Digital (audio) marketing: ecco perché non sottovalutarlo

Una delle novità in ambito Digital Marketing di questo 2021 è sicuramente l'audio advertising, grazie ai podcast e alla nuova app social Clubhouse: ma perché conviene investire in questo tipo di contenuti? E sarà davvero possibile per tutti espandere la propria strategia di marketing sfruttando gli audio?

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Il Digital Marketing, complici gli eventi legati alla pandemia che da oltre un anno ha cambiato le nostre abitudini, ha subito delle evoluzioni rapidissime, che si sono susseguite nel giro di pochissimi mesi.

Un esempio pratico?

Pensiamo a YouTube, che è riuscito a scalzare Facebook nel 2020, venendo eletto come il Social Media più utilizzato dagli italiani; questo perché le abitudini degli utenti sono in costante cambiamento, e i contenuti video hanno la meglio rispetto a quelli testuali, surclassando inoltre le immagini.

Siamo solo all’inizio dell’anno 2021 e le tendenze sembrano cambiare nuovamente; dopo aver assistito all’egemonia dei contenuti video, quest’anno probabilmente sarà un'altra tipologia di contenuti ad avere la meglio: il contenuto audio.

Il fatto che, negli ultimi mesi, gli utenti tendano a preferire i contenuti audio rispetto a testi, immagini e video, è infatti innegabile.

Perché, dunque, non analizzare questa tipologia di contenuto e sfruttarla inserendola nella propria strategia di Digital Marketing?

L’audio nel Digital Marketing

Quando si parla di audio e di digitale, probabilmente la prima cosa che verrà in mente ai più, è il nome di un Social Media: Clubhouse.

Clubhouse è il nuovo Social, che da gennaio sta letteralmente spopolando nel nostro Paese, fatto solo di audio.

Niente foto, niente video, solo voce.

E la sua attuale fama, di certo, non stupisce: in un periodo come quello attuale, nel quale le possibilità di aggregazione sono praticamente ridotte a zero, l’essere umano aveva bisogno di crearsi uno spazio, seppur virtuale, dove ritrovarsi con altre persone (meglio ancora, se appartenenti allo stesso settore lavorativo) con cui confrontarsi e discutere.

E questo spiega parzialmente perché Clubhouse, nonostante sia nato nel 2020, in Italia ha avuto successo con quasi un anno di ritardo.

Ma siamo davvero sicuri che tutto questo sia così innovativo come, a prima vista, potrebbe sembrare?

In realtà, anche se trasmettere contenuti attraverso l’audio sembrerebbe un’innovazione, analizzando attentamente la situazione passata è facile capire che non lo è assolutamente.

I contenuti audio, seppur non siano letteralmente esplosi prima d’ora, hanno gradualmente ottenuto il consenso del pubblico nel corso degli anni. Pensiamo, ad esempio, all’incredibile successo degli audiolibri, che hanno aumentato la fruizione dei volumi da parte degli italiani, popolo poco abituato alla lettura ma evidentemente propenso all’ascolto.

O ancora, pensiamo ai podcast: secondo un’indagine Nielsen gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast sono stati 13,9 milioni, 1,8 milioni in più rispetto all’anno precedente, con un aumento del 15%.

Alla luce di questi dati, il boom di Clubhouse non stupisce dunque più di tanto.

Per chi volesse approfondire il tema podcast, consiglio la visione di questo video del canale YouTube VOIS, che spiega in maniera semplice ma dettagliata cosa intendiamo quando parliamo di podcast:

Perché i contenuti audio funzionano?

Il successo dei contenuti audio è presto spiegato: sono facilmente fruibili, anche da chi conduce una vita frenetica e non ha il tempo di sedersi e leggere un chilometrico post su un blog, scorrere l’intero feed di Instagram o guardare un video di oltre dieci minuti.

Ed ecco spiegato anche il successo dei podcast, potenti strumenti capaci di attirare l’attenzione, che si presta benissimo al personal branding e allo storytelling.

Le aziende che decideranno di raccontarsi ai consumatori tramite gli audio, invece che utilizzando strumenti convenzionali quali post scritti, attireranno sicuramente un pubblico più ampio.

Senza contare che un contenuto audio potrebbe attrarre particolari fasce di pubblico che non hanno purtroppo accesso ai contenuti visivi.

Basti pensare agli ipovedenti o chi, per i motivi più svariati, non può fruire della visione di foto o video. Nonostante, infatti, esistano gli alt tag per le immagini (ma anche per i video) che aiutano questi utenti a fruire ugualmente del contenuti visivo, un contenuto pensato per veicolare un messaggio in formato audio avrà sicuramente più presa e risulterà maggiormente gradito rispetto alla semplice descrizione di una foto.

Non si tratta, dunque, soltanto di utilizzare un mezzo nuovo ed alternativo per raggiungere il consueto pubblico, ma di puntare addirittura all’inclusività.

Senza però voler andare tanto oltre, una cosa è indubbia: non sfruttare il Digital Audio Advertising significa perdere un’opportunità oggi troppo proficua per non essere colta.

Digital marketing e audio: 3 possibili opzioni

Abbiamo già citato i podcast, che ovviamente non sono l’unica tipologia di contenuto audio che può essere sfruttata e integrata nella propria strategia di digital marketing.

Ma si tratta sicuramente della tipologia attualmente più redditizia: come testimoniato da alcune ricerche il 55% degli ascoltatori abituali di un podcast ha dichiarato di aver effettivamente comprato qualcosa dopo averne sentito parlare in un podcast. Questo conferma che il pubblico di questo genere di contenuto è abbastanza coinvolto e ricettivo, e che l’audio può generare conversioni.

Esistono due diverse tipologie di audio advertising che può passare durante un podcast:

  • gli spot pre-registrati prodotti dallo sponsor o letti da una sceneggiatura dall'ospite, quindi inseriti in un episodio durante la post-produzione.
  • gli annunci realizzati in diretta durante la registrazione di un episodio, spesso forniti fuori copione (cioè lo speaker parla di un prodotto o servizio con le sue parole).

Ovviamente gli annunci devono essere inseriti in podcast appropriati, per cui si è quasi certi che il pubblico in ascolto utilizzerà il prodotto/servizio sponsorizzato. E questo genere di annunci funziona sicuramente meglio se il conduttore si avvicina all’argomento in maniera naturale e non forzata.

Altra tipologia di contenuti pubblicitari sottoforma di audio sono quelli inseriti all’interno dei servizi di streaming online, come per esempio il celebre Spotify.

Non si tratta di annunci vecchio stampo impersonali e rivolti ad un pubblico enorme e generico, simili a quelli che passavano anni fa in radio (e che oggi, chiaramente, avrebbero poca presa sul pubblico): servizi come Spotify hanno infatti a disposizione i dati dei loro fruitori, e questo permette a coloro che hanno intenzione di acquistare il proprio spazio pubblicitario di concentrarsi sugli utenti giusti al momento giusto e di creare un'esperienza pubblicitaria più pertinente e personalizzata.

Un’ultima tipologia di annuncio audio, che è ancora in fase di testing da parte di Spotify ma che potrebbe presto vedere la luce, è quella degli annunci interattivi a controllo vocale: si tratterà di poter interagire con l’annuncio stesso, tramite comando vocale che permetterà agli interessati di poter concludere addirittura l’acquisto in tempo reale, solamente utilizzando la propria voce.

Audio advertising: i limiti

Così come anche tutte le altre forme di contenuto, non possiamo pensare che i contenuti audio siano per tutti; ci sono, chiaramente, dei business che potrebbero trarre vantaggio da un proprio podcast, come ad esempio i liberi professionisti: si tratterebbe infatti, per il professionista, di una sorta di vetrina audio per mostrare al pubblico le proprie capacità; o ancora, potrebbe servire alle aziende per fidelizzare i nuovi clienti.

Chiaramente, al contrario, una piccola attività potrebbe non trarre vantaggio da questo tipo di contenuto, che tra l’altro, a differenza di una semplice foto da condividere su Instagram e Facebook, prevede un investimento sia in termini di tempo che in termini di denaro.

E questo vale sia per i podcast che per brevi annunci audio: non possono essere realizzati in maniera “casalinga”, senza un’adeguata attrezzatura e un copione ben studiato.

Insomma: almeno per il momento, il Digital Marketing legato agli audio non è per tutti.

Clubhouse vs podcast: opportunità per il Digital Marketing

Se i podcast e gli audio adv non sono alla portata di tutti, in quanto richiedono un investimento non indifferente, Clubhouse potrebbe rappresentare una soluzione ottimale per fare il proprio ingresso nel Digital Marketing in formato audio.

Il nuovo social legato alla voce, infatti, può essere sfruttato tanto per fare personal branding e storytelling, quanto per parlare di prodotti/sevizi più o meno velatamente.

Come molti sanno, al momento non esistono ancora strumenti legati alla promozione di contenuti su Clubhouse, anche se probabilmente verranno presto introdotti; nel frattempo, un buon modo per far conoscere il proprio brand o quel che esso offre potrebbe essere “semplicemente” quello di prendere parte alla discussione, tenendo però sempre in mente un piccolo dettaglio: le conversazioni nelle stanze di Clubhouse avvengono sempre in real time.

Qualsiasi intervento deve quindi essere precedentemente studiato.

Ma, se usato con consapevolezza, Clubhouse potrebbe presto trasformarsi in un potentissimo strumento di marketing online.

Prospettive future del marketing legato all’audio

Ma il marketing legato all'audio è un social media trend destinato ad estinguersi nel giro di qualche mese o un'opportunità da cogliere adesso, prima che il mercato sia completamente saturo?

Difficile in questo momento fare delle ipotesi.

Quel che è certo è che le potenzialità dei contenuti audio non sono passate assolutamente inosservate.

Sembra infatti che Facebook stia attualmente lavorando ad una funzione che permetta delle live solo audio, secondo un meccanismo simile a quello dell’app Clubhouse.

Twitter ha invece addirittura anticipato Facebook lanciando Spaces, delle vere e proprie chat room audio disponibili per tutti gli utenti.

La battaglia a suon di audio, insomma, al momento è soltanto agli inizi.