Aiuti militari all’Ucraina: l’Italia se lo può permettere?

L'Italia ha iniviato all'Ucraina una ingente quantità di armi. Ma secondo voi, se lo può davvero permettere?

La situazione geopolitica attuale è alquanto complessa. Da più di un mese infatti, la guerra tra Russia e Ucraina sta tenendo il mondo con il fiato sospeso. Le conseguenze non saranno “solo” morte e distruzione, bensì anche l’economia globale subirà delle forti ripercussioni.

E sono in molti a chiedersi effettivamente come un Paese già provato sia in grado di affrontare delle spese così ingenti. Pensiero assolutamente legittimo e che noi andremo ad approfondire nei prossimi paragrafi.

Cosa significa “geopolitica”?

Prima di entrare nel vivo del discorso, sarà utile chiarire cosa si intenda con il termine “geopolitica“. Perché è importante farlo? Non solo per la comprensione ottimale delle informazioni, ma proprio perché spesso si confonde questa disciplina con un’altra, ovvero con la politica internazione. Che, ribadiamo, sono due cose differenti.

La geopolitica è dunque una materia che studia e si focalizza sulle relazioni tra: geografia fisica, geografia umana e, infine, subentra anche l’azione politica.

Una disciplina, questa, relativamente recente. Nasce infatti all’inizio del secolo scorso e tutt’oggi è una materia ancora molto embrionale. Potremmo quindi affermare che, la geopolitica è un segmento della geografia ma affonda i suoi rami nell’attualità. Una fusione vera e propria.

Aiuti militari all’Ucraina: a quanto ammonta la spesa italiana?

Spesso, soprattutto quando si ascoltano i dibattiti politici in tv o semplicemente il telegiornale, si sente ripetere quanto l’Europa si sia mobilitata in aiuto e a favore dell’Ucraina. Ed effettivamente è così! Il cuore dell’Europa si è mobilitato all’istante e non ci ha pensato due volte: l’invio di armi è stato ingente e continua ad esserlo.

Ebbene si perché, tutt’ora, molti Paesi, tra cui l’Italia, continuano a mandare armi all’Ucraina per la difesa di quest’ultima.

E voi sicuramente vi starete chiedendo: ma quanto costa tutto questo? Effettivamente, l’invio di armi, specialmente nel lungo periodo, ha un costo non indifferente e sorge spontaneo pensare “ma l’Italia, è davvero nella condizione di affrontare una spesa del genere?”

Non dimentichiamoci poi che, nei passati due anni a causa della pandemia da Covid-19, la crisi economica si è fatta pesantemente sentire. Molta gente ha perso il lavoro, tantissime piccole e medie imprese hanno chiuso, migliaia di nuovi poveri… Insomma, l’economia italiana era, ed è, particolarmente precaria.

Per cui, dopo una veloce analisi di quella che è la situazione attuale, è del tutto comprensibile porsi delle domande e cercare di venirne a capo.

Sappiamo benissimo che l’orrore della guerra in Ucraina è tremendo, e tutti noi vorremmo immediatamente la pace, e si spera che possa avvenire presto. Tuttavia, il nostro contenuto di oggi si soffermerà sulla questione economica senza però nulla togliere al dolore di un popolo e di quello che sta oggi passando.

Lunge da noi mettere davanti il denaro alla morte e alla disperazione. Ad ogni modo però, è doveroso affrontare anche tematiche legate all’economia.

Aiuti militari all’Ucraina: tutte le cifre!

La Germania ha scelto di “offrire” 102 miliardi di euro mentre molti altri Paesi hanno comunicato che porteranno la quota del PIL (Prodotto Interno Lordo), dedicata al bilancio della difesa, al 2%. Tra questi Paesi ritroviamo anche l’Italia.

L’annuncio di Mario Draghi, non possiamo negarlo, ha prodotto numerosi dibattiti ma anche numerose tensioni non solo tra i politici stessi ma, soprattutto, tra i popolo, tra la gente comune.

La gente, come sopra dicevamo, si chiede come mai, un Paese che fa difficoltà a pagare anche le bollette, indebitato fino al collo, debba impegnarsi in una simile spesa proprio ora. Una nazione che ha, tra l’altro, già chiesto centinaia di migliaia di euro in prestito dai mercati con la garanzia tedesca (Ricovery Fund), .

Congetture sbagliate sugli aiuti militari all’Ucraina

In molti hanno pensato che, questa decisione, è stata presa o per capriccio del Governo oppure per rispettare tutta una serie di accordi internazionali. Né l’uno, né l’altro!

Al vertice NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) nel 2014 in Galles, i membri dell’Alleanza, assunsero l’impegno di portare la spesa militare al 2% entro dieci anni (entro cioè il 2024). Ma non si compilando un trattato, ben che meno era un documento ratificato dal Parlamento Italiano.

Niente di formale dunque, soltato un qualcosa di politico e di simbolico. Infatti, fin’ora, tutto questo è stato rispettato solamente da dieci Paesi (Regno Unito, Polonia, Romania, Estonia, Grecia ec…). Soltanto cioè da coloro che hanno davanti a sé vere minacce oppure semplicemente per sfoggiare vicinanza agli americani. Insomma, nessun obbligo da parte di nessuno.

Dopo aver quindi spiegato con esattezza come stanno davvero le cose, possiamo facilmente intuire che la scelta fatta dal Governo Italiano è stata del tutto autonoma e di propria sponta.

Quindi, a questo punto, i fattori che hanno spinto Mario Draghi ad una scelta del genere quali potrebbero essere? Vi diciamo che i fattori potrebbero essere ben tre!

Proviamo ad analizzarlei

  • Prendere tempo e mettersi al riparo da richieste sgradevoli

Proprio come la Germania, l’Italia annuncia il rialzo delle proprie disponibilità circa gli aiuti militari all’Ucraina e magari per riguadagnare del credito internazionale. E, ovviamente, per respingere qualsiasi tipologia di accuse future di russofilia.

E’ significativo quanto, Italia e Germania, siano tra i Paesi più dipendenti in assoluto del gas russo e fra i più restii ad un embargo totale immediato. La Germania parla di rinunciare al gas russo a partire dal 2024 mentre, dal 2025, gli italiani.

Nel frattempo, Roma si impegna a dismetterne circa il 30, o addirittura il 40%, già da quest’anno.

E’ importante dunque prendere tempo ed evitare conseguenze ancora più sgradevoli. Tenete presente inoltre che, situazioni delicate come queste, sono delle vere e proprie emergenze. Non si riorganizza un intero Paese nell’arco di uno o due mesi, anche perché, smettere di comprare gas russo significa dover trovare per forza, ed in fretta, un altrettanto valido sostituto. Cosa che, almeno per il momento, ancora non è avvenuta!

  • Il contesto, la reazione degli altri

Questa, potrebbe senza dubbio essere una seconda e valida ipotesi. Se la Germania mette 102 miliardi sul tavolo, è inevitabilmente una Germania che conta di più. Se prima di questa decisione gli affari militari tedeschi si dimostravano di poco spessore, ora, la centralità di Berlino è sicuramente aumentata.

A questo punto, nelle burocrazie statali italiane si apre, per forza di cose, un dibattito.

Rifletteteci: se un Paese come l’Italia non avesse previsto un aumento di fondi, chi ci avrebbe preso poi sul serio? Anche a livello Europeo l’Italia non avrebbe fatto bella figura, anzi, oseremmo dire pessima. La figura dell’Italia sarebbe stata ridicola e poca seria. Con questa mossa economica, Draghi ha praticamente dichiarato di voler partecipare attivamente al coordinamento di tutte le iniziative del caso circa la surezza internazionale.

  • Deficit di credibilità dell’Italia agli occhi degli Stati Uniti

L’annuncio dell’alzamento al 2% fa parte della dimostrazione di fedeltà da parte del terreno italiano verso Washington. Allo scoppio del conflitto tra Russia ed Ucraina, l’Italia era praticamente marginata dai colloqui con tutti (lo stesso Putin, Biden ecc…).

Abbiamo “pagato” diverse cose, soprattutto per quanto concerne le posizioni recenti, ad esempio: la contrarietà alle sanzioni energetiche, la contrarietà di togliere lo SWIFT al popolo russo, il tentativo di mediare direttamente con il Cremlino assieme agli “amici” francesi e tedeschi di Putin.

In realtà, l’Italia ha pagato anche dei conti in sospeso con il passato, ovvero l’aver fatto entrare la missione russa durante l’ondata di Covid nel nostro Paese. Una missione sanitaria ed una missione militare. Un’azione che fece arrabbiare non poco gli americani, e ci siamo accorti di avere anche obiettivi di intelligence. Non esclusivamente sanitari.

Anche l’adesione, nel 2019, per quanto riguarda Le Nuove Vie della Seta Cinese non fu ben vista dagli amercani.

Quindi, la figura dell’Italia negli ultimi decenni è stata proprio questa: una sorta di alleato inaffidabile che, come se già questo non bastasse, flirta con il nemico.

Nelle crisi, ovviamente, emergono tutti i deficit strutturali di un Paese. Il Covid aveva riportato a galla la questione del debito italiano mentre, l’Ucraina, in questi due mesi, ha sottolineato a più riprese la credibilità italiana.

Tutto questo ci fa capire quanto, l’immagine di un Paese, possa contare non solo a livello nazionale, ma in modo particolare a livello Europeo e successivamente a livello mondiale. Non sono sufficienti Governi diversi, scambi di poltrone, per ottenere una nuova credibilità!

E’ proprio questo il motivo che ha spinto l’Esecutivo a scegliere, per poi comunicare pubblicamente, di voler aumentare le spese militari a favore dell’Ucraina.

Quindi, possiamo affermare che, questa mossa, è stata avviata per aumentare di credibilità agli occhi degli Stati Uniti.

Le decisioni, ad esempio, relative all’eliminazione dal sistema bancario SWIFT di svariate banche russe o ancora, la riduzione circa il volume di acquisto relativo al gas russo hanno fatto si che l’Italia ritornasse credibile. Come non citare l’invio degli armamenti a Kiev o la sponsorizzazione dell’adesione dell’Ucraina all’interno dell’Unione Europea. Possiamo quindi denifire tutto ciò una “strategia” politica? Probabilmente si.

Cosa serve all’Italia in questo momento storico così delicato?

L’Italia, in un momento così difficile, ha sicuramente bisogno di recuperare la responsabilità sui propri mari e di costruire un nucleo di relazioni europee privilegiate con la Francia, con la Germania e possibilmente anche con la Spagna.

Se un aumento relativo alla spesa militare aiuta in tal senso tanto meglio, ma prima di spendere soldi in armi, serve avere una strategia adeguatamente pensata e studiata. E, molto probabilmente, quest’ultima è il vero e proprio segreto: prima in termine di credibilità e, in secondo luogo, per giustificare le somme di denaro necessario.

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