Vuoi creare il tuo NFT? Qui ti diciamo come fare!

Creare il tuo NFT, non fungible token, a partire dal wallet, il portafoglio digitale. La creazione del contenuto e il caricamento sulla piattaforma

Il mercato degli NFT ha senza dubbio raggiunto proporzioni insospettabili.

Il mondo dei Non fungible Tokens, infatti, solo nel terzo trimestre dello scorso 2021 ha raggiunto un volume di 10,67 miliardi di dollari (dati forniti dalla DappRadar).

Si tratta quindi di un aumento del 704% rispetto al trimestre precedente e le previsioni sono per un incremento ancora più vertiginoso per il corrente 2022.

Senza contare che grazie ad Ethereum, la piattaforma più utilizzata quando si parla di NFT e produttrice dei famosi Ether, la criptovaluta seconda solo ai bitcoin, sono stati emessi NFT per un valore di 14 miliardi di dollari: una cifra incredibile se si pensa ai 30 milioni di compravenduto del 2020.

Di NFT, come di blockchain, in effetti, se ne parla un po’ ovunque e sempre più persone desiderano riuscire ad entrare all’interno di questo mondo, e prendersene una fetta, magari consistente.

Ecco perché in questo articolo vi raccontiamo cosa siano gli NFT e, soprattutto, come fare a creare il proprio.

NFT: cosa sono i Non fungible Tokens

Quando si tratta di NFT, si intende, letteralmente, un gettone digitale non fungibile, ovvero che non è riproducibile ma è assolutamente unico.

Quando si compra un NFT, in effetti, non si compra l’opera digitale in sé, ma si compra più che altro il certificato digitale che ne dimostra l’autenticità e originalità. Tutto ciò che non dispone di tale certificato non è un NFT ed è quindi indefinitamente riproducibile.

La garanzia di autenticità che sta alla base degli NFT è dettata proprio dalla blockchain, la cosiddetta “catena a blocchi”.

Può trattarsi davvero di qualsiasi cosa. Può essere un tweet, un video, un album musicale, ma anche una fotografia e addirittura un selfie. Recente è la notizia di un ragazzo indonesiano che è riuscito a vendere i proprio selfie senza particolari espressioni come NFT, diventando in breve milionario (fonte: Business Insider).

Non si tratta dunque di denaro che può essere scambiato: un NFT è un certificato di unicità.

Un NFT, dunque, anche se sembra qualcosa di intangibile, ha una molteplicità di usi, primo fra tutti nel mercato dell’arte.

Grazie alla blockchain che sta alla base, l’arte può divenire alla portata di tutti, accessibile e, finalmente, non riproducibile. Una copia di un Van Gogh sarebbe sempre una copia, ma non sarebbe lo stesso per un NFT. Non ci sarebbero più le difficoltà che ci sono attualmente nel destreggiarsi tra opere autentiche e false.

Tutto ciò può essere applicato anche al mondo dei videogiochi, dove il discorso però è più complesso e meriterebbe un articolo a parte. Grazie agli NFT i videogiocatori potrebbero infatti, pagando per il proprio oggetto digitale, averne la proprietà per più tempo rispetto alla naturale scadenza di vita del prodotto che hanno acquistato.

Si tenga però presente che sebbene con un NFT si acquisti la proprietà dell’oggetto digitale, il diritto d’autore rimane però sempre nelle mani dell’autore stesso. Un piccolo legame con la realtà che è bene ricordare.

Cos’è davvero un Token?

Se abbiamo chiarito, almeno in parte, il concetto di NFT, vale la pena approfondire anche il concetto di Token.

Di che cosa si tratta?

Poco fa, per definire gli NFT, abbiamo tradotto i token come “gettoni”. Per semplificare, in effetti, i token sono delle informazioni digitali che vengono posizionate all’interno della blockchain e conferiscono ad un soggetto la proprietà di un determinato bene digitale.

Ecco quindi che quando si parla di “tokenizzazione” si intende quel processo tramite cui si convertono i diritti di un determinato bene in un gettone, appoggiato e garantito dalla blockchain.

In teoria, quindi, qualsiasi cosa può essere “tokenizzabile”. Potrebbe essere piuttosto verosimile un futuro in cui ogni cosa sia stata “tokenizzata”. Non stiamo parlando soltanto di arte, ma anche di servizi, ad esempio di tutti i dati gestiti dalla Pubblica Amministrazione.

Si tratterebbe a dir poco di una rivoluzione.

Qual è l’utilità di un token? Leggiamolo da Blockchain4Innovation:

Insomma, il mondo dei token riesce a rendere qualsiasi cosa più piccola e più sicura. Permette a persone che non hanno le possibilità di agire su larga scala di investire su sezioni più piccole di ciò che è di loro interesse, in vista di un mondo che possibilmente sarà sempre più inclusivo e democratico.

Questo concetto è applicabile all’infinito, dal mondo dello sport dove le squadre forniscono contenuti esclusivi a chi investe, anche poco, nell’acquisto degli NFT della squadra, ma anche nel succitato mercato dell’arte, per finire con il mercato immobiliare.

Le applicazioni sono davvero infinite.

Vediamo dunque come poter applicare questi concetti nella realizzazione del nostro NFT.

Come creare il proprio NFT: fase 1

Abbiamo inteso che gli NFT non sono altro che dei certificati, ovvero delle stringhe di codice che possono essere coniate in caso ci sia effettivamente una vendita.

Per poter procedere alla creazione del nostro NFT, innanzitutto, dobbiamo tener conto che si tratta, nella maggioranza dei casi, di un’operazione che è molto costosa. Tra i vari step necessari, infatti, sarà necessario corrispondere la cosiddetta Gas Tax, ovvero quella tassa che serve a sopperire le emissioni prodotte dalla nostra produzione di NFT. Ha un valore che spesso si aggira sulle svariate centinaia di euro.

Alcune piattaforme, però, danno anche la possibilità di non dover pagare la gas tax e tutto può procedere essenzialmente a titolo gratuito.

Ciò premesso, la cosa da fare è avere del contenuto di valore a disposizione da convertire in NFT.

Come detto, può essere qualsiasi cosa. Uno degli NFT più famosi è “Everydays: The First 5000 Days” di Beeple, un semplice file JPEG che però ha totalizzato il record di 70 milioni di dollari.

Insomma i programmi con cui creare il proprio contenuto sono i più disparati, da Photoshop a GIMP.

Una volta creato il nostro prodotto, siamo pronti per la seconda fase, quella che riguarda la costruzione del wallet e la scelta della piattaforma.

Fase 2: il portafoglio di Ether e la scelta del marketplace

Dal momento che non è possibile l’acquisto di NFT tramite valuta tradizionale, sarà necessario quindi creare il nostro wallet, ovvero un portafoglio digitale dove poter gestire la propria criptovaluta.

Tramite questo portafoglio sarà certamente più facile accedere alle piattaforme di compravendita di NFT, e monitorare vendite e guadagni, oppure nuovi acquisti.

Come detto, Ether è la criptovaluta principale quando si parla di compravendita di NFT e dunque la blockchain più usata è Ethereum. In realtà, sono considerabili anche Tezos, Polkadot, Cosmos e Binace Smart Chain.

Anche il portafoglio può essere creato in diversi luoghi. Quello più noto è MetaMask. Basterà entrare nella pagina ufficiale di MetaMask e cliccare in alto a destra dove si legge “Download”.

A quel punto il gioco è fatto. Una volta installato, possibilmente in un browser diverso rispetto a quello di quotidiano utilizzo, basterà creare la propria username e password ed effettuare l’accesso.

Per chi non volesse MetaMask, comunque, ci sono altri servizi di portafoglio disponibili, suddivisi tra Hot (ovvero disponibili online) e Cold (quelli disponibili anche offline). Per completezza di informazioni, Metamask è uno di quelli disponibili anche offline e, per questo, ritenuto più sicuro (anche se, si sa, la prudenza non è mai troppa).

Una volta seguiti i passaggi e creato il proprio portafoglio digitale, si è pronti per l’ultima fase, ovvero l’iscrizione alla piattaforma di compravendita di NFT.

Una delle più note è certamente OpenSea che è così popolare perché permette la creazione di NFT in modo gratuito. Ne esistono però tantissime e vale la pena andare a valutare pregi e difetti di ognuna, anche in base alle criptovalute che si hanno a disposizione ed in base alla tipologia di NFT che si intende piazzare.

Tra gli esempi, possiamo certamente citare SuperRare, Nifty Gateway, SoleSea, TreasureLand, ecc.

Da ricordare sempre e in qualsiasi caso che è bene sempre informarsi al meglio prima di iniziare a fare business con gli NFT.

In sintesi, quindi, quali sono i vantaggi nel creare NFT?

Se parliamo della cosiddetta “creator economy“, gli NFT rappresentano una sorta di Santo Graal.

Se infatti l’investimento iniziale è minimo, la possibilità di guadagno, anche protratta nel tempo, è davvero incredibile. Senza contare che i campi di applicazione sono potenzialmente infiniti.

Abbiamo parlato di “tokenizzazione” di singoli oggetti: in realtà, però, possiamo considerare di “tokenizzare” intere collezioni e la proprietà intellettuale del Non fungible token resterebbe sempre del suo creatore, e quindi anche, la possibilità di guadagno.

Infatti, un creatore di NFT non guadagna soltanto nel momento della vendita. Guadagna una percentuale anche su tutte le transazioni a seguire, che siano di secondo, terzo, quarto livello, ecc. 

Tutto ciò è possibile grazie alle proprietà della blockchain su cui è basato il certificato di autenticità. La blockchain garantisce trasparenza, tracciabilità e disintermediazione, tutte proprietà che sono assai utili nel mondo della creazione dei contenuti.

Qui naturalmente possono sovvenire alcuni dubbi. Se per esempio si vuole tokenizzare una fotografia, la proprietà intellettuale (da cui ne conseguono anche i guadagni) è del soggetto ritratto, molto spesso grazie al quale si determina il valore dello scatto, oppure dell’artista che ha fatto la fotografia?

Insomma, il mondo degli NFT, per quanto sia interessante ed avvincente apre il diritto a spinose questioni.

Senza contare che, sebbene gli NFT possano rappresentare un vero aiuto al mercato dell’arte, dall’altra parte vi è un’indubbia proliferazione di opere di dubbio gusto e scarsa qualità. Si può pensare che essere subiranno lo stesso processo di vita delle opere nella vita reale. Chissà.

Redazione Trend-online.com
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