Settimana calda per le Big Tech a Wall Street. Nei prossimi giorni, infatti, la tornata di trimestrali della Corporate America vedrà protagoniste Apple, Microsoft, Alphabet (Google), Amazon.com e Facebook. Il social network aprirà le danze in serata e martedì 26 ottobre toccherà alla rivale Twitter. Un prologo di questo appuntamento clou, però, è già arrivato venerdì, con il crollo del 5,05% al Nasdaq per Facebook (seconda peggiore performance dell'S&P 500 alle spalle di Intel, sprofondata addirittura dell'11,68%) e quello della rivale Twitter, deprezzatasi del 4,83% al Nyse. Scivolone arrivato in scia al grido di allarme lanciato da Snap. L'azienda californiana (creatrice della piattaforma di messaggistica Snapchat), che invece i risultati li aveva comunicati già giovedì scorso, mette le mani avanti sul reale impatto delle modifiche alla privacy imposte da Apple. Un vero e proprio Admageddon, come viene definita questa "apocalisse" per il settore pubblicitario (unendo l'Armageddon di biblica memoria con advertising).
Per Snap è allarme Admageddon. A Wall Street crollo per Facebook
Evan Spiegel, co-fondatore e chief executive di Snap, a differenza di quanto fatto da Facebook in precedenza aveva evitato di puntare il dito direttamente contro Apple ma giovedì ha dichiarato che le modifiche alla privacy, introdotte da Cupertino con l'ultima versione di iOS (il sistema operativo degli iPhone), si stanno rivelando più problematiche del previsto. Spiegel ha notato che sono stati persino cambiati gli strumenti che gli inserzionisti hanno a disposizione per misurare i risultati dell'advertising. "Penso che ciò che abbiamo davvero sottovalutato siano stati i cambiamenti nei tool. Gli inserzionisti hanno utilizzato per molto tempo una serie di strumenti davvero sofisticati per misurare e ottimizzare le loro campagne, in modo da testare una serie di creatività diverse e vedere che cosa funziona", ha spiegato. Le modifiche di Apple hanno reso "essenzialmente ciechi" tali tool, ha aggiunto Spiegel.
Il duro colpo della privacy di Apple anche su Facebook e Twitter
"Gli inserzionisti non sono più in grado di comprendere l'impatto delle loro campagne in base a elementi come tempo tra visualizzazione di un annuncio ed esecuzione di un'azione o tempo trascorso a visualizzare un annuncio. Inoltre la gestione delle campagne e delle creatività in tempo reale è ostacolata da estesi ritardi nei report e gli inserzionisti non sono in grado di indirizzare la pubblicità in base al fatto che le persone abbiano già installato o meno la loro app", ha spiegato Snap. Secondo il chief financial officer Derek Anderson, il quarto trimestre, a differenza del precedente, sarà interamente condizionato dalla modifiche introdotte da Apple. Modifiche che, per Anderson, toccheranno l'intero "ecosistema pubblicitario”. La rivoluzione nell'ad tracking è avvenuta a cavallo tra giugno e luglio e quindi ha solo parzialmente impattato il terzo trimestre del 2021 ma è stata consolidata con il lancio ufficiale di iOS 15 lo scorso 20 settembre.
Admageddon di Snap alla prova dei conti di Facebook e Twitter
Non a caso per i tre mesi allo scorso 30 settembre, Snap ha comunicato ricavi solo marginalmente inferiori alla guidance e rimbalzati del 57% annuo ma per il periodo in corso la società prevede entrate comprese tra 1,16 e 1,20 miliardi di dollari, sotto agli 1,36 miliardi attesi da Wall Street. La reazione del mercato è stata brutale, con Snap che ha perso addirittura il 26,59% venerdì al Nyse. La prova definitiva di questo Ad-Mageddon sarà nei conti di Facebook e Twitter, che arrivano per altro in una fase molto movimentata per il settore dei social media. Facebook potrebbe in occasione della trimestrale già annunciare il cambio di nome e la creazione di una holding, come fatto nel 2015 da Google con Alphabet. Mentro un altro player come Pinterest potrebbe finire preda di PayPal Holdings, in un'operazione da 36 miliardi di dollari. (Raffaele Rovati)