Ecco la situazione, disperata, dei conti pubblici

Alcuni giorni fa ho pubblicato un video dal titolo “Italia: l’economia preoccupa” nel quale ho parlato più in generale delle difficoltà che attraversa il nostro comparto industriale.

Alcuni giorni fa ho pubblicato un video dal titolo “Italia: l’economia preoccupa” nel quale ho parlato più in generale delle difficoltà che attraversa il nostro comparto industriale.

Oggi parlo invece della situazione dei conti pubblici, una situazione che possiamo definire “disperata”

Come noto il Def presentato nei giorni scorsi dal Ministro Giorgetti era un Def a metà, nel senso che mancavano le previsioni programmatiche, non erano presenti quindi gli obiettivi economici da raggiungere.

In altre parole, non è stato spiegato cosa verrà finanziato e cosa verrà tagliato.

Il perché è semplice, o meglio così è stato giustificato, non si conoscono ancora di preciso i conti del Super-Bonus, in altre parole il buco continua a farsi sempre più grosso e quindi non si conosce con precisione quanto peserà sui nostri conti pubblici.

Inoltre non è chiaro neppure quale sarà l’impatto del nuovo Patto di Stabilità che pare proprio un papocchio che nessuno è in grado di decifrare.

Quindi, insomma, non conoscendo ancora importi considerevoli il Mef non era in grado di stilare gli obiettivi economici da raggiungere.

La giustificazione sembra plausibile, ma pur non sapendo i dati precisi, possiamo avanzare delle ipotesi e su quelle fare delle valutazioni.

Ebbene queste simulazioni purtroppo non promettono nulla di buono. Vediamo.

L’ultimo dato del costo attribuibile ai Bonus edilizi ha raggiunto lo stratosferico importo di 219 miliardi di euro, dei quali 160 per il Super-Bonus. E nei prossimi anni questi oneri andranno a pesare sul debito pubblico.

Il nuovo Patto di stabilità, come detto, non è chiaro del tutto, ma ciò che è certo è che verrà aperta una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese e in una qualche maniera avrà anche quella un peso sui nostri conti pubblici.

A proposito del nuovo Patto di stabilità, ci sono dei punti fermi ormai consolidati è cioè, sono rimasti inalterati i limiti imposti al deficit ed al debito stabiliti negli accordi di Maastricht del 1992, ossia in rapporto al Pil il deficit al 3% ed il debito al 60%.

Per i Paesi che sforano il tetto del 60% del rapporto debito/Pil essi dovranno concordare con la Commissione europea piani pluriennali che possono essere di 4 oppure di 7 anni.

Parlare per l’Italia di un rientro del debito oggi, al 137% del Pil a meno del 60% è qualcosa che può essere definita solo ridicola, si tratta di un obiettivo raggiungibile solo in un tempo similare ad un’era geologica.

Le previsioni presentate dal Ministro Giorgetti per quanto riguarda il rapporto debito su Pil è al 137,8% per l’anno in corso, successivamente è previsto in ulteriore aumento nel 2025 al 138,9% ed in ulteriore aumento anche l’anno successivo al 139,8%, per attestarsi nel 2027 al 139,6%, insomma altro che rientro verso il 60%, il debito continuerà ad aumentare.

E queste sono le previsioni del Governo, basate sulla continua riduzione dei nostri deficit annuali, quindi stiamo parlando di previsioni presumibilmente ottimistiche.

Ricordiamo che il Ministro Giorgetti ha definito “devastante” l’impatto che i Bonus edilizi avranno sul debito pubblico.

Ed ora ragioniamo in termini reali, ossia quanto ci verrà a costare il nuovo patto di stabilità, uno studio indipendente parla di un costo che consisterà di fatto in tagli alla spesa pubblica fra lo 0,61 ed l’1,15% del Pil che tradotti in euro significa da un minimo di 11 miliardi ad un massimo 20,5 miliardi.

Un altro studio indipendente, invece calcola che i tagli annuali possano variare da un minimo di 13,5 se si sceglie il piano settennale ad un massimo di 25,5 miliardi per un piano quadriennale.

In termini assoluti saremmo battuti dalla Francia il cui impegno è previsto da un minimo di 14,2 miliardi ad un massimo di 26,1 miliardi, ma è chiaro che in rapporto al Pil il nostro impegno risulta più gravoso rispetto a quello della Francia.

Come dicevo, tuttavia, occorre anche aggiungere l’onere della procedura per deficit eccessivo. Anche per questo l’Italia sarà costretta ad intraprendere state bene a sentire un “percorso correttivo della spesa” pari allo 0,5% del Pil tradotto in euro altri 9 miliardi all’anno.

Naturalmente se non dovessimo rispettare questo “percorso correttivo della spesa” verremmo gravati da una specie di interesse usuraio pari a circa un altro miliardo a semestre.

Detto tutto questo vi immaginate come possa essere composta la prossima finanziaria?

Ricordiamo che lo scorso anno fu di 28 miliardi di cui la metà, 14 miliardi servirono per il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote Irpef.

Il nostro Governo sarà in grado di confermare queste misure? I dubbi sono più che leciti.

Il piatto piange … ed i conti non tornano!

Come vi ho anticipato in un’altra occasione, per problemi di carattere personale, non so se, nella settimana in corso, riuscirò a mantenere la cadenza giornaliera per quanto riguarda i miei video.

Mi auguro però di essere in grado di riprendere a rispettare la cadenza giornaliera dei miei video già a partire dalla prossima settimana.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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