Il Canada verso la tirannia

Per darvi un’ide di quanto sia grave la situazione e rischi di precipitare, basti dire che il celeberrimo quotidiano britannico Telegraph.

Per darvi un’ide di quanto sia grave la situazione e rischi di precipitare, basti dire che il celeberrimo quotidiano britannico Telegraph, in un articolo a firma David Collins, è arrivato a titolare: “La discesa del Canada verso la tirannia è quasi completa”.

Voglio precisare che David Collins non è un giornalista è professore di diritto economico internazionale alla City, University di Londra, tuttavia spesso vengono pubblicati suoi articolo sul Telegraph

Stiamo parlando del Telegraph che non è certo un giornale di tendenza anti-sistema, e stiamo parlando del Canada che non è certo una repubblica delle banane.

Tuttavia con quello che sta accadendo, il Canada di Justine Trudeau, potremmo dire che è sulla strada per diventare peggio di una repubblica delle banane.

Certo è doveroso da parte mia evidenziare che stiamo parlando del Canada di Justine Trudeau e non dei canadesi che spero trovino ancora il coraggio di ribellarsi per non finire appunto, come dice il Telegraph, in una tirannia.

Sempre per darvi un’idea il Telegraph è arrivato a dire che, al punto in cui siamo arrivati, il nome del Partito di Trudeau “Liberale” è farsesco, ebbene, Collins non poteva utilizzare un termine più corretto.

Basti ricordare che si tratta del partito che ha congelato i conti bancari dei camionisti che protestavano.

Ma adesso Trudeau, ed il suo partito, si vogliono spingere oltre, molto al di là, anche se chiariamo subito, al momento si tratta ancora di un disegno di legge, non è stata ancora approvata e molti giuristi hanno già avanzato evidenti aspetti di incostituzionalità.

Al solito è stata utilizzata l’ormai consueta strategia di denominare le cose al contrario.

Per cui Trudeau ed il suo governo definiscono questa proposta di legge un mezzo per promuovere la sicurezza online.

Avete già capito l’abominio, vero?

In pratica verrebbe chiesto agli operatori dei servizi di social media di … state a sentire: tutelare i loro utenti e non esporli a contenuti dannosi, non solo attraverso misure come la pubblicazione di standard di condotta online, ma fornendo strumenti di blocco e modi per segnalare ed etichettare i contenuti dannosi.

Più orwelliano di così …

Non so se è chiaro ok, già ora i social impongono delle condotte a coloro che pubblicano articoli o video sulle loro piattaforme, e già ora bloccano contenuti considerati dannosi, ma adesso il Canada chiede che vengano segnalati questi contenuti dannosi.

Il disegno di legge prevede l’istituzione di una “Commissione per la sicurezza digitale che avrebbe il compito di amministrare e far rispettare le sue regole insieme a un Ufficio per la sicurezza digitale che supporti gli utenti dei social media a difendere la sicurezza online.”

Capite da soli come poi agirebbe questo Ufficio per la sicurezza digitale.

Figuratevi che nei casi più gravi è addirittura previsto l’ergastolo.

Ed in ogni caso i giudici, per fatti meno gravi potrebbero mettere le persone agli arresti domiciliari, oppure al “potenziale criminale” il Procuratore generale potrebbe imporre di indossare una targhetta elettronica. 

Come detto tutto ciò prevede che vengano apportate modifiche al codice penale canadese e alla legge sui diritti umani, ma figuratevi se questo potrà frenare l’attuale Governo.

Come detto però non sarà facile per Trudeau introdurre questa legge, l’ex giudice della Corte Suprema canadese Beverly McLachlin, per esempio, ha già suggerito che molte delle disposizioni penali, qualora dovessero rimanere nella loro forma attuale, saranno certamente impugnate in tribunale.

Voglio essere chiaro, sappiamo tutti che sul web ci sono persone, obiettivamente abbiette, che ritengono di poter liberamente insultare e denigrare altri visto che sono protetti dall’anonimato, ma sappiamo anche che questo anonimato è solo sulla carta, l’anonimato non esiste nella realtà.

Ed allora, come ha giustamente avvertito Jordan Peterson in un recente editoriale, ricordando quanto accaduto con i camionisti che protestavano: “dobbiamo stare attenti che la cura non sia peggiore della malattia”. 

Ma ora voglio darvi un’idea della libertà di stampa, sia ben chiaro che per tanti versi preferisco la nostra Italia alla Gran Bretagna, tuttavia ora vi riporto un passo di quell’articolo pubblicato sul Telegraph al quale accennavo ad inizio del video, e poi vi faccio una domanda, sentite cosa scrive il Professor David Collins riferendosi a quella proposta di legge del Governo canadese:

**È un’idea spinta dagli stessi politici, ubriachi di potere, che hanno preso il controllo delle nostre vite durante la pandemia. Se attuato, il risultato sarebbe un incubo orwelliano di restrizioni sulla creazione o sul consumo di contenuti online, soffocando la cultura del dibattito e della discussione protetta dalla Carta canadese dei diritti e delle libertà, l’ormai vuoto Articolo 2 sulla libertà di espressione. **

Ecco, ora vi chiedo, quale nostro quotidiano avrebbe avuto il coraggio di pubblicare parole così chiare, e soprattutto parole così vere?

E se non vi basta ecco come conclude l’articolo David Collins

Quella libertà è giustamente soggetta a “limiti ragionevoli”, ma questi sono stati spinti da questa proposta di legge oltre il loro punto di rottura, a scapito della società per la quale sono stati costruiti. 

Lontano dal “selvaggio west” di un World Wide Web a ruota libera in cui potresti virtualmente vedere o fare qualsiasi cosa comodamente da casa tua, per i canadesi, la legge proposta di Trudeau porterà Internet a un altro estremo, uno stato di polizia strettamente monitorato più adatto alla Corea del Nord rispetto al Nord America. Danneggerà più persone di quante ne proteggerà.

Non mi resta che applaudire.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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