Nuova crisi per il settore dei chip dalla guerra in Ucraina

Dalla guerra in Ucraina arriva una nuova crisi per il settore dei chip. Il Paese è il maggiore produttore del neon dei laser che incidono i wafer di silicio.

Se l‘invasione dell’Ucraina voluta da Vladimir Putin, oltre che per la tragedia umanitaria, viene guardata con preoccupazione per l’impatto (già evidente) sul settore energetico e sulle forniture di gas e petrolio alla Ue, continuano a emergere fattori negativi per l’economia globale. In tutti i settori: dall’automotive (come paventato da Bmw Group), ai big del credito a stelle e strisce, fino ai semiconduttori. Sì, perché se il settore si sta riprendendo a fatica dalla crisi dei chip innescata dalla pandemia di coronavirus (e dal boom di domanda per i prodotti di elettronica), oggi si prefigura una nuova crisi dei chip. In questo caso originata proprio in Ucraina.

Nuova crisi per settore chip potrebbe arrivare dalla guerra in Ucraina

Il collo di bottiglia, dopo quello alla supply chain causato dai nuovi focolai di Covid-19 in Asia, non riguarda direttamente la manifattura di chip ma le aziende che producono i macchinari necessari al settore, a partire dal leader Asml Holding. Perché, come riporta la Cnbc, dall’Ucraina arriva oltre la metà della produzione globale di neon. Il gas nobile è indispensabile per i laser che vengono utilizzati dai macchinari litografici che incidono i minuscoli wafer di silicio realizzati da colossi come Samsung Electronics, Intel e Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc).

Crisi chip in arrivo dall’Ucraina, primo produttore globale di neon

Il neon è un sottoprodotto della produzione di acciaio su larga scala. “Storicamente, fino al 90% del neon per l’industria dei chip è stato prodotto nella manifattura di acciaio in Russia e successivamente perfezionato da società con sede principalmente in Ucraina“, ha spiegato alla Cnbc Peter Hanbury, analista specializzato in semiconduttori di Bain & Co., che ha citato come principali produttori la Ingas di Mariupol e Cryoin e Iceblick, che hanno invece sede a Odessa. “Tra i materiali usati nella produzione di chip la cui fornitura potrebbe subire un impatto dal conflitto in Ucraina è il neon a rappresentare potenzialmente la maggiore sfida”, ha sottolineato Hanbury.

Intanto stop alla guerra tra Intel e Nvidia sulla produzione di chip

Nuove nuvole all’orizzonte di un settore che è stato però premiato giovedì a Wall Street. Il Nasdaq è stato il migliore dei tre principali indici newyorkesi (con un netto guadagno dell’1,93%) mentre Nvidia e Intel si sono piazzate in vetta all’S&P 500 con rally del 9,82% e del 6,94% rispettivamente. In questo caso, però, non c’entrano le speculazioni sulla crisi dei chip ma l’apertura a un possibile accordo storico tra i due colossi Usa. Nonostante la crescente rivalità, infatti, Intel potrebbe diventare presto fornitore di Nvidia. “Sono interessati a che usiamo le loro foundry. E noi siamo molto interessati a esplorare il tema”, ha dichiarato Jensen Huang, chief executive di Nvidia, secondo quanto riporta Reuters. Intel lo scorso anno ha lanciato una strategia focalizzata sul ritorno alla manifattura di chip (in controtendenza rispetto a tutti i big del settore, per lo meno in Occidente), su cui Wall Street è rimasta abbastanza fredda va detto. (Raffaele Rovati)

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