Cyber sicurezza: servono soluzioni innovative

Check Point Software Technologies, leader mondiali nella cyber sicurezza.

Image

Check Point Software Technologies, leader mondiali nella cyber sicurezza

Gli israeliani, si sa, in fatto di sicurezza non sono secondi a nessuno. E non stupisce, dunque, che Check Point Software Technologies, società israeliana fondata nel 1993 da Gil Shwed, l’inventore del firewall, quotata al Nasdaq di New York, circa due miliardi di dollari di fatturato globale, sia uno dei leader mondiali nella cyber sicurezza.

Negli ultimi tre decenni Check Point Software ha fissato lo standard per la sicurezza informatica. Oggi protegge oltre 100mila organizzazioni di ogni dimensione e in tutti i settori verticali in 88 paesi. E, in un mondo digitale in continua evoluzione, lo fa a 360 grandi: dalle reti aziendali alle trasformazioni del cloud, dalla sicurezza per i dipendenti remoti alla difesa delle infrastrutture critiche, proteggiamo le organizzazioni dalle minacce informatiche più imminenti.

Cyber sicurezza: la situazione in Italia

In Italia Check Point Software è presente con un headquarter a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, e una sede a Roma: in tutto, più di 50 collaboratori. «Le nostre soluzioni», spiega David Gubiani, Regional Director, Sales Engineering - Emea Southern di Check Point Software Technologies, «sono adottate dalla quasi totalità - direi il 98% - delle Top 500 aziende più grandi del mondo. Certo, non utilizzano solo i nostri servizi, ma si rivolgono anche altri vendor per garantirsi più strati di sicurezza». E non si fa fatica a capire il perché, visti i danni che possono provocare gli attacchi cyber.

Secondo l’ultimo rapporto Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, le perdite derivanti dagli attacchi informatici nel mondo sono in drammatica crescita. E vengono stimate in 6 trilioni di dollari per il 2021, ovvero il 6% del Pil mondiale, tre volte quello italiano.

La severità degli attacchi (nel primo semestre del 2021 quelli «gravi» sono cresciuti del 24% rispetto allo stesso periodo del 2020. E sono cresciuti del 21% gli attacchi con finalità cyber crime, cioè l’estorsione, i più in voga tanto che ormai rappresentano l’88% del totale) e la portata dei danni non sembrano però essere ancora chiari a tutti. Molte piccole e medie imprese italiane, infatti, non hanno compreso che non esiste un ambito di business che si possa sentire al sicuro. E, quando lo comprendono, spesso è troppo tardi. «Nelle Pmi», conferma Gubiani, «spesso l’investimento in cyber security è visto come un costo e non come un investimento. è una questione culturale: in Italia tendiamo a reagire anziché a prevenire. C’è la sindrome dell’inviolabilità, per cui si crede sempre che a noi non possa accadere nulla di male. E così le aziende preferiscono “risparmiare”, peccato che non sia affatto un risparmio, anzi».

Più formazione in cyber sicurezza all'interno delle aziende

«Manca il know-how», rimarca il manager di Check Point Software. Nelle piccole aziende, infatti, spesso la figura di riferimento per quanto riguarda l’It è quella del «tuttologo, che si occupa sia di sbloccare una stampante inceppata, sia di configurare le e-mail dei dipendenti, sia... della cyber security». La mancanza di investimenti crea una falla enorme nelle aziende, che poi sono costrette a rincorrere. E a spendere molto di più di quanto sarebbe servito per la prevenzione. «Servirebbe», dice Gubiani, «più formazione all'interno delle aziende. E affidarsi a partner qualificati, e ce ne sono tantissimi in Italia: aziende che si occupano in maniera professionale di sicurezza informatica, che hanno l'expertise. Come Check Point Software, per esempio». Non basta, infatti, dotarsi dei migliori apparati di sicurezza informatica e poi dimenticarsene. «È una materia che va gestita», ricorda il Regional Director SE Southern Europe di Check Point Software Technologies, «perché gli attacchi mutano in continuazione, ne avvengono centinaia ogni giorno e la situazione va sempre essere tenuta sotto controllo, va monitorata 24 ore su 24. E servono aggiornamenti costanti».

La soluzione di Check Point Software

Come mettere al sicuro l'azienda, allora? «Si può puntare al best of breed, come si faceva una volta», dice Gubiani, «dotandosi per esempio del miglior prodotto che protegge la posta, il miglior prodotto che protegge la navigazione web, il miglior prodotto che protegge l’endpoint... Ma se i tre prodotti non si parlano tra di loro, se non c’è qualcuno che sa gestire le tre consolle dei tre diversi vendor, allora diventa un problema. Soprattutto quando si è sotto attacco, perché bisogna reagire in fretta». Insomma, serve innovazione anche nel modello di licensing.

Ed è per questo che Check Point Software propone Infinity: «Si tratta», spiega il manager, «di un modello a consumo, che permette la massima flessibilità. Da un lato, consente alle aziende di prevenire le violazioni e gestire l'intero ambiente di sicurezza da un unico pannello di controllo per reti, cloud, dispositivi mobili, endpoint e IoT. E dall'altro, garantisce, la massima scalabilità senza costi aggiuntivi. Se per esempio, un'azienda ha bisogno di proteggere la posta elettronica, il web e il database, ma non il mobile, sa già che nel momento in cui deciderà di fornire ai dipendenti un telefono aziendale, non dovrà far altro che installare la soluzione di Check Point Software per proteggere i cellulari, che è già integrata in Infinity ed è già compresa nella licenza».