Debutto amaro per Deliveroo sul listino britannico. La società londinese, partecipata da Amazon.com, ha realizzato un'Ipo da record per il London Stock Exchange, collocando azioni a un prezzo unitario di 390 pence. Il fatto che il pricing sia stato posizionato al valore più basso della forchetta prevista (e già rivista a inizio settimana da 390-460 a 390-410 pence) era indicativo che l'appeal sul mercato forse era stato sovrastimato. All'apertura degli scambi, poi, Deliveroo è arrivata a perdere fino al 30% toccando un minimo di 271 pence. Il collocamento è stato indubbiamente ricco, ma la valutazione di 7,85 miliardi di sterline (9,21 miliardi di euro), si era già ridotta di 2 miliardi (2,35 miliardi di euro) nel giro di pochi minuti. E inizialmente l'obiettivo era di arrivare a quota 8,9 miliardi (10,45 miliardi di euro).
Crollo al debutto per Deliveroo su timori sostenibilità del business
Deliveroo aveva citato le condizioni di "volatilità" di mercato per la revisione al ribasso della forchetta ma l'Ipo è stata pesantemente condizionata anche da altri fattori. In primis ci sono gli interrogativi sulla sostenibilità del business: il delivery è stato indubbiamente uno dei settori vincenti della pandemia di coronavirus ma continuerà a esserlo anche quando si tornerà alla normalità? A complicare il tutto c'è l'aspetto dei diritti dei lavoratori. Come tutti gli altri player del settore Deliveroo continua a essere sotto i riflettori, complici sentenze sfavorevoli incassate nei tribunali (in Italia e non solo) e agitazioni un po' in tutto il mondo da parte proprio dei rider (lo scorso 26 marzo nel nostro Paese hanno scioperato al pari di tutti i lavoratori della logistica). Il risultato è stato che alcuni dei maggiori gestori britannici, da Standard Life Aberdeen ad Aviva, da Legal & General Investment Management a M&G, hanno dichiarato che non avrebbero preso parte al collocamento.
I fondi scaricano la gig-economy. Doordash perde colpi al Nyse
Se anche i fondi scaricano la gig-economy (l'economia basata su prestazioni occasionali, scarsamente tutelate e per lo più gestite attraverso le app degli smartphone), forse è arrivato il momento di fare una riflessione. "È certamente un risultato deludente per un'Ipo che inizialmente aveva generato molto entusiasmo", ha notato Michael Hewson, analista di Cmc Markets, che ha però sottolineato come Deliveroo sconti anche la recente debolezza in Usa dei titoli di aziende che operano nel suo stesso settore, a partire da Doordash, che aveva debuttato in dicembre al New York Stock Exchange (Nyse). A farne le spese, però, è anche il governo britannico, che contava molto su Deliveroo per restituire lustro ai suoi mercati azionari, sperando che la sua Ipo facesse da richiamo ad altre aziende, nel tentativo di scongiurare che la Brexit metta in discussione il ruolo di Londra come hub finanziario globale.
(Raffaele Rovati)