Gli effetti della crisi Russia-Ucraina sul settore auto

Le ripercussioni sull’industria della componentistica e sul prezzo delle materie prime sono il vero rischio.

Il conflitto tra Russia e Ucraina non avrà un impatto diretto sulla valutazione dei titoli del comparto auto coperti da Morningstar. La nostra decisione, al momento, è quella di mantenere invariate le stime del fair value per le azioni del settore, anche se non vanno sottovalutati gli effetti indiretti che la guerra avrà sull’industria automobilistica.

Se, infatti, ipotizzassimo vendite zero in Russia nel 2022, la domanda globale di veicoli leggeri aumenterebbe comunque dell’1%, rispetto al +3% su cui si basa il nostro modello di stima. Questo però non rappresenta in maniera adeguata il contesto in cui le aziende del settore dovranno muoversi nei prossimi mesi. Le azioni del settore auto stanno reagendo negativamente all’annuncio delle aziende produttrici di componentistica di interruzioni temporanee della produzione. Questa eventualità, nel caso in cui riguardasse un componente chiave per le case automobilistiche, potrebbe avere conseguenze enormi e diffuse.

Occhio all’effetto indiretto

Il fornitore tedesco Leoni fornisce cablaggi da due stabilimenti in Ucraina. L’interruzione dell’attività in questi due siti ha indotto Volkswagen a interrompere la produzione in otto stabilimenti, BMW a fare lo stesso in cinque fabbriche e Mercedes a rallentare le sue operazioni in alcuni siti in Europa. A questo, poi, si aggiunge il fatto che le sanzioni contro la Russia hanno costretto diverse compagnie automobilistiche a chiudere le proprie attività nel paese. Circa il 2% del volume di vendite a livello globale di BMW, Mercedes, Nissan e Volkswagen dipende dalla Russia. Nel caso di Stellantis, è inferiore all’1%. Per Renault, che possiede Avtovaz (produttrice delle auto del marchio Lada, il principale brand russo), la percentuale sale al 18%, ma quel volume rappresenta solo il 6% del fatturato complessivo del gruppo francese. Tra le aziende produttrici di componentistica con un’esposizione diretta significativa alla Russia ci sono sono Autoliv, Continental e Magna.

Non va poi dimenticato che Russia e Ucraina sono i principali esportatori di gas neon (per microchip), mentre Mosca esporta anche palladio (per convertitori catalitici) e nichel (per batterie agli ioni di litio). Per queste ragioni l’industria automobilistica è alla ricerca di forniture alternative di componenti e materie prime.

La nostra raccomandazione agli investitori è di rimanere concentrati sul valore intrinseco dei titoli piuttosto che sulla volatilità di breve termine. È probabile che la crisi avrà un impatto negativo sul fair value dei titoli che copriamo ma, al momento, non vediamo alcun motivo per modificare le ipotesi che sono alla base del nostro modello di stima.

Di Richard Hilgert

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