L'importanza delle donne per la tecnologia!

L’emancipazione e l’autodeterminazione delle donne in ambito tecnologico, la parità di genere, sono temi sempre più focali dato che non vi è alcuna società che prosperi sprecando, disperdendo o razziando metà della sua forza. L’inclusione dev’essere garantita. A darcene dimostrazione la Gran Bretagna.

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La storia può insegnarci quanto le donne siano essenziali alla tecnologia

L’emancipazione femminile in ambito tecnologico, le questioni legate alla parità, si pongono sempre più come un tematica focale. Non vi è società che possa permettersi lo spreco e la dispersione della metà delle sue risorse umane. L’inclusione dev’essere garantita. A darcene dimostrazione la Gran Bretagna. 

Un pezzo del Technology Review, pubblicato alcune settimane fa, ha ripresentato un focus sul gap di genere nel settore informatico e digitale. In più ha indicato quanto le donne siano state sempre oggetto di “oscuramento” sin dai primordi dell’ambito tecnologico.

Il testo porta in esame il recente episodio di TikTok che si è avvalsa per la funzionalità di sintesi vocale, priva di qualsivoglia autorizzazione, della voce della doppiatrice canadese Bev Standing. 

La Standing ha denunciato il “furto di voce” chiamando in giudizio l’azienda cinese e dichiarando di non aver mai dato il suo consenso alla sua presenza nell’app. La doppiatrice ha anche sostenuto che la maniera in cui si stava facendo uso della sua voce stesse ledendo la sua fama sia in una prospettiva professionale quanto privata.  

Giorgio De Marco, in un video caricato sul suo canale Youtube, ci dice di più sulla questione del gender pay gap:

Le Donne silenziate nel loro contributo alla tecnologia

In passato anche Apple fu invischiata in un caso di “indebita appropriazione” di voce e questo accadde quando fu inaugurato ’assistente vocale Siri. La voce in questione, Susan Bennett. Dunque, la doppiatrice, sebbene una cospicua raccolta di prove, non è stata mai in grado di riuscire nell’impresa di far valere le proprie accuse ai danni di Apple.

L’azienda è riuscita a tutelarsi grazie all’inclusione di condizioni di riservatezza nei contratti dei doppiatori e, più di recente, dichiarando che la nuova voce di Siri è del tutto figlia di un software.

Circostanze che evidenziano quanto gli sforzi lavorativi delle donne vengano eliminati anche allorché siano evidenti e “ascoltabili” da chiunque. 

Altro avvenimento piuttosto eloquente è quello che coinvolge la ricercatrice informatica Timnit Gebru la quale, nel 2020, è stata esclusa da Google – azienda per la quale aveva co-diretto una equipe di Etica dell’Intelligenza Artificiale – a seguito di una dichiarazione sulle sue perplessità circa gli standard linguistici adoperati dall’azienda.

Questa si pone come ennesima prova del fatto che le donne in ambito tecnologico e informatico siano solitamente messe a tacere ed estromesse ogni qual volta loro si espongano in maniera diretta o meno per lavorare al meglio e magari intervenire per eludere errori commessi da altri in azienda.  

Le donne e l’esempio della Gran Bretagna

La domanda è lecita, perché la Gran Bretagna, che nel 1944 dominava il panorama dell’informatica elettronica, con trascorrere degli anni, non è stata in gradi di serbare questa egemonia? Si è in pratica assistito, nel 1974, a una vera e propria estinzione complessiva dell’industria informatica britannica.  

Una risposta potrebbe concederla la storia. Se da un lato la Gran Bretagna si batteva per servirsi della tecnologia agli scopi del mantenimento del dominio globale, dall’altro si mostrava poco capace, come nazione, di amministrare la proprio forza lavoro tecnica, impedendo, in tal modo, un autentico passaggio all’era dell’informazione. 

Femminillizzazione del lavoro

Una congiuntura storica affrontata nel 2017 da Mark Hicks, professore associato presso l’Illinois Institute of Technology, nella sua pubblicazione Programmed Inequality. Nel testo Hicks spiega come a insidiare i tentativi di informatizzazione della Gran Bretagna abbia svolto una parte essenziale, in maniera paradossale, la “femminilizzazione” del lavoro.

Come segnalato da un altro stimolante lavoro editoriale, quello di Janet Abbate, dal nome Recoding Gender, il convincimento che abbagliò l’industria e le istituzioni risiedeva nel fatto che la programmazione, nel dopoguerra, si presentasse come attività in prevalenza femminile rispetto a quella più “mascolina” svolta dagli uomini che realizzavano i computer.

Hicks racconta come, innanzi a una forza lavoro informatica a tinte fortemente "rosa", l’agire delle società e del governo fu quello tradizionalmente adoperato con le donne: l’abituale e metodica indolenza che per le donne l’universo maschile sceglie in ogni tempo.

Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del XX secolo ebbe luogo una rovesciamento di 180 gradi: dalla “donna nascosta” ci si mosse, in Gran Bretagna (e negli Stati Uniti) al riconoscimento dell’informatica, tout court, come competenza esclusivamente maschile. 

Donne allontanate dal settore tecnologico

Le problematiche si intensificarono, la disparità di genere convinse il massimo gestore di computer della Gran Bretagna – il servizio civile e il vasto settore pubblico – a orientarsi su scelte palesatesi catastrofiche per tutto il settore informatico e l’intera nazione. 

L’allontanamento delle donne dall’ambito tecnologico/informatico ha sortito quindi importanti effetti macroeconomici per la Gran Bretagna. Un monito per tutti. A ogni modo, laddove perdura la presenza della donna – stando sempre a Hicks – è sempre vigente l’ipocrisia della meritocrazia tecnologica.

Per le donne permangono le difficoltà: non basta solo contare su competenze tecniche per assicurarsi l’arrivo  ai vertici nei settori scientifici e tecnologici. 

Paradossale, parimenti, come segnala la relazione The key to designing inclusive tech: creating diverse and inclusive tech teams a cura Capgemini Research Institute, è il fatto che finanche le società leader nel campo – in ottica di contesti lavorativi per le donne – debbano sostenere una viva competizione per l’ottenimento di talenti al femminile nel settore tecnologico, e questo poiché non si contano un numero sufficiente di donne aspiranti e competenti per appagare la cospicua e attuale domanda di professionalità tecnologiche.

La strategia di Microsoft

Occorrono miglioramenti nelle strategie di recruting per riuscire a richiamare e assumere i talenti femminili. In questa direzione appare di grande interesse il metodo adottato da Microsoft.

L’impronta è quella di un criterio olistico e flessibile in termini di differenze e inserimento tramite la realizzazione di nuovi itinerari per le professioni tecnologiche, avendo presente le aspettative dei propri dipendenti e tutelando la diversità in maniera più che mai duttile; nel mentre, sostenendo  una serie di progetti e collaborazioni con tante istituzioni scolastiche, si prova a garantirsi una potenziale prossima generazione di talenti.

Nel nostro Paese – dove gender gap nel settore tecnologico è piuttosto attecchito – solamente un laureato in STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ogni tre è donna, la stragrande maggioranza degli informatici è uomo.

Di conseguenza è quanto meno necessario tentare un intervento culturale che stimoli giovani donne a prendere parte attivamente a questo ambito disciplinare per garantire diversità di talenti. Il cambiamento potrebbe portare una dose di positività per tutta la comunità. 

La strada verso la parità di genere

La strada è ancora lunga, la parità di genere una meta ancora lontana. La pandemia non ha fatto altro che acuire questa problematica.

In più il contesto storico in cui ci troviamo immersi accompagna alla convinzione che la parità di genere si stia convertendo in un focus strategico per la trasformazione della stessa società in vista di uno sviluppo che sia sostenibile. 

La presenza di disparità di genere non favorisce uno sviluppo concretamente. In questa prospettiva vira l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030 che si sofferma proprio su questa questione. Del resto anche l’Italia, nel corso del W20 dello scorso luglio, ha ribadito il proprio impegno a oltrepassare tali impedimenti.

Le tecnologie possono tradursi in impulsi strategici per l’esperienza di crescita personale e l’ascesa professionale delle donne, accelerando così la cucitura del gender gap nelle discipline STEM.

Occorrerebbe mettere in atto una vera e propria virata, trasformare archetipi obsoleti. Un lavoro educativo, un’attività di sensibilizzazione, una battaglia agli stereotipi, specie tra scuole e famiglie. Si necessita anche di misure di welfare e servizi pubblici e sociali

Senza tralasciare l’importanza del valore intrinseco di ogni donna, di quanto sia fondamentale che con determinazione riescano a rivelare le proprie capacità e competenze, di quanto sia essenziale che acquisiscano gli skill opportuni, liberando definitivamente quella vitalità riposta dentro di loro. 

Le donne hanno il diritto e dovere di non privarsi di mettersi in gioco, di fars sì che siano ascoltate, farl con autorevolezza, convinzione, tenacia e maturità. 

Le donne e l'incidenza della tecnologia

In conclusione si può constatare come, nel settore dell’informatica, la disparità sia nata con il settore stesso e quanto si prosegua nel non prendere in considerazione la posizione delle donne nel settore tecnologico e l’incidenza della tecnologia sulle stesse donne.

Sarà importante pianificare squadre molto inclusive oltre a realizzare articoli altrettanto inclusivi, questa la strada per aprirsi all’innovazione, all’estro e a una più decisa scalabilità dei prodotti e delle prestazioni digitali. Chi non lavorerà su questi aspetti mancherà l’appuntamento con il grande potenziale celato nell’inclusione e nella diversità.  

La diversità accompagnata dall’inclusione può dirsi seriamente funzionale. La forza lavoro è articolata sia da individui che contano diversità da mettere sul piatto sia da tutti coloro che si sentono parte di quel contesto e sono considerati al medesimo modo dal loro loro datore di lavoro.

Un ambiente di lavoro segnato dalle diversità e nel quale l’inclusione è centrale, vanterà un migliore approccio a differenti prospettive, proposte creative, questi approcci hanno possibilità più concrete di condurre una società tecnologica a una produzione che sia maggiormente innovativa per clienti e fruitori

L’emancipazione e l’autodeterminazione delle donne in ambito tecnologico, la parità di genere, sono temi sempre più focali dato che non vi è alcuna società che prosperi sprecando, disperdendo o razziando metà della sua forza. 

La rivoluzione tecnologica passa dall’inclusione delle donne, non come platea immobile ma come protagoniste attive o anche come autentiche leader. Fondamentale procedere con processi mirati nelle sfere formative, all’interno di scuole e aziende, con la missione di favorire e sostenere l’acquisizione di competenze.

Questa la strada per una riqualificazione al femminile delle professionalità informatiche/tecnologiche.