La produzione di Toyota non sente impatto da carenza di chip

Toyota migliora la guidance in termini di vendite di auto e utile operativo. A differenza delle rivali la sua produzione immune alla carenza di chip.

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Toyota migliora la guidance sull'esercizio 2021 (in chiusura il prossimo 31 marzo) e soprattutto sembra essere immune all'impatto della carenza di semiconduttori che oltre ad avere rallentato la produzione di tutto il settore dell'elettronica (dai pc, alle consolle, alle fotocamere) ha creato non pochi problemi all'automotive, come dimostrato di recente anche dall'americana Ford Motor. "Nel breve termine non vediamo alcuna diminuzione del volume di produzione a causa della carenza di chip ma percepiamo comunque i rischi", ha dichiarato Kenta Kon, chief financial officer di Toyota, aggiungendo di ritenere che il problema potrebbe proseguire a livello globale fino all'estate, anche se la situazione potrebbe risolversi prima. Secondo quanto riportato da Reuters, per Kon Toyota ha evitato il problema aggiornando costantemente i fornitori sui propri piani di volume di produzione di breve e lungo termine. 

Toyota migliora la guidance sull'anno fiscale in chiusura

Toyota ha dichiarato di attendersi per l'intero esercizio vendite di auto a quota 9,73 milioni di unità, in contrazione rispetto ai 10,46 milioni del precedente anno fiscale, ma sopra al precedente outlook di 9,42 milioni di vetture. La stima di utile operativo è stata alzata intorno a 2.000 miliardi di yen (15,77 miliardi di euro), contro i 1.300 miliardi (10,25 miliardi di euro) della guidance precedente e ampiamente sopra ai 1.542 miliardi (12,16 miliardi di euro) del consensus di Refinitiv. Nei primi nove mesi dell'anno fiscale Toyota ha comunque registrato un crollo del 26% dell'utile operativo a 1.508 miliardi di yen (11,89 miliardi di euro), ma il dato per il solo terzo trimestre (chiuso lo scorso 31 dicembre) si è attestato a 987,9 miliardi di yen (7,79 miliardi di euro) contro i 565,5 miliardi (4,46 miliardi di euro) stimati dagli analisti.

Da carenza chip fino a 2 miliardi di profitti in meno per Gm

Tornando in Usa, a differenza di Ford che ha registrato l'impatto della questione chip anche sul modello di punta F-150, la rivale General Motors (Gm) ha dichiarato che pickup e Suv, segmento più profittevole, non dovrebbero subire tagli alla produzione. D'altra parte, però, Gm ha ammesso che la carenza di semiconduttori potrebbe erodere i profitti d'esercizio tra 1,5 e 2 miliardi di dollari (fino a 90 centesimi per azione). Già dall'8 febbraio il gruppo di Detroit aveva dovuto fermare impianti in Usa, ma anche in Canada e Messico. E martedì Gm aveva esteso i tagli all'output in tre stabilimenti nordamericani, spiegando affermato che avrebbe parzialmente prodotto e successivamente completato l'assemblaggio di veicoli in altri due siti proprio a causa della carenza di chip. Gm aveva chiuso in declino del 2,10% mercoledì al Nyse.

(Raffaele Rovati)