Dopo la pandemia un 2022 di crescita per il settore dei chip

Secondo Euler Hermes nel 2022 il settore dei chip registrerà una crescita del 9% superando per la prima volta i 600 miliardi di ricavi. Rischi all'orizzonte.

L’aspetto più evidente nel 2021 del settore dei semiconduttori è stata la carenza di componentistica di elettronica, che ha colpito un po’ tutti i comparti (a partire da quello dell’automotive), ma si è trattato dell’effetto collaterale del boom di domanda arrivato insieme alla pandemia di coronavirus. Boom che è previsto sostenga la crescita business anche nel 2022 anche se all’orizzonte ci sono rischi. In particolare proprio per la normalizzazione del settore dopo due anni che sono stati tutto fuorché normali, nel bene e nel male.

Dopo la pandemia Euler Hermes vede un 2022 di crescita per i chip

Lo sostiene uno studio di Euler Hermes, citato dalla Cnbc, secondo cui nel 2022 i ricavi globali del settore dovrebbero crescere di oltre il 9% superando per la prima volta nella storia i 600 miliardi di dollari. In ogni caso un rallentamento rispetto al rimbalzo del 26% registrato nel 2021, a 553 miliardi. “L’attuale ciclo dei semiconduttori ha funzionato a pieno regime da quando l’industria è uscita dalla sua peggiore recessione nel 2019“, spiegano gli analisti dell’istituto francese (parte del colosso tedesco Allianz).

Settore dei chip in crescita nel 2022 ma ci sono rischi all’orizzonte

Una combinazione di fattori concatenati e tutti innescati dalla pandemia ha permesso al settore di mettere a segno l’ottima performance del 2021. Se il boom della domanda di prodotti di elettronica (da quelli per uso personale come pc o consolle da gioco alla componentistica usata in ambito industriale) ha causato la carenza di offerta, questa a sua volta ha spinto al rialzo i prezzi di vendita dei chip. E tutti i principali player ne hanno beneficiato anche grazie a un ventaglio di prodotti ampliatosi con l’introduzione delle nuove generazioni di processori.

Primo rischio per crescita chip rimane nel freno alla produzione

Rischi all’orizzonte ce ne sono, però, e non solo per l’inevitabile normalizzazione della domanda. Il primo punto interrogativo rimane sul fronte produttivo. Tutti i big, da Intel a Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), hanno messo in campo programmi per l’incremento dell’output. Che però richiedono tempo. Da considerare oltre tutto “l’aumento della frequenza di eventi climatici insolitamente avversi” che, soprattutto in Asia (dove è localizzata gran parte della manifattura), sono stati un altro fattore di freno per la produzione. Rimane sullo sfondo, oltre tutto, la guerra commerciale tra Usa e Cina: da una parte Pechino vuole diventare autonoma anche nella produzione di chip, dall’altra i limiti imposti da Washington rischiano di togliere una delle principali fonti di entrate ai produttori occidentali. (Raffaele Rovati)

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