Covid: un videogame può sconfiggerlo!

La battaglia al Covid approda nel mondo dei videogames, tingendosi del tricolore italiano. Un vero e proprio trionfo quello del pioneristico gioco consacrato alla scienza e alla ricerca per debellare SARS-CoV-2. Stiamo parlando di Project Discovery Phase III che ha sbancato il Webby Award, sbaragliando tutti gli avversari. Il Covid ha un nuovo nemico e la lotta passa dal gioco.

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Il Covid ha un nuovo nemico, una terapia piuttosto originale, un videogame portante bandiera tricolore. Il connubio tra scienza, tecnologia e gioco ha partorito un progetto capace di anticipare di mesi e mesi la tabella di marcia nella ricerca di ogni cura possibile al male epidemico

La battaglia al Covid approda nel mondo dei videogames, tingendosi del tricolore italiano. Un vero e proprio trionfo quello del pioneristico gioco consacrato alla scienza e alla ricerca per debellare SARS-CoV-2. Stiamo parlando di Project Discovery Phase III che ha sbancato il Webby Awards, sbaragliando tutti gli avversari. 

L'Oscar del web premia la battaglia al Covid

Se fossimo a Los Angeles durante la celebre notte degli Oscar probabilmente sentiremmo annunciare “And the winner is…”. E allora, anche nello sconfinato universo del web, senza lo stesso fragore e facendo a menp del red carpet, si conferiscono le statuette. L’Oscar dell’online per la categoria Activism e Social Impact ha visto aizzare il vessillo italiano con l’avatar del Professor Andrea Cossarizza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

L’immunologo, un vero e proprio deus ex machina della comunità scientifica internazionale per via degli instancabili e cospicui studi portati avanti contro l’epidemia da coronavirus, ha prestato il suo volto al progetto ludico-divulgativo. Il videogame immagina i suoi gamers come una sorta di tirocinanti di un laboratorio virtuale, il compito è quello di analizzare campioni di sangue di veri pazienti infetti. 

È lo stesso prof. Andrea Cossarizza di Unimore, che invitato a esporre questo progetto in un “TEDx talk” tenutosi a Modena lo scorso settembre 2020, ben sintetizza il senso e i perché del gioco:

Chi gioca, in realtà fa sul serio, combatte il virus, e non solo quello perché contribuisce a generare un algoritmo che a sua volta istruisce un software “nascosto” nel gioco. Questo software permetterà di eseguire analisi e identificare automaticamente le popolazioni cellulari di interesse.

In pratica il mio avatar fa creare agli umani e poi fa crescere un sistema intelligente che istruisce gli strumenti scientifici, in modo tale che possano gestire in tempo reale un patrimonio di informazioni sempre più dettagliate, numerose e complesse, fondamentali al progresso della ricerca.

Questo algoritmo, basato appunto sulle analisi dei giocatori e sui loro errori, ora sta per diventare un software aperto a tutti i ricercatori e i laboratoristi, che sarà utile non solo per la attuale pandemia, ma potrà essere usato nei laboratori per valutare decine di altre patologie, dalle leucemie alla risposta immunitaria ai tumori e ad altre infezioni.

La battaglia al Covid si può affrontare anche con un sorriso, e allora Alessandro Vanoni sul suo canale YouTube immagina come sarebbero i videogiochi popolati dal coronavirus: 

Battaglia al covid: il presente è già futuro

Andiamo a esaminarne i dettagli, partendo dalla disponibilità e dall’ambientazione.

Il gioco “spaziale” nato dall’incontro tra due società, CCP di Reykjavik e Massively Multiplayer Online Science, e grazie alla partnership della McGill University, Bc Cancer.

Il game è disponibile all’interno della piattaforma Eve Online (per effettuare il download gratuito visitare il sito www.eveonline.com) e ambientato nella immaginaria e dispersa galassia di Caille. Un gioco futuristico che rievoca con toni piuttosto nostalgici la celebre saga di Star Wars ma avvicenda all’atavica battaglia tra il bene e il male, condimento essenziale della saga, la guerra senza quartiere tra gli esseri umani e il nuovo coronavirus.

L’avatar del professor Cossarizza dirige e orienta i partecipanti al gioco all’utilizzo di armi dall’alto tasso tecnologico, si pensi al citofluorimetro (il modello più avanzato del microscopio), per andare al setaccio delle cellule del sistema immunitario dei pazienti e conoscere così in che termini il patogeno SARS-CoV-2 ne alteri numeri e funzioni nel corso della malattia. 

Covid, come si debella?

Siamo nell’era dei tutorial. Non ne manca uno su EVE Online: si tratta di un ricco tutorial che dispensa le informazioni utili all’avvio della collaborazione con l’obiettivo di divenire validi supporters della ricerca. I giocatori, addestrati all’uso del citofluorimetro, sul monitor del pc dovranno andare a delineare, all’interno dei poligoni, insiemi cellulari omogenei rilevati nel sangue dei pazienti infetti. Come ben spiega il Prof. Andrea Cossarizza:

Al termine di ogni analisi il mio avatar controlla la qualità del lavoro consegnato e aggiudica ricompense e un punteggio, tanto più alto quanto più precisa l’operazione svolta, in caso di errore si ricomincia da capo. 

Un po’ di numeri.

I gamers, circa 327mila dal 15 giugno 2020, hanno impiegato per le loro partite di dati autentici raccolti negli archivi digitali dell’International Society for the Advancement of Cytometry (di cui lo stesso prof. Cossarizza ricopre la carica di Past President), dell’International Clinacal Cytometry Society e della European Society for Clinical Cell Analysis. Cossarizza del resto afferma come abbiano esaminato un campione pari a circa 115 milioni di unità.

Un lavoro straordinario a sostegno della scienza nella battaglia al SARS-CoV-2. Maggiora sarà il flusso di informazioni ottenute prima si compirà l’impresa di disarmare il virus. 

La battaglia al covid tra uomo e macchine

Basterebbero cento microlitri di sangue per rendere possibile la distinzione di oltre un milione di cellule aventi funzionalità diversissime tra loro. Un lavoro che conta tempistiche diverse a seconda di chi ne sia a capo, mi spiego: l’analisi compiuta manualmente richiederebbe un tempo di 10-15 minuti per campione, mentre l’approccio con un software istruito andrebbe a sfiorare i 10 microsecondi. Una differenza non da poco. 

Coloro che parteciperanno e seguiranno le direttive dell’avatar andranno così a contribuire alla creazione di un algoritmo che guiderà il software del gioco a riconoscere in maniera automatica le popolazioni cellulari di interesse. Questa struttura di intelligenza artificiale amministrerà di lì a venire un parterre di elementi sempre più dettagliati e numerosi, essenziali per il monitoraggio del virus e, di conseguenza, alla valutazione della validità dei vaccini.

Gli sviluppatori di Project Discovery sono riusciti nell’impresa di convertire in anni di ricerca il tempo dedicato dai giocatori per l’invio delle analisi sui campioni di sangue. All’inizio, solo un gioco, ma facendo due conti si è giunti alla conclusione che si è andati a risparmiare oltre 330 anni di ricerca sino a ora, un risultato incoraggiante e forse inatteso. 

L’esercito anti-covid

Project Discovery serra i ranghi nella guerra al virus, reclutando l’intera rete di gamers dislocati in ogni angolo del globo. L’esercito anti-covid è pronto. Tutti possono essere eroi, tutti possono donare nuova vita, riportare normalità in questo mondo maledettamente snaturato dalla crisi pandemica. Per vincere la guerra c’è bisogno del massimo sforzo, per chiudere definitivamente la sfida al covid occorre il contributo di tutti i giocatori

Altro dettaglio importante del gioco, un suo pregio, è quello di accendere i riflettori sulla scienza e in maggior modo sull’immunologia, una finestra sempre aperta per ogni cittadino. Cossarizza non può che esserne orgoglioso:

Il premio che abbiamo ricevuto mi lusinga, ma ancor di più il numero elevatissimo di giocatori che hanno scelto di sostenere questa missione. A loro il merito e il mio profondo ringraziamento. 

Il premio, per il secondo anno di fila, fa tappa a Modena, l’anno scorso la vittoria se l’aggiudicò Massimo Bottura per “Kitchen Quarantine”. Il premio al personaggio web dell’anno è stato assegnato dai votanti al dott. Anthony Fauci.

Il prof. Cossarizza conclude così:

A parte la soddisfazione per un premio francamente inaspettato e per il bis fatto a sono molto felice perché il gioco ha permesso di avvicinare al mondo della scienza, e in particolare all’immunologia, un grandissimo numero di persone di ogni età che forse mai lo avrebbero fatto, e che si sono pure divertite, facendo, però, progredire la ricerca.

La battaglia al Covid del prof. Cossarizza e di Unimore

Il prof. Andrea Cossarizza, insieme a Cristina Mussini, Giovanni Guaraldi e Massimo Girardis, è alla guida di un equipe di ricercatori Unimore, e assieme alle ricercatrici Sara De Biasi e Lara Gibellini, ha portato a compimento una ricerca che ha individuato e tratteggiato le regioni del SARS-CoV-2 che vengono identificate ed attaccate dai linfociti T citotossici, uno studio poi pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications.

Si parla delle cellule incaricate di agire in prima linea sul fronte delle infezioni virali, poiché capaci di andare all’attacco delle cellule soggette ad infezione da un virus, bloccandone così la sua produzione.

Lo studio ha preso forma con la collaborazione con uno dei più noti centri di ricerca europei, ossia il Cancer Center di Amsterdam, con Pia Kvistborg, Ton Schumacher e Anastasia Gangaev. Il lavoro ha per questa ragione rivelato che la reazione immunitaria dei pazienti con COVID-19 non solo è diretta contro l’ormai celebre proteina Spike, ma anche contro regioni del complesso ORF1ab, ovvero contro quello che è il “pioniere” di ogni proteina del virus.

In altri termini, i linfociti citotossici sono in grado individuare ed eliminare le cellule infette oltre a impedire qualunque attività del virus ancor prima che maturi la proteina Spike, e quindi prima che il virus possa replicarsi. Le regioni del virus delineate da questo studio si presentano allora come un nuovo potenziale obiettivo terapeutico.

Ancora una volta pregne le parole del prof. Cossarizza:

Il nostro lavoro è iniziato oltre un anno fa, in aprile, tra molte difficoltà logistiche e tecniche ma siamo riusciti ad utilizzare tecniche estremamente complesse, quali la citometria policromatica e il sequenziamento dell’mRNA a livello di singola cellula, e ad analizzare i dati con potenti mezzi bioinformatici.

Vorrei ricordare che i nostri esperimenti, che hanno portato alla proficua collaborazione con i colleghi olandesi, sono stati possibili grazie alla generosità di alcune aziende quali in primo luogo la Glem Gas, Gruppo BPER, SanFelice 1893 Banca Popolare, COFIM, Assicuratrice Milanese, quindi i club Rotary del Distretto 2072, il Pierangelo Bertoli Fans club, e di decine e decine di persone, che ringraziamo di cuore.