Amazon batte la pandemia: qual è il suo segreto?

In questo articolo parlerò della grande potenza che è Amazon, di come continua ad assumere una posizione sempre più rilevante nel mercato nonostante la crisi dei lavoratori attuale.

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La pandemia di Covid-19 ha portato con sé molta preoccupazione per la salute dei cittadini. Ma non solo: con le restrizioni proposte dal governo, una nuova problematica sorge all’orizzonte: la crisi economica. Non starò ad approfondire questo aspetto, anche perché, chi più chi meno, tutti sanno di cosa sto parlando, molti vivono in prima persona questa situazione o conoscono chi l’ha sta vivendo. Secondo ec.europa.eu:

“L'impatto economico della crisi del coronavirus varia a seconda dei settori industriali e delle imprese in funzione di una serie di fattori, tra cui la possibilità di adattarsi ai problemi che interessano le catene di approvvigionamento, la disponibilità di scorte o il ricorso a processi di produzione just-in-time.” 

Ma il mondo è bello perché è vario, non tutti subiscono questa situazione, c’è anche chi si è arricchito con questa pandemia. Hdblog propone un ragionamento a partire da due numeri: 410 miliardi, che rappresenta l’ultimo aiuto che il governo degli stati uniti d’america ha finanziato per aiutare la popolazione americana impoverita dalla pandemia, contro 363 miliardi che sono i soldi che sono finiti nelle mani dei nove uomini più ricchi di’america, tra cui è importante citare per i fini di questo articolo Jeff Bezos di Amazon. Come osserva hdblog

Insomma, quasi la stessa cifra (miliardo più, miliardo meno) che esce dalle casse dello Stato ed entra nelle tasche dei big del tech, decisamente arricchitisi nel primo anno della crisi socio-sanitaria che ha colpito il mondo intero.”

È proprio qua che volevo arrivare: Amazon. Vediamo insieme questo caso anomalo che sembra “cavalcare l’onda” della pandemia.

Ma partiamo dalle basi.

Cosa è Amazon?

Per chi ha vissuto su Marte fino a questo momento, ecco una breve spiegazione della grande potenza e-commerce che è Amazon.

Nacque tutto nel lontano 1994 quando un giovane americano che rispondeva al nome di Jeff Bezos mise insieme i suoi risparmi (circa 300 mila dollari) per fondare una startup che aveva uno e un solo obbiettivo: vendere libri in tutto il mondo.

Chiamo questo suo progetto Amazon, come il fiume, uno dei più grandi al mondo. In realtà la scelta del nome non lo faceva dormire, lo tenne sveglio per notti intere. Alla fine vide quel nome in un’enciclopedia e si decise. Almeno, così dicono alcune voci del luogo.

Il logo venne scritto per la prima volta nel garage di casa sua, con una bomboletta spray. Il piano aziendale riguardante questa startup prevedeva, in realtà, 5 anni di perdite. Ma gli investitori arrivarono comunque, e così i primi traguardi. Approdò in borsa nel 1997.

Alcune date da ricordare

Secondo il Sole 24 Ore

“Nel 1998 Amazon è già l'esempio più concreto di eCommerce al mondo, e la rivista Time dedica a Jeff Bezos la copertina come uomo dell'anno.”

Due anni dopo, nel 1999, Amazon aveva circa duemila impiegati, e stava iniziando a sbarcare anche in Europa. Nel 2001 arrivarono i primi utili. Intanto il progetto della “libreria più grande del mondo” si era evoluta: non si vendevano solo più libri, ma anche Cd, film, dispositivi elettronici etc…

Nel 2005 nacque Amazon Prime. Come dice il Corriere.it

“Il servizio in abbonamento annuale o mensile, nato inizialmente per garantire le consegne entro due giorni negli Stati Uniti e per eliminare i costi di spedizione. In Italia è attivo dal 2011. “

Con un abbonamento annuale, vengono abbattuti i costi di spedizione e ridotti i tempi di consegna del tuo pacco Amazon. I tuoi acquisti compulsivi delle 2 del mattino non sono mai stati così veloci. Ad oggi con l’abbonamento ad Amazon Prime si ha accesso anche ad Amazon Prime Video, una delle piattaforme streaming più amate e conosciute, dopo la rockstar del settore, Netflix.

Nel 2009 nacque il primo Kindle, il più famoso e popolare e-reader ancora oggi. Non fu il primo, ma sicuramente è il più amato e conosciuto, di cui nacquero, in seguito, molti modelli.

La rivoluzione di Alexa

Qualche anno fa lanciò anche Alexa, un dispositivo che è in grado di riconoscere i comandi vocali. Sei sul divano in un afoso pomeriggio di luglio, vuoi accendere la luce ma arrivare all’interruttore richiederebbe troppe energie fisiche e mentali? Nessun problema, con Echo puoi usare il comando Alexa per accendere, spegnere luci (ma devi avere delle lampadine collegate a internet), mettere musica, chiamare, ordinare cibo e molto altro.

Alexa non si spegne mai, ascolta ogni tua conversazione con chiunque, ma hey, ora puoi sentire le tue news senza muovere un dito! Il Sole 24 Ore conclude:

“È nel settembre del 2018 che Amazon fa festa a Wall Street. Dopo una crescita forsennata iniziata dodici mesi prima, le azioni toccano 2.050,27 di dollari, e la capitalizzazione della società fa segnare i mille miliardi. Un dato storico.”

Questo portò Jeff Bezos a essere ad oggi il secondo uomo più ricco del mondo.

Amazon e la pandemia

Il Post ci dà un’idea della potenza di Amazon nel 2020:

“Tra gennaio e ottobre, Amazon ha aggiunto 427.300 lavoratori al suo organico globale, che ha ormai raggiunto la popolazione di una piccola capitale europea con i suoi 1,2 milioni di assunti, senza contare le centinaia di migliaia di autisti che non sono dipendenti della società.” 

L’espansione di Amazon durante quest anno e mezzo di pandemia ha creato un grande scalpore nel mondo dell’economia. Tutti annaspano, Amazon troneggia indisturbato.

In realtà è pura e semplice logica: in un mondo (come questo scombussolato dalla pandemia), in cui ci è vietato uscire di casa, ammassarsi nei negozi e fare acquisti, o in cui i negozi non possono proprio essere aperti in certi periodi, è più che naturale che la gente si fiondi a fare acquisti online: Amazon non è l’unica e-commerce che è cresciuta in questo periodo, soprattutto in Italia, in cui questo settore era parecchio sottosviluppato.

È naturale che le società che già avevano posizioni egemoniche prima del coronavirus, acquistino ancora più ricchezza e potere in queste condizioni. Secondo il Post

“Nel terzo trimestre del 2020, Amazon ha registrato il triplo dell’utile netto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 6,3 miliardi di dollari, raggiungendo un flusso di cassa operativo di 55,3 miliardi tra settembre 2019 e settembre 2020, più del 50% in più rispetto all’anno prima.”

Dalla fine del mese di febbraio, Amazon aumenta il valore delle sue azioni del 60% circa, avendo la meglio su innumerevoli categorie di lavoratori in crisi.

Ci saranno delle conseguenze per questa posizione di potere che pare così immutabile da anni?

Il problema non è tanto la posizione nel mercato, ma a che prezzo la ottiene anno dopo anno. Ci sono molte polemiche a riguardo, tutte riguardanti la condizione dei lavoratori a servizio dell’azienda o l’insostenibilità a livello ambientale, data la promozione di un dilagante consumismo.

Il regno della paura di Jeff Bezos

Tutti, chi più chi meno, abbiamo ordinato qualcosa su Amazon. Spesso si preferisce ordinare qui un libro, ad esempio, piuttosto che nelle librerie; “è molto più veloce e comodo”, sono le nostre giustificazioni. Forse è meglio se ci chiedessimo: a che costo? 

Secondo starting finance

“ 'Ricordo costantemente ai nostri dipendenti di essere preoccupati, di svegliarsi ogni mattina con la paura'. 

Secondo Bezos questo è l’unico modo per avere la certezza che i lavoratori diano il massimo. Infatti dentro Amazon può bastare l’errore di un giorno o la produttività troppo bassa in un breve periodo per essere licenziati.”

I suoi dipendenti, per stare al passo con la mole inquantificabile di ordini e i tempi di consegna rapidi promessi ai clienti, hanno ritmi lavorativi allucinanti: spesso ai dipendenti vengono richiesti turni da 12 ore, spesso senza pause neanche il sabato e la domenica, che li portano a lavorare sette giorni su sette.

Il modello imprenditoriale di Jeff Bezos funziona, ma spesso le sue idee di gestione dei dipendenti è pesantemente criticata. Il miliardario pretende dai suoi dipendenti lo stesso impegno che ci mise lui quando ai primi tempi fondò la società. Questo quindi non lascia spazio alla separazione tra vita privata e lavoro, che per lui non è importante, anzi è controproducente è inutile.

Avrà forse perso la concezione di cosa sia e non sia umano, magari confuso da tutte le apparecchiature elettroniche che ci propina da anni? Chi può dirlo.

Quest propensione di non separare lavoro e vita privata per incrementare la produttività dei dipendenti, è un atteggiamento comune ad altre aziende. Spesso, come accade con Apple, i dipendenti hanno accesso a diverse zone relax comprese di piscine, centri benessere, palestre, per rendere più piacevole la (lunga) permanenza nel luogo del lavoro.

Amazon però non è tra queste aziende. Starting finance interroga alcuni ex dipendenti e ci dice che: 

Le sedi della compagnia di Jeff Bezos sono molto spartane, spesso perfino prive di una semplice sala relax dove potersi sedere qualche minuto per bere un caffé e parlare. Infatti, dentro Amazon si incoraggia piuttosto un lavoro frenetico ed un atteggiamento di forte competitività.”

In certi paesi si vive una distopia: i dipendenti Amazon negli Stati Uniti d’America sono valutati tramite un algoritmo che monitora la loro produttività attraverso avanzate tecnologia. Questo in America, e in molti altri paesi del mondo, è totalmente legale.

La situazione quindi cambia di stato in stato, a seconda delle leggi; in Italia ad esempio fare una cosa del genere sarebbe illegale.

Per concludere, possiamo affermare che Amazon nonostante tutto continua a guadagnare e acquistare potere e visibilità, remando contro ogni difficoltà, ogni crisi, e ogni critica, dandoci la possibilità di avere qualsiasi prodotto a portata di un click.

Spesso sono prodotti che non tutti normalmente avrebbero la possibilità di acquistare se non ci fosse questa piattaforma e che, non solo, arrivano in davvero poco tempo paragonato ad altre piattaforme o ai negozi fisici.

Ma una domanda sorge spontanea: il fine giustifica i mezzi?