Una lista dei 4 peggiori consigli che i genitori possono dare ai propri figli

Spesso i genitori danno dei consigli che si rivelano inutili e a volte anche dannosi per i propri figli. Ecco quali sono i peggiori.

Chi l’ha detto che i genitori danno sempre e solo buoni consigli ai propri figli? I tempi sono cambiati e quelle che un tempo sembravano essere le migliori soluzioni ad un problema, oggi possono diventare i peggiori consigli che si possano suggerire.

Una lista dei 4 peggiori consigli che i genitori possono dare ai propri figli: non passare troppo tempo davanti al Computer

Volendo analizzare un numero preciso di consigli sbagliati che i genitori tendono a dare ai propri figli ci concentreremo su almeno 4 frasi tipiche che ai giorni nostri, in alcuni casi, potrebbero risultare quasi anacronistiche a causa dell’evoluzione della società.

Non passare troppo tempo davanti al Computer“. Questa frase riecheggia in qualsiasi casa di qualsiasi zona del mondo in cui la tecnologica ha fatto passi da gigante.

A partire dai primi anni 2000 i genitori hanno iniziato ad avvertire i Computer come una minaccia in quanto erano visti come una potenziale distrazione per i propri figli.

A distanza di molti anni dal boom di Internet, i Computer hanno aiutato sempre di più l’essere umano a svolgere mansioni in tempi minori migliorando la precisione e la resa del prodotto finale.

Dopo la pandemia di Covid-19, inoltre, si sono diffusi i lavori digitali che richiedono delle particolari abilità informatiche e anche il modello dello Smart Working.

Insomma, passare molto tempo in maniera utile e costruttiva davanti allo schermo di un Computer, oggi, significherebbe avere un buon lavoro che in molti casi è anche ben remunerato.

Pensa sempre ad un piano B

Non è sbagliato mettere in conto l’idea di un possibile fallimento e dunque correre ai ripari. L’errore di tale suggerimento è quello di rendere la corsa ai ripari il vero obiettivo di vita.

In molte occasioni, se ci si focalizza su più piani B piuttosto che concentrarsi sul piano A si perde di vista l’obiettivo principale e si tende ad impegnarsi sempre meno per raggiungere i propri obiettivi.

Come già anticipato, avere un piano B è utile ma dovrebbe occupare poco i nostri pensieri ed essere messo in pratica solo come paracadute in caso di “caduta libera”.

Pensa al posto fisso

L’idea di avere per forza un posto fisso è in molti casi la conseguenza di focalizzarsi troppo sul piano B. Sia ben chiaro, se il proprio obiettivo è davvero quello di ottenere un posto fisso presso una grande azienda o presso la pubblica amministrazione, potete anche ignorare questo paragrafo.

Discorso diverso, invece, vale per tutti coloro che magari hanno altre ambizioni nella vita. Se un giovane decide di fare impresa o lanciarsi in un’attività lavorativa che prevede qualche rischio, la frase: “pensa al posto fisso” non è affatto costruttiva.

In questo modo un genitore non farà altro che disincentivare il proprio figlio a raggiungere l’obiettivo che si è prefissato.

Non stare troppo in ansia

L’ultima frase che si sente spesso pronunciare da un genitore è: “Non stare troppo in ansia“.

L’ansia, in molti casi, non è un sentimento negativo sebbene non sia piacevole da sperimentare. Provare un tipo di ansia che permetta di essere concentrati e di non perdere di vista i propri obiettivi potrebbe risultare positiva in alcuni casi.

Voler sminuire una persona che sta vivendo uno stato d’animo ansioso significa non dare peso ai suoi sentimenti e alle emozioni che sta provando in un determinato momento.

La conseguenza dell’annullamento forzato di tale sentimento da parte di un genitore potrebbe condurre il figlio in uno stato di passività ed indifferenza a ciò che lo circonda.

Leggi anche: Genitori tossici, ecco come riconoscerli e 3 cose su cui lavorare

Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Redattore, classe 1994. Sono nato a Napoli ma ho vissuto un po’ in Toscana dove mi sono laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Siena e un po’ a Milano dove mi sono specializzato in Cooperazione Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono appassionato di politica, attualità, sport (grande tifoso del Napoli), cinema e libri. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura di racconti e quando ho tempo viaggio.
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