Alphabet non convince Wall Street nonostante buyback monstre

Alphabet non convince e crolla a Wall Street. Ricavi sotto al consensus nel primo trimestre. Non bastano un buyback monstre e il vantaggio su Facebook nella pubblicità online.

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Il mercato aspettava al varco le cosiddette Faang, tutte chiamate questa settimana alla presentazione dei conti trimestrali (con l'eccezione di Netflix, che li ha già comunicati e il risultato è stato tutt'altro che positivo), e Alphabet non è riuscita convincere Wall Street. Il titolo della holding di Google ha infatti toccato un crollo del 4% in after market (la seduta di martedì al Nasdaq si era chiusa già con una netta perdita del 3,59%) e questo nonostante il suo primo trimestre sia stato complessivamente positivo e, soprattutto, dopo l'annuncio dello split azionario sia arrivato anche quello di un piano di buyback monstre da 70 miliardi di dollari.

Alphabet non convince Wall Street. Nonostante un buyback monstre

In attesa di vedere i risultati delle altre Faang (Meta Platforms, ovvero Facebook, li comunicherà dopo la chiusura di Wall Street, Amazon.com e Apple giovedì 28 aprile), il colosso di Mountain View ha annunciato profitti netti in declino da 17,93 miliardi, pari a 26,29 dollari per azione, a 16,44 miliardi, e 24,62 dollari, contro i 25,74 dollari del consensus di FactSet. I ricavi sono cresciuti del 23% annuo a 68,01 miliardi, contro i 68,05 miliardi stimati dagli analisti ma sopratutto bel al di sotto del record di 75,33 miliardi registrato nel precedente periodo. I ricavi al netto dei costi di acquisizione del traffico (ex-Tac) sono saliti da 45,60 a 56,02 miliardi, contro i 56,10 miliardi del consensus di FactSet.

Alphabet non convince sul cloud. Meglio di Facebook nella pubblicità

La performance di Alphabet si confronta con quella di Microsoft, che non è tecnicamente una Faang (anche se lo è di diritto dall'alto di una capitalizzazione di oltre 2.000 miliardi di dollari), visto che Redmond e Mountain View sono rivali dirette nel business del cloud. Anche Microsoft ha fatto peggio del periodo precedente ma Intelligent Cloud, la divisione che comprende il cloud di Azure, ha segnato una crescita dei ricavi del 26% annuo a 19,05 miliardi di dollari, contro i 18,90 miliardi del consensus di StreetAccount. Il progresso della sola Azure è stato invece del 46% come nel precedente trimestre, contro il 45,3% stimato da un pool di analisti citato dalla Cnbc. E Google? Il suo cloud ha fatto poco peggio di Azure, con una crescita del 44% annuo, ma con 5,8 miliardi di ricavi resta lontana terza dietro ad Amazon (con Aws) e Microsoft.

Per Alphabet dopo lo split anche un buyback monstre da 70 miliardi

Gli analisti restano comunque ottimisti, anche perché a oggi il business principale di Alphabet non è il cloud ma la pubblicità online. I ricavi dall'advertising sono saliti da 44,7 a 54,7 miliardi di dollari e le vendite di pubblicità della sola YouTube sono passate da 6,0 a 69 miliardi. Aaron Kessler, analista di Raymond James citato da Market Watch, è positivo sulle prospettive di Alphabet nonostante la crescita della pubblicità online "generalmente rallentata" nel primo trimestre. La performance finanziaria del colosso Usa ha confermato quello che Justin Patterson di KeyBanc Capital Markets definisce il modello pubblicitario "diversificato" che rende l'azienda "il rischio meno fondamentale" per i venti contrari che hanno colpito ripetutamenti i concorrenti come Facebook e Pinterest. Resta da vedere se questo ottimismo si concretizzera in un recupero a Wall Street: Alphabet ha lasciato a Wall Street oltre il 18% del suo valore da inizio 2022. (Raffaele Rovati)