Il revenge porn è un fenomeno dilagante, che non accenna ad arrestarsi, anzi con l’esplosione della pandemia e relativi lockdown risulta in forte crescita.
Per rendersi conto della portata del problema, secondo il rapporto Italia del 2020 di Eurispes, il 12,7% degli intervistati sostiene di conoscere una persona che ne è stata vittima, mentre la percentuale sale al 21% tra i ragazzi di età compresa tra 18 e 24 anni.
Il termine revenge porn risulta fuorviante, poichè riduttivo.
Infatti, come spiega il Prof. De Vita, Presidente dell’Osservatorio Cyber Security dell’Eurispes
«Il revenge porn è parte di un più ampio fenomeno, la pornografia non consensuale (NCP), non necessariamente connesso a “vendette di relazione” e che attiene alla condivisione/diffusione digitale, senza il consenso della persona ritratta, di immagini di carattere sessuale: immagini riprese consensualmente o volontariamente nel corso di un rapporto sessuale o di un atto sessuale ma destinate a rimanere private o ad essere condivise privatamente; immagini carpite da telecamere nascoste; immagini sottratte da dispositivi elettronici; immagini riprese nel corso di una violenza sessuale».
Solo di recente il Parlamento ha approvato la legge n. 69 del 2019, con la quale viene introdotto il reato di diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate. La pena prevede la detenzione da 1 a 6 anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro. Di fatto, la sanzione colpisce anche coloro che, una volta ricevute le immagini o i video, contribuiscono a loro volta a diffonderli attraverso l’invio, la cessione, la consegna e la pubblicazione.
Inoltre, se il reato è commesso dal coniuge o dal partner, attuale o ex, ed avviene tramite mezzi telematici, scattano le aggravanti.
Il bilancio della Polizia di Stato, ad un anno dall’introduzione del cosiddetto Codice Rosso, ha registrato ben 718 casi del nuovo reato, con una percentuale pari all’81% di vittime femminili.
Anche il Garante della Privacy si è occupato dell’argomento. In questo video, l’intervista realizzata da Andrea Galeazzi a Guido Scorza, componente dell’Autorità.
Ma chi è bersaglio del revenge porn? Potenzialmente chiunque: donne, in netta minoranza uomini, celebrità e anche minori di età.
Dunque, sapere come prevenire questo fenomeno e quali sono gli strumenti a nostra disposizione per reagire, nel caso fossimo vittime di questo reato, è di fondamentale importanza.
Prevenzione: lo strumento più efficace contro il revenge porn
Le misure preventive sono in assoluto le più efficaci per tutelarci da un eventuale coinvolgimento in un episodio di revenge porn:
• proteggiamo in maniera adeguata sui nostri dispositivi, immagini o video che ci ritraggono nella nostra intimità. Utilizziamo antivirus, password per l’accesso ai file personali, crittografia per l’illeggibilità dei contenuti. Potremmo subire una intrusione da parte di un hacker ed essere soggetti a ricatti e minacce
• prestiamo maggiore attenzione alle foto ed ai filmati che condividiamo tramite messaggi, chat e social network. Avere un profilo privato, ad esempio, non è sinonimo di garanzia che i nostri video non possano essere diffusi da terze persone. Oltretutto, anche materiale visivo non attinente alla sfera intima, potrebbe essere oggetto di deepfake o deepnude
• qualora avessimo già condiviso consapevolmente file personali di natura sessuale con una persona, è nostro diritto richiederne la cancellazione
• se nell’intimità con il proprio partner desiderassimo fare un filmato, è consigliabile memorizzare il contenuto su un supporto esterno da conservare in un luogo sicuro e protetto con password
La prevenzione, consiste nell’adottare un comportamento più prudente e consapevole nell’utilizzo della propria immagine personale. La disinvoltura e la spensieratezza con la quale ci esponiamo nell’era digitale, potrebbe ritorcersi contro di noi.
Revenge porn: la forza di reagire e denunciare
Le conseguenze psicologiche per chi è vittima di revenge porn sono drammatiche e si ripercuotono sulla vita relazionale e professionale della persona., nonché sulla loro reputazione digitale.
Secondo uno studio condotto da Ciber Civil Right, organizzazione no profit molto attiva nel contrasto alla NCP, il 93% delle vittime ha sofferto di un forte stress emotivo, l’82% ha riportato gravi ripercussioni sulla vita sociale e professionale ed il 42% si è rivolto a servizi di assistenza psicologica.
Tra l’altro, pressochè il 50% delle vittime di revenge porn ha ammesso di essere stata molestata online da soggetti estranei che avevano visualizzato le loro immagini e di aver avuto pensieri suicidi.
La testimonianza di Anna è uno stimolo a reagire:
un periodo buio, difficile, e pieno di sensi di colpa. Per tanti mesi mi sono vergognata di questa situazione. Sentivo che era tutta colpa mia. Mi sono chiusa in casa senza uscire, la notte non dormivo e credevo di non uscirne più. Mi sono odiata. Ho odiato il mio corpo. Poi, finalmente, la decisione. Dopo tanto lavoro su di me, ho capito che non avevo alcuna ragione per vergognarmi. Sono andata a denunciare. E oggi sono fiera di averlo fatto.
La denuncia è uno strumento essenziale da utilizzare se si è vittima di un episodio di revenge porn. In primis, dà il via alle indagine finalizzate ad individuare l’autore del reato. In secondo luogo, consente di ottenere un valido supporto tecnico per la rimozione dei contenuti, una volta rintracciati i siti sui quali sono stati pubblicati.
La Polizia postale sottolinea quanto sia importante la tempestività della querela in queste circostanze, allo scopo di limitare prontamente la divulgazione e condivisione di foto e video.
Lotta al revenge porn: l’impegno di Facebook
Un altro canale utile per difendersi dal revenge porn nasce dalla collaborazione tra Facebook ed il Garante della Privacy. L’Autorità ha promosso una pagina web sul suo sito ufficiale, attraverso la quale è possibile comunicare a Facebook in via riservata, il sospetto di essere bersaglio di tale reato.
Prima di tutto, la persona interessata deve provvedere alla compilazione del modulo di segnalazione ed al caricamento delle immagini sul sistema, utilizzando l’apposito link fornito dall’Autorità. In seguito, i contenuti caricati vengono cifrati da Facebook grazie ad un codice hash numerico, che rende impossibile la loro fruizione, prima di essere distrutti. Questa tecnologia, tramite una procedura di confronto, impedisce un’eventuale duplicazione dei contenuti sul social, bloccandoli automaticamente.
Il problema della pornografia non consensuale non si risolve di certo con la rimozione delle immagini intime sulle piattaforme di Facebook e Instagram. Infatti, secondo una ricerca da Ciber Civil Right, il 44,7% dei 159 soggetti coinvolti nello studio, ha scelto come modalità di condivisione delle immagini il messaggio. Solo il 18,9% ed il 10,7%, ha utilizzato rispettivamente i social network e i siti web.
Il materiale può essere divulgato ovunque in Rete e apparire nei risultati dei motori di ricerca. Tuttavia, resta difficile scovarlo su siti pornografici per pure caso, a meno che non si vada a cercarlo. Nel caso dei social network invece, le interazioni comprendono amici, familiari, colleghi connessi alla vita reale delle persone.
Ecco perché l’impegno e la proattività di Facebook, pur rappresentando una goccia nel mare, sono testimoni di una presa di coscienza del fenomeno revenge porn.
Lo scandalo Telegram e come segnalare revenge porn suTwitter
Al contrario di Facebook, Telegram è balzato alle cronache, per la mancanza di collaborazione e sensibilità al problema.
Permesso Negato, associazione no-profit punto di riferimento europeo operante nel settore della pornografia non consensuale, ha diffuso i dati allarmanti del report di novembre 2020. Nel documento, l’atteggiamento di Telegram rispetto alle numerose segnalazioni inoltrate viene definito “refrettario e sordo”. Tra le aziende virtuose, vengono citate Microsoft, Google e Facebook, di cui Permesso Negato è stato Partner ufficiale per il progetto pilota relativo alla NCP.
Anche Twitter, se si è vittima di revenge porn, consente l’invio di una segnalazione relativa alla violazione delle norme sulla nudità non consensuale. Tuttavia, siccome sulla piattaforma la pornografia e differenti tipologie di materiale per adulti consenzienti sono ammesse, la procedura per l’accertamento può seguire diverse strade. Dunque, a seconda dei casi, la richiesta può essere inoltrata da chiunque oppure direttamente dalla persona interessata o il suo avvocato.
Le modalità di invio, messe a disposizione da Twitter, sono le seguenti:
• In-app
• desktop
• modulo di segnalazione delle informazioni private
Nel caso di violazione accertata, le regole del social prevedono la sospensione tempestiva e definitiva dell’account ritenuto responsabile della pubblicazione di pornografia non consensuale. Per tutti i profili, la cui attività è correlata esclusivamente alla condivisione dei medesimi contenuti, vengono prediposte le stesse misure.
Le soluzioni al revenge porn: intelligenza artificiale o educazione umana?
L’intelligenza artificiale può contribuire a dare un taglio al revenge porn?
Facebook si sta muovendo attivamente in questa direzione, affinché un’ampia gamma di immagini possano essere riconosciute in modo automatico come sospette e poi sottoposte al vaglio di un team specializzato. Tuttavia, i sistemi basati sull’intelligenza artificiale, necessitano di una enorme quantità di dati per poter distinguere correttamente le immagini.
Oltretutto, occorre tener presente, che le differenze culturali tra i diversi stati, rendono complicato stabilire uno standard di contenuto lesivo e intimo che possa essere universalmente riconosciuto da una macchina.
Infine, la non uniformità dei regolamenti adottati in materia dalle singole nazioni e dalle stesse app, non facilita l’individuazione di una soluzione risolutiva del problema.
Lo sviluppo della tecnologia può esserci di aiuto, ma potrà mai sopperire alle mancanze dell’uomo?
Investire sull’educazione sessuale, sul senso civico, sul rispetto della libertà altrui, sulla responsabilità delle proprie azioni potrebbe essere altrettanto fruttuoso?