Intel fa meglio delle attese, a preoccupare è l'outsourcing

Il colosso dei chip va in rally su trimestrale comunicata in anticipo (per errore) e poi crolla dopo avere indicato che la produzione resterà interna.

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Sorprendente come sia un errore di comunicazione a rubare la scena, in presenza di una trimestrale migliore rispetto alle attese che arriva per Intel in una fase cruciale della sua storia: sotto pressione per rivedere le sue strategie, il colosso dei chip è prossimo a un cambio di guida, con Pat Gelsinger che il prossimo mese rimpiazzerà l'attuale chief executive Bob Swan. Intel ha chiuso con un balzo del 6,46% giovedì al Nasdaq, salvo poi toccare un crollo del 5% in after market. Il rally è stato sostenuto dall'apprezzamento di Wall Street per la trimestrale di Intel. I risultati, però, sarebbero dovuti essere comunicati dopo la chiusura dei mercati e invece qualcosa è andato storto (o forse l'errore era voluto?). Il gruppo ha sottolineato che sta indagando sull'accesso "non autorizzato" ad alcuni dati e, secondo il Financial Times (che cita il chief financial officer George Davis), non si tratterebbe di errore ma di vero e proprio attacco informatico. Il che non è certo cosa di cui vantarsi per un colosso tecnologico del calibro di Intel.

Crollo in after market. L'outsourcing in Intel è rimandato

Lo scivolone registrato poi nel mercato esteso dal titolo è dovuto a dichiarazioni di Gelsinger che attualmente è chief executive di Vmware e non entrerà in carica prima di metà febbraio ma già parla a nome di Intel, con buona pace di Swan. Gelsinger ha smorzato l'ottimismo di chi crede che Intel debba nel breve periodo smarcarsi dalla manifattura di chip (per concentrarsi sulla progettazione, come fatto da tempo da tutti i principali rivali) spiegando di essere fiducioso “sul fatto che la maggioranza dei prodotti 2023 saranno prodotti internamente”, anche se ha aggiunto che l'uso di produttori terzi “per alcune tecnologie” è destinato ad aumentare. Il tema dell'outsourcing era per altro centrale anche nella lettera inviata al chairman Omar Ishrak dall'hedge attivista Third Point.

Note positive dai pc, grazie all'espansione targata Covid-19

Nel quarto trimestre Intel ha segnato un declino dei profitti netti da 6,91 miliardi, pari a 1,58 dollari per azione, a 5,86 miliardi, e 1,42 dollari. Su base rettificata l'eps è rimasto sostanzialmente invariato a 1,52 dollari. a fronte di ricavi scesi da 20,21 a 19,98 miliardi. Il consernsus di FactSet era invece per 1,11 dollari e 17,53 miliardi rispettivamente. La trimestrale è ancora segnata complessivamente da una contrazione del business del gruppo californiano ma con performance nei vari segmenti migliori rispetto alle aspettative di Wall Street. I ricavi dai chip per data center sono scesi 16% del 16% annuo a 6,1 miliardi di dollari, contro i 5,5 miliardi del consensus. Flessione dell'1% nelle memorie a 1,2 miliardi, anche in questo caso però sopra agli 1,1 miliardi attesi. Note positive dal business principale, quello dei processori per pc (i computer hanno vissuto un 2020 di espansione grazie al Covid-19), con vendite in aumento del 9% annuo a 10,9 miliardi, contro i 9,6 miliardi del consensus.

(Raffaele Rovati)