie tecnologie. In particolare, spiega Chambers, il 2022 potrebbe davvero essere l’anno dell’intelligenza artificiale.

“Sono ottimista sul fatto che l’intelligenza artificiale stia finalmente diventando mainstream dopo anni di clamore – più grande del cloud o della stessa Internet – e sia la maggiore forza trainante per la trasformazione digitale del prossimo decennio”, John Chambers, ex chief executive e chairman di Cisco Systems.

In 2022 su tech tempesta perfetta di Covid-19, inflazione e antitrust

“Nel suo complesso la tecnologia è ancora una grande opportunità“, ha sottolineato Chambers in un’intervista a Market Watch, precisando però di non vedere il ripetersi dell’ondata di Ipo del 2021. “L’anno scorso molte aziende che non avrebbero dovuto farlo si sono quotate attraverso Ipo e Spac. Due terzi hanno chiuso l’anno sotto al prezzo di collocamento. Quest’anno il mercato sarà più selettivo“, ha aggiunto. Chambers pone l’accento sul fenomeno delle special purpose acquisition company (Spac, appunto, o blank check company, “scatole vuote”, società che non hanno alcun business e che sono quotate in Borsa con il solo obiettivo di fondersi poi con un’azienda che non voglia passare da una tradizionale Ipo). Per la prima volta nel 2021 ci sono state oltre 1.000 Ipo a Wall Street e più di 600 riguardavano proprio Spac (anche Donald Trump lo ha fatto per la sua avventura nei media).

Settore tech diviso. Google e Facebook non hanno comunicato bene

Se coronavirus e inflazione sono temi ovvii (con il secondo che dovrebbe superare d’importanza il primo), anche la questione regolatoria non è certo una novità ma per Chambers potrebbe essere la carta a sorpresa. “Tre o quattro anni fa Democratici e Repubblicani sono andati nella Silicon Valley e hanno detto che sarebbe arrivata la regolamentazione ma non li hanno ascoltati. Il settore è diviso. Non sono abituati a lavorare insieme e spesso non si piacciono”, ricorda Chambers. Se Big Tech come Microsoft o Apple hanno generalmente gestito i rapporti con Washington “abbastanza bene”, le aziende più social come Google e Facebook non hanno comunicato altrettanto efficacemente. “Non hanno creato fiducia” intorno a loro, ha aggiunto Chambers, che vede arrivare la resa dei conti proprio nel 2022. (Raffaele Rovati)

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