Da Toyota a Volkswagen: auto frenata da Delta e crisi chip

Tagli all'output per Toyota, ma sono possibili anche per Volkswagen. Auto ancora frenata dalla tempesta perfetta di crisi dei chip e variante Delta.

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Seduta di netta frenata per i mercati azionari di tutto il mondo. Se a deprimere i listini è stata in primis la Federal Reserve, la tendenza negativa per le piazze asiatiche e ancor più per quelle europee (tutti i principali indici, da Londra a Parigi, perdono intorno al 2%) ha però un altro protagonista: le quattro ruote. Il settore automotive, da tempo in sofferenza per la crisi dei chip (e più in generale per problemi nella logistica), ora deve fare anche i conti con l'impatto della Delta. Non a caso Toyota Motor ha tagliato del 40% le sue stime di produzione per il mese di settembre e il titolo del colosso nipponico ha chiuso con un crollo del 4,42% la seduta a Tokyo, contro la pur netta flessione dell'1,10% del Nikkei 225.

Da Toyota a Volkswagen. Auto frenata da Delta e crisi dei chip

E i problemi di produzione non riguardano solo Toyota. In Europa, infatti, anche Volkswagen rischia di essere costretta a ridurre l'output ancora per la carenza di semiconduttori, sempre più cruciali nelle vetture moderne, che da ormai quasi un anno affligge il settore. "Attualmente prevediamo che la fornitura di chip nel terzo trimestre sarà molto volatile e ridotta. Non possiamo escludere ulteriori modifiche alla produzione", sono state le dichiarazioni di Wolfsburg, in risposta alla richiesta di commento da parte di Reuters sull'annuncio della rivale giapponese.

Volkswagen non esclude tagli output a causa carenza di chip

Rimanendo in Germania, a inizio agosto Reinhard Ploss, chief executive del gruppo dei semiconduttori Infineon, aveva dichiarato che l'industria automobilistica ha dovuto affrontare "limiti di fornitura acuti lungo l'intera catena del valore" e che ci vorrà fino al 2022 per riportare in equilibrio domanda e offerta. E la Delta? Alla fine la carenza di chip è solo uno dei tasselli di questa tempesta perfetta, innescata dall'elevata domanda di componentistica elettronica durante i mesi di lockdown, aggravatasi con i problemi nella logistica per la chiusura dei porti asiatici a causa della pandemia e oggi peggiorata ulteriormente dalla variante Delta.

Toyota taglia la produzione sull'impatto della variante Delta

Toyota era riuscita meglio delle rivali a gestire la crisi dei chip grazie a una politica sulle scorte che era l'effetto del piano di continuità aziendale adottato dopo terremoto e disastro nucleare di Fukushima nel 2011. Il numero uno globale dell'auto ha confermato i suoi obiettivi di output per 9,3 milioni di veicoli nell'attuale anno fiscale (che terminerà a fine marzo 2022). Piano produttivo che, come ha spiegato Kazunari Kumakura di Toyota, già teneva conto "di alcuni rischi". In ogni caso stabilimenti in Giappone (ma anche in Usa, Europa, Cina e altri Paesi asiatici) vedranno ridurre la produzione di settembre per complessivi 360.000 veicoli (di cui 140.00 solo in Sol Levante). Il principale fattore scatenante per Toyota è stata in ogni caso la Delta, che ha portato a restrizioni più rigide in Giappone, ma anche Filippine, Thailandia, Vietnam e Malaysia, Paesi in cui si producono automobili come pure chip.

(Raffaele Rovati)