Migranti dei cambiamenti climatici: ecco cosa c’è dietro!

Chi sono i migranti climatici e perché vengono costretti a spostarsi? In questo articolo spiegheremo cosa c'è dietro questo fenomeno!

Pochi giorni fa diversi migranti provenienti dall’America del Sud si sono avvicinati ai confini del Messico. Il motivo? I cambiamenti climatici hanno reso i paesi del Sud America invivibili: uragani e alluvioni hanno reso la terra incoltivabile, morta.

Le migrazioni causate dai cambiamenti climatici sono un fenomeno recente, ma che si è man mano intensificato a causa dell’aumento dei disastri ambientali che hanno costretto intere popolazioni a migrare verso regioni più vivibili.

Purtroppo, però, come dice anche Sebastiano Santoro in un articolo pubblicato su https://www.duegradi.eu/, le migrazioni climatiche sono un fenomeno difficilmente inquadrabile a livello giuridico e questo rende i migranti climatici particolarmente vulnerabili. Perché? 

Se prendiamo come riferimento la normativa europea, non esiste alcuna disciplina sui migranti scappati a causa dei cambiamenti climatici. Non essendoci, quindi, una disciplina, queste persone non hanno tutele da parte degli stati. Tuttavia, si applicherà la normativa più vicina alla necessità, anche se presenterà sicuramente delle lacune normative.

Ma facciamo un passo indietro. Poco sopra ho spiegato che le migrazioni climatiche sono un fenomeno recente e questo è vero, perché consideriamo i cambiamenti climatici un fenomeno recente. In realtà, le migrazioni per ragioni di clima e per ragioni ambientali sono sempre esistite fin dall’antichità.

Molte popolazioni, o tribù nomade, preferivano spostarsi finché non sarebbero riuscite a trovare un luogo abitabile, una terra fertile, acqua e cibo. Perciò, nel corso dei secoli abbiamo visto migrazioni dalle zone aride alle zone coltivabili, dall’entro terra alle coste e così via.

Ma il fenomeno alla quale stiamo facendo riferimento adesso è molto particolare, perché violento e repentino. Le popolazioni a causa dell’incremento dei disastri ambientali sono state costrette a lasciare le loro case e la loro terra per trovare un ambiente migliore, un luogo vivibile, rispetto a quello dal quale provenivano.

Nonostante, però, le migrazioni siano un fenomeno antico, non è stato mai disciplinato perché non considerato rilevante perché mancava il carattere emergenziale. Per il diritto internazionale, quindi, i migranti climatici non esistono.

A puntualizzare questo concetto è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, il quale sostiene che l’espressione “rifugiato climatico” non può essere usata perché non si fonda su alcuna norma del diritto internazionale. In sostanza, non trova appigli normativi. 

Infatti, nella Convenzione di Ginevra è stabilito che un rifugiato può essere tutelato solo per ragioni di persecuzioni per etnia, per religione, per opinioni politiche, per ragioni di nazionalità, però non prevede la questione climatica.

Inoltre, non è detto che un migrante fugga per trovare rifugio in un altro paese. Spesso accade che i migranti si spostino all’interno del proprio territorio, della propria nazione.

Per il diritto internazionale, quindi, i migranti climatici non esistono ed è anche difficile avviare un procedimento per modificare la normativa. Purtroppo, mancano gli incentivi e, sicuramente, i migranti climatici non sono una priorità al momento.

Migranti climatici: perchè si fugge?

Oltretutto non è facile stabilire se una popolazione fugge dalla propria casa per ragioni ambientali. Le ragioni possono essere molteplici e diverse tra loro. 

I fattori che orientano questi flussi migratori sono tanti e complessi, da quelli sociali a quelli economici a quelli politici, e la crisi climatica non è altro che un moltiplicatore di tali minacce.

I fattori sui quali dovremmo concentrarci dovrebbero però riguardare l’ambiente, no? Dovrebbe essere facile individuare le ragioni che portano una tribù, una popolazione ad abbandonare la propria casa.

In realtà, i cambiamenti climatici non mutano solo il clima, mutano l’economia, mutano i commerci, mutano le politiche. Si tratta di un cambiamento silenzioso che nemmeno chi lo subisce ne avverte gli effetti nel momento in cui si verifica.

Ma ci sono anche l’aumento delle temperature, maggiormente percepibili durante le stagioni calde, l’innalzamento del livello del mare, le precipitazioni sempre più violente, gli uragani, le inondazioni ma anche la siccità.

Tutte queste mutazioni sommate ai cambiamenti economici creano le condizioni perfette affinché si verifichi il fenomeno migratorio. Come dice anche https://www.aics.gov.it/, quindi, 

“Il fenomeno migratorio è cosiddetto multi-causale, nel senso che esistono una molteplicità di cause alla base della migrazione. I fattori climatici interagiscono con gli altri fattori (sociali, economici, politici e demografici) e solo dalla loro combinazione scaturisce la necessità di migrare.”

Cosa dice l’International Displacement Monitoring Center

Secondo la International Displacement Monitoring Center, che sta studiando il fenomeno migratorio, ha potuto constatare che circa 23,9 milioni di persone hanno dovuto trasferirsi nel 2019 a causa dei disastri ambientali connessi al cambiamento climatico. 

I cambiamenti climatici costringono i migranti delle regioni in via di sviluppo a trasferirsi verso regioni più vivibili, nonostante i loro paesi siano quelli nei quali si registrano minori emissioni di CO2. I paesi più colpiti dal fenomeno migratorio sono l’Africa subsahariana, l’Asia meridionale e America Latina, secondo i dati raccolti dalla Banca Mondiale.

Purtroppo, se i governi mondiali non fermeranno l’avanzata dei cambiamenti climatici, il fenomeno migratorio continuerà ad acuirsi. Gli scenari sono preoccupanti. Ci si aspetta che entro il 2050, il 55% dei migranti provenienti dei paesi appena citati sopra, pari a 143 milioni di persone, saranno costretti ad abbandonare la loro casa per ragioni ambientali.

Ma secondo il rapporto “Migration and Climate Change”, le stime sono addirittura ancora più pessimistiche: ci si aspetta che entro il 2050 saranno 200 milioni i migranti costretti a fuggire a causa dei cambiamenti climatici, circa 55 milioni di persone in più rispetto alle stime precedenti. 

Politiche nazionalistiche e strategie multilaterali non all’altezza

Insomma, in conclusione, abbiamo cercato di definire brevemente il fenomeno migratorio per capirne le motivazioni intrinseche a questo. Tuttavia, non è prevista dalle agende dei nostri governi una definizione normativa del fenomeno. Non è all’ordine del giorno, al momento.

A rallentare questo processo vi è non solo la mancanza di interesse, ma anche l’acuirsi di certi fenomeni, come la guerra in Ucraina. Attualmente, sembra che tutta l’attenzione sia rivolta all’andamento del conflitto e alla risoluzione del problema energetico.

Le politiche energetiche attuate dal nostro paese non sono volte a rispondere al problema del cambiamento climatico. Sono state attivate per risolvere il problema energetico, anche se forse indirettamente riusciranno anche a rispondere all’esigenza climatica. Al momento, quindi, dobbiamo solamente aspettare dove ci condurranno le politiche energetiche ed ambientali messe in atto dall’Europa.  

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