Smart working 2022: le città si stanno spopolando!

L'arrivo dello smart working ha portato moltissimi a cambiare radicalmente le proprie abitudini, e si rileva uno spopolamento delle città italiane!

Con l’arrivo della pandemia moltissimi cittadini italiani e del mondo hanno cambiato radicalmente le proprie abitudini e stili di vita: in molti casi il boom del lavoro da remoto ha provocato la necessità di una accurata formazione in ambito tecnologico, per restare al passo con i tempi.

Per altri l’arrivo dello smart working ha provocato un cambiamento decisivo nello stile di vita complessivo: molto più tempo viene trascorso in casa, o in alternativa si cercano spazi di coworking in cui interagire anche con altre persone. Quello che è certo è che negli ultimi anni il lavoro è cambiato radicalmente, e in molti casi si è assistito ad un boom delle professioni digitali in Italia.

Ma questi cambiamenti stanno provocando anche un ulteriore processo: il trasferimento di molti lavoratori da remoto dalle città ai paesi di periferia. Molti infatti preferiscono vivere in un ambiente maggiormente vicino alla natura, e con lo smart working è possibile allontanarsi dalle grandi città.

C’è chi spera che questi cambiamenti possano portare vantaggi soprattutto per i piccoli borghi italiani, in termini di ripopolamento delle zone, come riporta Infobuild.it:

“Fare smart working nei borghi potrebbe essere l’occasione per l’Italia di innescare una vera e propria rinascita del territorio. Se si pensa che nel solo 2020, complice la pandemia e le restrizioni conseguenti, 6,58 milioni dei lavoratori dipendenti italiani hanno svolto lavoro agile.”

Buone prospettive quindi per i paesi più periferici, e per quei piccoli borghi che negli ultimi anni sono stati più volte al centro di processi di spopolamento che ne minacciano la scomparsa.

Lo smart working potrebbe essere la soluzione, e viene anche incentivato dallo Stato per gli abitanti dei piccoli borghi, o per chi preferisce maggiormente una vita a contatto con la natura. In molti casi lo smart working è la modalità preferita di lavoro degli italiani, ecco perché.

Smart working e tecnologia

Lo smart working è possibile soprattutto grazie agli strumenti offerti dalla tecnologia: computer portatili, tablet, smartphone sono presenti nelle case italiane e sostengono il lavoro agile o la didattica a distanza dall’arrivo della pandemia. Complice l’emergenza sanitaria, il lavoro da remoto è diventato importante sia nel settore pubblico che nel privato, rivelando anche come molti lavoratori preferiscano questa modalità di lavoro.

La tecnologia è messa al centro: nel corso degli ultimi anni si è registrato un vero e proprio boom nell’acquisto di prodotti di tecnologia, da parte dei cittadini italiani, e questo settore ha aumentato esponenzialmente le vendite, superando economicamente altri settori produttivi.

La tecnologia è indispensabile per rimanere collegati durante la giornata con colleghi e datori di lavoro, per svolgere alcune mansioni in modo più organizzato e mantenere il controllo delle diverse attività, anche da remoto. L’arrivo della pandemia ha velocizzato un fenomeno già presente in precedenza: l’utilizzo massiccio della tecnologia nella vita di tutti i giorni.

Le abitudini dei cittadini sono cambiate radicalmente, e molti si sono formati appositamente per rimanere al passo con i cambiamenti e continuare a lavorare da remoto. In alcuni casi la tecnologia, e in particolare la rete internet, è diventata fonte di business inesauribile, e ha dato origine anche a nuove professioni digitali.

Dall’assistente virtuale al programmatore, passando per il social media manager, al copywriter, allo Youtuber. Si tratta di professioni che sfruttano le potenzialità del web, dei social media e delle piattaforme correlate, portando anche a guadagni di sicuro interesse.

Smart working e spazi abitativi

Gli spazi abitativi cambiano con lo smart working: le persone si organizzano in base ai lavori che devono svolgere durante la giornata, e viene molto apprezzato il lavoro per obiettivi, ovvero quello per cui non esistono tempistiche e orari stabiliti, ma unicamente il conseguimento di obiettivi e il termine di progetti.

L’alternanza tra lavoro e vita domestica a volte può essere piuttosto complicata da gestire, se non si sa come fare. Tuttavia per chi ha doti organizzative è vantaggioso optare per lo smart working, quando si può scegliere. Nonostante la riapertura delle attività, dopo i momenti peggiori di emergenza sanitaria, e nonostante la possibilità di lavorare in presenza, molti chiedono di continuare a lavorare in smart working.

Da un lato la paura per la nuova diffusione del Covid-19 porta i lavoratori a preferire il distanziamento ottenuto lavorando da remoto, ma in molti casi i lavoratori preferiscono uno stile di vita collegato al lavoro da casa. Come riporta un articolo recente di Ildigitale.it, a molti italiani piace lavorare da casa:

“Quasi il 46% dei lavoratori ha dichiarato che vorrebbe continuare a svolgere il lavoro da casa anche dopo l’emergenza sanitaria.”

Si tratta di un trend che tende a salire, perché molti lavoratori che si sono trovati nella situazione di dover lavorare da casa, ora vogliono restarci. Si tratta sia di lavoratori dipendenti che di lavoratori autonomi, soprattutto nelle nuove professioni digitali, che scelgono quando possono di optare per questa strada.

Un altro vantaggio del lavoro in smart è quello di potersi spostare più facilmente: molti infatti stanno valutando di cambiare casa e trasferirsi nella città preferita, oppure spostarsi in periferia e in campagna, con la prospettiva di respirare aria più pulita e rimanere maggiormente immersi nella natura.

Smart woking e trasferimento

Lavorando in smart working è più semplice scegliere per il trasferimento, e molte famiglie italiane stanno valutando questa scelta. Non avere una sede lavorativa fissa implica la possibilità di recarsi anche lontano dalla sede dell’azienda per cui si lavora, senza venire meno ai doveri lavorativi.

Diverse mansioni possono essere svolte facilmente da remoto, e molti stanno pensando di abbandonare le città a favore di spazi più aperti. Trasferirsi quindi è diventato più facile, e lo smart working potrebbe dare nuova prospettiva di vita a moltissimi piccoli borghi italiani che altrimenti sarebbero spopolati in breve tempo.

Quella dei piccoli borghi è una situazione che negli ultimi anni è diventata piuttosto critica, tant’è che lo stato ha deciso di intervenire con bonus e sostegni fiscali appositi per i cittadini che vivono e lavorano in queste zone. I problemi principali sono dovuti a motivi economici: la crisi è arrivata in tutta Italia, ma ha colpito pesantemente soprattutto i paesi scarsamente popolati.

Piccoli borghi di montagna e di campagna rischiano tutt’oggi di scomparire a causa della mancanza di possibilità di lavoro in quel determinato territorio. Molti giovani infatti scelgono di trasferirsi nelle grandi città per trovare un posto di lavoro e per fare fortuna.

Tuttavia questo trend potrebbe essere invertito proprio dal lavoro agile, che permette alle persone di lavorare facilmente da casa senza doversi spostare per cercare un impiego altrove. In questo modo i piccoli borghi potrebbero essere ripopolati nel giro di poco tempo, nonostante la scarsa presenza di aziende o imprese nel territorio.

Smart working e piccoli borghi: le iniziative dello Stato

La questione è stata presa in considerazione anche dallo Stato, per cui lo smart working è visto come una risorsa per il ripopolamento di borghi che altrimenti potrebbero scomparire del tutto. Un recente disegno di legge propone nuove iniziative per incentivare il lavoro in smart working nei piccoli borghi, e garantire nuovi servizi per evitare lo spopolamento di questi territori.

Nella lente di ingrandimento sono i piccoli borghi con meno di 5.000 abitanti, quelli più a rischio di scomparsa. Anche con il PNRR si prevedono incentivi specifici per salvare i piccoli borghi dalla scomparsa, e tra le proposte c’è quella di garantire ai cittadini che si trasferiscono in queste piccole realtà, la possibilità di svolgere un lavoro in smart working.

Si tratta di una iniziativa che potrebbe garantire un rallentamento nella scomparsa delle zone così poco abitate. Inoltre vengono previste particolari agevolazioni fiscali a chi si trasferisce in questi Comuni italiani, tra cui l’abolizione dell’IMU per chi avvia una attività di impresa in questi borghi.

Le idee per poter diffondere lo smart working nei piccoli borghi vanno anche nella direzione della creazione di comunità basate sul co-working, e la nascita di nuove imprese sostenute dagli stessi Comuni, che possono mettere a disposizione per un certo periodo di tempo strutture che al momento risultano inutilizzate.

Le iniziative dello Stato in generale promuovono lo smart working, per tutta Italia, soprattutto dal momento che la pandemia non è ancora rientrata del tutto. Per molti italiani la possibilità potrebbe essere vantaggiosa nel caso in cui si preferisca una vita in campagna a contatto con la natura, poiché non si è vincolati ad un luogo fisico specifico.

I vantaggi dello smart working

Lo smart woring può portare a innumerevoli vantaggi, e lo stesso Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha ribadito l’importanza di lavorare da remoto durante questo periodo storico. Inoltre il lavoro in smart potrebbe diventare anche nel futuro uno strumento utile in diversi contesti.

Lo smart working potrebbe infatti garantire nuove forme di lavoro, e le mansioni che si possono svolgere in questa modalità sono molteplici, soprattutto nell’era del digitale. In molti casi lavorando da remoto è più semplice conciliare la vita di tutti i giorni con il lavoro, seguendo alcuni accorgimenti organizzativi.

Inoltre la produttività è aumentata con lo smart working sia nel settore privato che nel settore pubblico, specialmente quando il lavoro viene gestito con un’ottica a progetto, o a obiettivo, per cui il tempo impiegato non è quindi rilevante nell’arco della giornata.

Di contro, alcuni hanno rilevato difficoltà di natura tecnologica nell’utilizzo della strumentazione volta a lavorare da remoto, soprattutto nei casi in cui nelle famiglie è stata applicata anche la didattica a distanza in contemporanea.

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