Anche Washington dice no a Nvidia su Arm. Takeover a rischio

Gran Bretagna, Cina, Ue: tutti contrari al takeover da 40 miliardi di Arm. E anche Washington dice no a Nvidia. Operazione a rischio. Dubbi anche sull'alternativa Ipo.

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Anche Washington dice no a Nvidia. Il takeover di Arm è sempre più a rischio. E a festeggiare potrebbero essere colossi del calibro di Microsoft e Alphabet (Google) da sempre contrari all'operazione da 40 miliardi di dollari annunciata nel settembre 2020 ma la vittoria sarebbe soprattutto per la rivale Qualcomm, tra le prime aziende a esprimere il suo dissenso a inizio 2021 alla U.S. Federal Trade Commission (Ftc, l'autorità di antitrust di Washington), che aveva chiesto feedback all'interno della sua indagine sull'operazione. Scarse le reazioni sul mercato alla notizia: Nvidia scambiava in moderato declino in after market (dopo avere guadagnato il 2,20% al Nasdaq giovedì) e anche SoftBank Group (il colosso nipponico che dovrebbe vendere Arm) ha limitato allo 0,71% il suo ribasso a Tokyo. Per SoftBank, comunque, rimane aperta l'ipotesi di un'Ipo per la controllata.

A rischio il takeover di Arm. Anche Washington dice no a Nvidia

La Ftc giovedì ha presentato una causa per bloccare la mega-acquisizione, sottolineando che "l'accordo verticale proposto darebbe a una delle più grandi società di chip il controllo di una tecnologia su cui le aziende rivali fanno affidamento per sviluppare i propri chip concorrenti". Secondo Washington il gruppo che nascerebbe dall'integrazione di Arm in Nvidia (che già sta diventando il player dominante nei semiconduttori ed è tra i maggiori beneficiari del metaverso di Facebook) avrebbe i mezzi e l'incentivo per soffocare le tecnologie innovative di prossima generazione, comprese quelle utilizzate per gestire i data center e o i sistemi per la guida autonoma delle vetture.

Dopo Ue e Gran Bretagna anche da Washington un no per Nvidia

E la Ftc è solo l'ultima a mettere in discussione l'operazione. In Gran Bretagna, Paese in cui ha sede Arm, si è attivato direttamente il governo, soprattutto per il timore di perdere l'ormai unico gioiello nazionale in ambito tecnologico. Nadine Dorries, da settembre Secretary of State for Digital, Culture, Media and Sport (ministro britannico per Digitale, Cultura, Media e Sport), ha spinto la Competition and Markets Authority (Cma) ad avviare la fase due della sua indagine sul deal, dopo che la fase uno, i cui risultati erano stati ricevuti dal predecessore di Dorries Oliver Dowden, avevano sollevato timori sia in termini di antitrust che di sicurezza nazionale. E neppure Ue e Cina sembrano disposte a concedere un via libera a Nvidia.

Possibile l'Ipo per Arm ma il takeover ora è sempre più rischio

Nvidia ha cercato di difendersi, sottolineando che si impegnerà "a preservare il modello di licenza aperta di Arm e a garantire che la sua proprietà intellettuale sia disponibile per tutti i licenziatari interessati, attuali e futuri". L'operazione, in teoria, doveva essere finalizzata nel marzo 2022 ma già in agosto il chief executive Jensen Huang aveva ammesso che il closing sarebbe verosimilmente slittato. "Credo che sia altamente improbabile che vada a buon fine", ha commentato alla Cnbc Alan Priestley, analista di Gartner, scettico però anche sull'ipotesi di Ipo. "Il problema di Arm, problema affrontato anche da SoftBank, è fare crescere le sue entrate. Dare in licenza le proprietà intellettuali è fantastico ma è davvero difficile farlo fruttare", ha notato Priestley. (Raffaele Rovati)