Per il 2021 l'obiettivo di Pechino è un'espansione del 6,0%

Nel 2020 il Covid-19 aveva spinto a non fare previsioni. Per quest'anno la Cina punta su un rialzo del Pil del 6,0% che per gli economisti è prudente.

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Nel 2020 il premier Li Keqiang aveva annunciato che non ci sarebbe stato alcun obiettivo di crescita per la Cina a causa dell'epidemia di coronavirus. D'altronde il Covid-19 aveva anche portato al rinvio del meeting annuale dell'Assemblea nazionale del popolo (il Parlamento di Pechino) dal tradizionale mese di marzo fino a maggio, una volta superata l'emergenza partita dalla città di Wuhan. Nel discorso inaugurale dell'edizione 2021, Li è invece tornato ad annunciare un obiettivo per l'economia della Cina, attesa a un'espansione "superiore al 6,0%" nel 2021. Il target è considerato prudente dagli osservatori, visto che il consensus medio era dell'8% e del 7% quello indicato a RttNews da Iris Pang, chief economist per Greater China per Ing. Per Chaoping Zhu, global market strategist di Jp Morgan Asset Management citato da Ap, si tratta invece di un segnale di come Pechino stia "spostando il focus dalla quantità alla qualità dell'espansione economica".

Cina punta su espansione del 6,0% e autosufficienza in tecnologia

Va ricordato, oltre tutto, che per quanto la Cina sia stata l'unica tra le maggiori economie globali a registrare una crescita del Pil in un 2020 drammaticamente condizionato dalla crisi del Covid-19, l'espansione "limitata" al 2,3% rappresenta la peggiore performance dalla contrazione dell'1,6% del 1976. "Un obiettivo di oltre il 6% consentirà a tutti noi di dedicare piena energia alla promozione delle riforme, dell'innovazione e dello sviluppo di alta qualità", ha spiegato Li. E per quanto riguarda l'innovazione Li ha promesso di "lavorare più velocemente" per sviluppare capacità tecnologiche considerate dal Partito comunista cinese (che quest'anno celebra il centenario dalla fondazione) come un percorso verso la prosperità, l'autonomia strategica e l'influenza globale. Se però in passato Pechino puntava a diventare un competitor tecnologico su scala globale, dopo lo spinoso caso Huawei (e più in generale la campagna di Donald Trump contro i colossi dell'Ict cinese) il focus è prima di tutto quello di rendere la Cina autosufficiente nella tecnologia.

Carbon neutral per il 2060. Spesa militare in crescita del 6,8%

Per quanto riguarda l'innovazione dal punto di vista ambientale invece Pechino non sembra avere intenzione di accelerare, per non rischiare di mettere un freno all'economia. Confermato, quindi, l'obiettivo già annunciato dal presidente Xi Jinping di una neutralità climatica (o carbonica, dall'inglese carbon neutral) in Cina per il 2060. Un'accelerata, invece, ci sarà per quanto riguarda la difesa è infatti previsto un aumento del 6,8% della spese militari nel 2021 a 1.400 miliardi di yuan (215 miliardi di dollari). Il colosso asiatico resta impegnato in controversie territoriali con l'India e altri Paesi confinanti e coltiva ambizioni di arrivare al livello di Usa e Russia in tecnologie come quelle dei missili o degli aerei stealth. Come nota Ap, si tratterebbe di un rallentamento rispetto ai tassi in doppia cifra degli anni passati, ma se si considera che l'inflazione è prossima allo zero l'incremento reale è molto più elevato. Va ricordato, comunque, che nonostante gli aumenti previsti la Cina resterebbe comunque ampiamente dietro agli Usa in termini di investimenti nella difesa.

(Raffaele Rovati)