Auto elettrica, un flop senza appello

Lauto elettrica si è rivelata un flop: ecco perché secondo l'opinione di Marcotti.

Ormai potremmo dire che è stata conclamata, anche i maggiori fautori della prima ora sono costretti a dire che l’auto elettrica si è rivelata un flop.

Certo non è una novità dell’ultima ora, i mercati finanziari l’avevano evidenziata da tempo. Pensando all’auto elettrica, immediatamente la mente ci suggerisce Tesla.

Ebbene il titolo Tesla, alla Borsa di New York, ha toccato il suo massimo storico il cinque novembre del 2021, 2021 capite tre anni e mezzo fa, da allora una lenta ed inesorabile discesa.

Quindi Wall Street aveva già capito quasi quattro anni fa che il business delle auto elettriche sarebbe stato un flop.

Ed oggi infatti l’azione Tesla, alla Borsa di New York, vale meno della metà del valore che aveva nel 2021.

Il 15 aprile la casa automobilistica texana ha annunciato il licenziamento del 10% della forza lavoro, si tratta di 14.000 lavoratori, il segnale era quindi più che evidente.

Poi, se volevamo avere una conferma, pochi giorni fa è stata comunicata la prima trimestrale dell’anno ed i dati sono risultati deludenti per non dire allarmanti.

Utili nei primi tre mesi dell’anno diminuiti del 55%, il fatturato del 9%.

Il calo del fatturato era avvenuto solo nel 2020 e tutti sappiamo il perché. Vedere quindi i ricavi scendere del 9% è una notizia inquietante.

Per quanto riguarda gli utili, certo si sapeva che sarebbero diminuiti visto che Tesla, per cercare di supportare le vendite, soprattutto nell’ultimo anno, ha iniziato una politica di riduzione dei prezzi, ma vedere nella casella utili -55% fa comunque una certa impressione.

Conoscendo i dati catastrofici Elon Musk ha utilizzato uno stratagemma per evitare l’ennesimo crollo delle valutazioni in Borsa.

Uno stratagemma che a mio avviso era semplicemente banale.

Contemporaneamente alla diffusione dei dati economici, come detto semplicemente disastrosi, ha annunciato che i nuovi modelli meno costosi, previsti in commercio per la seconda metà del prossimo anno, saranno disponibili già all’inizio del 2025 se non addirittura alla fine dell’anno in corso.

Questa boutade ha come al solito fatto breccia sugli investitori ed il titolo è salito in Borsa, nonostante appunto la disastrosa trimestrale.

Io ritengo che se il settore, dicendolo in termini volgari, non tira, hai voglia a raccontare le favole, non c’è nulla da fare, i nodi, prima o poi vengono sempre al pettine.

Chiaramente ho citato Tesla che nel campo possiamo definirla come l’azienda simbolo del settore, ma le vendite di auto elettriche hanno avuto cali diffusi.

Nell’Unione europea nel mese di marzo le immatricolazioni dell’intero comparto automobilistico sono aumentate del 5,2% nonostante le immatricolazioni di auto elettriche siano contemporaneamente diminuite dell’11,3% ne sono state vendute infatti solo 134.397 unità.

Hanno avuto l’ennesimo boom le auto ibride che ormai valgono il 30% dell’intero mercato.

Sembra proprio che abbia avuto ancora una volta ragione il Signor Toyoda, non è un mio errore di pronuncia, sapete infatti che l’imprenditore che ha fondato la casa automobilistica giapponese si chiamava Toyoda con la D di Domodossola e non Toyota con la T di Torino.

Comunque come sapete la Toyota, cioè la casa automobilistica, non ha nascosto le proprie perplessità sul futuro delle macchine 100% elettriche, automobili che necessitano quindi di batterie le quali devono essere ricaricate in continuazione.

La Toyota ha sempre puntato sul motore ibrido che come noto utilizza l’energia cinetica recuperata in fase di decelerazione e frenata per caricare una batteria elettrica, e con l’energia immagazzinata in questo modo l’auto può viaggiare in elettrico.

Quindi come detto nell’Unione europea un mese di marzo veramente problematico per le auto elettriche. Certamente il -11,3% delle immatricolazioni è dovuto in particolare al terrificante -28,9% fatto registrare dalla Germania.

Sappiamo tutti che il mercato delle auto elettriche è continuamente drogato dagli incentivi statali senza i quali le vendite del full electric sarebbe veramente risibili.

Ma appunto nonostante i generosi incentivi gli italiani, ma non solo loro, sono davvero diffidenti e vedono nel full electric più problemi che vantaggi.

Naturalmente il costo ancora piuttosto elevato delle auto elettriche di fatto esclude dal mercato una buona fetta di possibili acquirenti, ma sono anche i problemi dovuti alla ricarica che continuano a pesare come un macigno.

Ricordiamo ad esempio che il 74% degli italiani vivono in condominio.

Ed infine anche l’autonomia è un problema che non ha ancora visto una soluzione, sono recenti gli scandali che hanno interessato le Case automobilistiche, ree di pubblicizzare autonomie enormemente gonfiate e quindi non corrispondenti alla realtà.

Ma basterebbe solo citare questo dato per far comprendere le difficoltà nel quale si trova il settore delle auto elettriche, sentite: dei 950 milioni di euro di incentivi statali disponibili per il rinnovamento del parco mezzi circolante, soltanto sette andranno all’acquisto di vetture elettriche.

Insomma gli incentivi messi a disposizione dal Governo sono quasi per intero stati utilizzati per l’acquisto di auto con motori termici che avevano però bassi livelli di emissioni.

In conclusione quindi fatemi rivolgere un appello a questa Unione europea che continua ad insistere con le politiche cosiddette green (che poi green non sono), cara Bruxelles basta con queste politiche che sostanzialmente vanno contro al buonsenso.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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