Facebook ads: quanto vale ogni utente?

Facebook ads, il sistema interno al social network che consente di tracciare e raccogliere i dati di ogni singolo utente per proporre poi ad ognuno delle pubblicità mirate, in base a quel che gli interessa e lo attira, esce da un 2020 ricco di soddisfazioni. La pandemia e la tecnologia dell'algoritmo hanno infatti consentito al servizio di aumentare le sue entrate: una statistica online ha calcolato quanto valga davvero ogni account per la grande F.

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Instagram, Clubhouse, Telegram, Signal; nel panorama dei social network oramai non si parla più prettamente di Facebook, com'era consuetudine fino a qualche anno fa. La creatura di Mark Zuckerberg sembra aver perso quello smalto che ne ha caratterizzato le origini, rendendo miliardari i quattro universitari che, cercando un modo rapido e semplice per conoscere ragazze, hanno finito per cambiarci la vita. 

Al giorno d'oggi, l'arancia più succosa nella nutriente spremuta di Zuckerberg pare essere WhatsApp - per numero di utenti e traffico giornaliero - eppure, guai a considerare morto il social originale. La grande F avrebbe infatti trovato un elisir di lunga vita. Il suo nome? Facebook ads. Il sito chartr.co ha recentemente pubblicato una statistica relativa agli ultimi dati commerciali del social californiano e ha tratto proprio questa conclusione.

Il valore di ogni utente e la pubblicità mirata di Facebook ads

La pagina web specializzata in statistiche è andata a fare i conti in tasca al noto social network ed è in grado di renderci edotti su quanto davvero valga la pubblicità mirata di Facebook ads. Nel primo trimestre 2021, l'azienda di Menlo Park, ha avuto entrate che ammontano a 26 miliardi di dollari. Ciò significa che, grazie all'algoritmo pubblicitario, sono stati incassati oltre 48 dollari per utente. Parliamo di circa 16 dollari al mese per account. I dati si riferiscono agli utilizzi negli Stati Uniti e in Canada.

Come osserva chiunque abbia rilanciato la statistica di chartr - ad esempio l'agenzia ANSA -, si tratta di una cifra più alta rispetto a quella richiesta da numerosi siti di streaming per un abbonamento ai loro servizi. In base a questi numeri, si spiega la strategia di Zuckerberg e del suo staff. I dirigenti di Facebook, infatti, stanno cercando di tenere il passo con i tempi e affrontare il cambiamento figlio dello sviluppo tecnologico e dei lunghi mesi di pandemia puntando molto forte sull'e-commerce.

In tale settore infatti, Facebook può fare la cosiddetta parte del leone. Soltanto il servizio Marketplace, lo spazio del social network interamente dedicato alle compravendite di oggetti - o qualunque altra cosa - tra due utenti, ha un miliardo di utenti e può contare su oltre un milione di negozi. Le interazioni tra questi store e gli utilizzatori della piattaforma sociale ammonterebbero a oltre 250 milioni al mese secondo i calcoli del sito specializzato Engadget.

Facebook ads e la privacy

La storia recente della grande F e la privacy non è esattamente un idillio. Ricordiamo bene che cosa sia accaduto con la società Cambridge Analytica, la quale fu in grado di accedere a ben 50 milioni di profili Facebook al tempo dell'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.

Tralasciando la polemica che seguì a quell'operazione, la quale secondo molti avrebbe influenzato opinioni - e dunque voti - per direzionarli verso Brexit e Trump, inevitabilmente critici e analisti cominciarono a domandarsi quanto siano effettivamente sicuri i dati custoditi all'interno dei 2 miliardi di profili Facebook esistenti al mondo.

Facebook nell'occasione caricò ogni responsabilità sulle spalle di Cambridge Analytica, sostenendo che non vi era stato alcun data breach - una intrusione nel sistema di sicurezza con furto dei dati personali - e che la società specializzata in big data aveva trattato in modo non autorizzato quei dati sensibili. Da quell'episodio in avanti, il social network non ha mai preso provvedimenti severi in tema di privacy. Anzi, Zuckerberg si è detto contrario alla nuova funzione di Apple, la quale dà la possibilità all'utente di limitare il tracciamento dei dati che le app possono condividere ai fini della pubblicità mirata. La novità non è infatti proprio un toccasana per Facebook ads.

L'aggiornamento di iOS

La funzionalità ATT, acronimo per App Tracking Transparency, è una delle novità dell'aggiornamento 14.5 di iOS, il sistema operativo Apple che gestisce e governa gli iPhone. Essa si propone come garante della trasparenza nel tracciamento da parte delle applicazioni, permettendo agli sviluppatori di richiedere il consenso dell'utente a tracciare i suoi dati all'interno delle app o sui siti web che visita. Avete letto bene, occorre che lo sviluppatore consenta l'utilizzo limitato delle scelte dell'utente per scopi pubblicitari o di condivisione.

Inutile probabilmente specificare come Facebook non sia certo l'unica voce contraria a questa decisione. Numerosi sono infatti coloro i quali ritengono che questa funzionalità danneggerà gli sviluppatori di terze parti. L'industria dell'advertising e tutti quei brand che traggono profitto pressoché esclusivamente dalla pubblicità teme che a ciò seguirà un crollo dei loro guadagni. Molti sono infatti convinti che la maggioranza degli utenti negherà il tracking

Non a caso, subito dopo il rilascio dell'aggiornamento Apple, in Germania un gruppo di aziende ha presentato denuncia all'antitrust, lamentando proprio questo ingente danno che prevedono di subire. Non è solo Facebook ads a sentirsi minacciata.

Facebook ads: Cosa ci insegna l'elaborazione di chartr

Il social network fondato da Mark Zuckerberg e alcuni collaboratori nel 2004 può contare, come dicevamo, su oltre 2 miliardi di utenti ai quali viene offerta una piattaforma sociale in maniera interamente gratuita. Nessun account paga nulla per poter usufruire delle decine e decine di ore settimanali sul sito dove può condividere foto, video, musica e lasciare commenti e pollici alti alle attività degli amici. Inevitabilmente, l'azienda deve avere una propria contropartita

Il valore di Facebook è stimato attorno ai 500 miliardi di dollari. Si tratta di una quotazione enorme per chi, di fatto, possiede soltanto i - tanti - server attraverso i quali passa l'enorme flusso di dati giornaliero. Quel che dà valore alle quote della società di Menlo Park sono proprio i nostri dati; un tesoretto incommensurabile per gli operatori pubblicitari. Il servizio Facebook ads ha accesso quotidianamente alle preferenze del 70% di questi due miliardi di utenti; tanti sono infatti gli utilizzatori del social che vi accedono almeno una volta al giorno.

L'onda della pandemia e Facebook ads

Sappiamo bene che dalle difficoltà della pandemia siano nate ottime opportunità per i giganti del web. Facebook è indubbiamente tra questi e, come svariati altri, ne ha approfittato. Chartr indica bene, con l'aiuto di un grafico appositamente generato, come il valore mensile di ogni singolo utente sia progressivamente aumentato lungo l'intero arco del 2020. L'exploit di incasso per account sarebbe stato proprio a cavallo tra il termine dell'anno scorso e l'inizio di questo. Ora la curva sembra in decrescita.

Costantemente tracciati

Il calcolo di chartr è davvero significativo; esso ci permette infatti di riflettere su quanto peso abbia la nostra attività online e di quantificare in denaro il nostro utilizzo dei social. La statistica ci permette anche di valutare quanto effettivamente valgano i nostri dati personali.

Facebook ads si è rivelata una miniera d'oro per il social network. Difficile dire come a Menlo Park reggerano il confronto all'interno di un mercato come quello delle piattaforme sociali che sta diventando sempre più saturo, sicuramente però non possono recriminare di non essere riusciti a monetizzare il loro servizio. Indipendentemente da come il lettore percepirà il fatto di valere 16 dollari ogni 30 giorni per Zuckerberg e i suoi collaboratori, sottolineiamo come anche WhatsApp e Instagram appartengano alla stessa azienda. Il tracciamento non avviene solo sul sito della grande F, bensì anche sui suoi due cugini. Teniamolo bene a mente, la prossima volta che scorriamo il pollice sulla homepage del nostro social preferito.