L'Admageddon di Apple è arrivato ma non per Google e Twitter

Il duro colpo causato dalle nuove regole di Apple per l'advertising online è arrivato ma l'Admageddon temuto da Snap finora ha risparmiato Google e anche Twitter.

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Il duro impatto delle modifiche alla privacy volute da Apple è arrivato ma solo parzialmente. L'Admageddon, l'apocalisse dell'advertising online su cui settimana scorsa era stato lanciato l'allarme da Snap Inc. non c'è stato, almeno non per tutti. In realtà l'azienda californiana (creatrice della piattaforma di messaggistica Snapchat) aveva riferito il suo allarme soprattutto agli ultimi tre mesi dell'anno, visto che le nuove regole di Cupertino (che limitano il cosiddetto ad-tracking), pur già in parte introdotte tra e giugno e luglio, hanno debuttato a pieno regime solo con iOS 15, l'ultima versione del sistema operativo per iPhone rilasciata lo scorso 20 settembre. Il banco di prova delle trimestrali, in ogni caso, ha fornito indicazioni che vedono le Big Tech subire in modo diverso questo Admageddon. Alphabet (Google) e Twitter sembrano per ora essere state risparmiate.

Già arrivato per Facebook l'Admageddon di Apple? Non per Google

Colpita sicuramente, anche se i risultati del terzo trimestre non l'hanno mostrato fino in fondo, è stata Facebook. La stessa società di Menlo Park da mesi metteva le mani avanti su quella che di fatto considerava una concorrenza sleale da parte di Apple (sono in molti a credere che l'attenzione alla privacy di Cupertino nasconda in realtà la volontà di prendersi una fetta del ricco mercato dell'advertising mobile). E anche a Wall Street è stata quella più condizionata. Martedì Facebook ha chiuso con un crollo del 3,92% dopo che venerdì aveva già lasciato sul listino il 5,05% al Nasdaq, proprio in scia all'allarme di Snap. Il mercato, però, sembra avere accolto con poco entusiasmo il fatto che Zuckerberg ha parlato quasi solo di "metaverso", mentre il social network deve gestire l'impatto dei Facebook Files sulla sua reputazione e continua a evitare di fornire i dati cruciali sul business di Instagram, quello che oggi interessa gli investitori, altro che realtà aumentata.

Twitter e Google sono ancora risparmiate dall'Admageddon di Apple

Alphabet ha sicuramente evitato l'Admageddon ma ha un vantaggio competitivo che gli altri non hanno: Android. Se anche la platea di iPhone è rilevante, Google può contare sul maggiore controllo che ha del suo sistema operativo e del suo ecosistema, assai più diffuso di quello di Cupertino. E i risultati del terzo trimestre hanno mostrato una significativa crescita e si sono rivelati migliori rispetto alle attese. I profitti netti sono rimbalzati da 11,25 miliardi, pari a 16,40 dollari per azione, a 18,94 miliardi, e 27,99 dollari, contro i 23,73 dollari del consensus di FactSet. I ricavi al netto dei costi di acquisizione del traffico sono saliti da 37,97 a 53,62 miliardi di dollari. I ricavi totali sono invece cresciuti del 41% annuo a 65,1 miliardi, contro i 63,3 miliardi del consensus di Refinitiv. Significativo, per altro, è che il margine operativo di Alphabet sia migliorato dal 24% al 32% nel trimestre.

Nuovo crollo per Facebook, Twitter va in rally nonostante il rosso

Discorso diverso per Twitter. Non una Big Tech nel senso stretto e impegnata da tempo a uscire dalle logiche del Web che oggi sono di fatto decise da Facebook e Google. Twitter ha chiuso il terzo trimestre con un rosso di 536,8 milioni di dollari, pari a 67 centesimi per azione, contro i 28,7 milioni, e 4 centesimi di utile, del pari periodo dello scorso esercizio. La performance è stata condizionata da aggravi straordinari per 766 milioni di dollari relativi al patteggiamento in una class action che vedeva la società di San Francisco accusata di avere fuorviato gli investitori sulla crescita degli utenti. Su base rettificata il rosso si è attestato a 54 centesimi per azione, contro i 17 centesimi di utile del consensus di FactSet. Nei tre mesi i ricavi sono cresciuti da 936 milioni a 1,28 miliardi di dollari mentre i monetizable daily active user (utenti giornalieri attivi monetizzabili) sono aumentati del 13% annuo a 211 milioni, appena sotto ai 212 milioni stimati dagli analisti. E Twitter dopo avere perso l'1,11% martedì al Nyse scambia in rally di quasi il 3% in pre-market. (Raffaele Rovati)