Il pallone tech dei Mondiali ha salvato il Giappone? Ecco come funziona

Il pallone dei mondiali 2022 è super tech, e si carica come gli smartphone: ecco come funziona e quanto incide sulle partite.

Ai mondiali di calcio Qatar 2022 i protagonisti non sono solo calciatori e allenatori. La tecnologia impazza, e oltre al VAR, stavolta c’è anche il pallone tech a incuriosire gli appassionati.

Il suo nome è Al Rihla, e all’interno nasconde una tecnologia microscopica ma capace di fare grandi cose. Tant’è che, già nella fase a gironi, ha sciolto nodi importanti.

Vi sveliamo come funziona Al Rihla, cosa riesce a fare e… in che modo lo si può ricaricare, proprio come fosse uno smartphone.

Come funziona il pallone tech e perché deve essere ricaricato come uno smartphone

Durante la visione dei mondiali di calcio 2022 in Qatar, potrebbe capitarvi di notare dei palloni a bordo campo che stanno attaccati alla corrente. Com’è possibile?

Semplice: perché sono tecnologici anche loro. Il pallone dei mondiali si chiama Al Rihla, che significa “il viaggio”, ed è prodotto da Adidas. Nella parte interna nasconde un modernissimo chip informatico, che si occupa di raccogliere un’enormità di dati e inviarli (senza intervento umano) a un computer.

Trattandosi di un oggetto tech, al pallone non basta più essere gonfiato. Visto che il chip si scarica con l’uso, deve anche essere ricaricato tramite corrente, esattamente come uno smartphone.

Non è tutto: il chip doveva essere per forza leggerissimo, o avrebbe influito sulla giocabilità del pallone. Pesando solo 14 grammi, la sua batteria interna è piccola, quindi va ricaricato molto spesso.

La sua autonomia è di 18 ore se non è in uso, e si riduce a sole 6 ore se è in uso. In parole povere, poiché i calciatori ci fanno anche riscaldamento, per essere sicuri che funzioni va ricaricato prima di ogni partita.

A cosa serve il pallone tech dei mondiali

Il chip di Al Rihla non è una questione secondaria. Altre tecnologie passate nel calcio raccoglievano dati importanti, sì, ma comunque rinunciabili; questa, invece, agisce direttamente sulla partita.

Uno dei fondatori dell’azienda che ha prodotto il chip (Kinexon) ha chiarito il suo funzionamento: ogni volta che il pallone viene anche solo sfiorato, il chip rileva tutti gli spostamenti a 500 fotogrammi al secondo. Mica male.

I suoi utilizzi sono davvero pratici. Alcuni dati vengono inviati al personale in sala VAR, per intervenire sui casi molto dubbi. In breve, il pallone tech aiuta direttamente il VAR e l’arbitraggio del match in corso.

La casistica più comune è quella del fuorigioco semiautomatico, perché il chip rileva se qualcuno lo ha toccato e quando. Combinandosi alle tecnologie istantanee, viene colto il frame esatto per definire se un calciatore era in fuorigioco anche di pochissimi centimetri. Ma non è l’unica applicazione.

Su cosa ha influito il pallone col chip: tra Cristiano Ronaldo e il gol buono del Giappone

Per il fuorigioco semiautomatico il chip è già stato impiegato più volte, con naturalezza e senza eco mediatica. Ma un uso diverso ha riguardato Cristiano Ronaldo, che sosteneva di aver sfiorato un cross (poi finito in rete, per il gol dell’1-0) calciato da Bruno Fernandes durante Portogallo – Uruguay.

Il chip ha analizzato l’accelerazione e la traiettoria del cross, calcolando che il lancio non è stato alterato. Insomma, Cristiano Ronaldo non l’ha toccata in alcun modo, quindi il gol è stato assegnato a Fernandes e non a lui, grazie al chip.

Diverso il caso dell’inaspettato gol del 2-1 per i nipponici in Giappone – Spagna. Il pallone “tech” non ha influito perché non è in grado di dire se fosse dentro o fuori dal campo. Non ci sono in campo dei sensori che delimitino la linea.

Qui sono state decisive le immagini in qualità elevatissima a disposizione del VAR: si è scoperto che un minuscolo spicchio della proiezione del pallone era ancora sulla linea. E la regola dice che la palla esce dal gioco solo se tutto il pallone, proiezione inclusa, supera la riga bianca.

Quindi: gol regolare e, grazie a esso, Giappone che elimina la Germania!

Magie di un calcio che è questione di centimetri e che vive una nuova vita tecnologica, tra palloni col chip e telecamere in definizione inimmaginabile.

Ivan Cunzolo
Ivan Cunzolo
Copywriter e SEO Web Writer freelance, classe 1993. Sono nato e vivo a Napoli, amando la mia città. Sin da piccolo ho sempre scritto senza fermarmi mai, prima sulla carta, poi al computer. Al desiderio di diventare giornalista ho unito il nascente interesse per marketing e tecnologie. Mentre iniziavo con tonnellate di articoli in progetti sul web di pura passione, mi sono laureato in Culture Digitali e della Comunicazione alla Facoltà di Sociologia dell'Università Federico II. Da 6 anni sono Copywriter e Web Writer freelance, specializzato nella scrittura SEO.
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